La vista dal terrazzo di Assisi, della Rocca e dell’Hotel è di quelle da ricordare, come per altro l’albergo che tra giardino e spa, confort e servizio è tra i migliori boutique hotel dell’Italia centrale. Il ristorante ha avuto un percorso non facile, prima un pò sacrificato nella streutttura dell’Albergo, poi decentrato nella dimora successivamente acquisita che appunto gode di una bella vista. E’ cambiato lo chef, ed infine è arrivato Emanuele Mazzella. Il suo è un curioso percorso: nasce ad Ischia da famiglia che ha la cucina nel DNA (è cugino di Nino Di Costanzo), ma la sua vera formazione l’ha avuto da Norbert Niederkofer con il quale è stato molti anni, infine la stella l’ha presa all’Hotel Seneca, altro gioiello dell’ospitalità umbra. La sua bravura è fuori discussione, e infatti il menù che ci ha dato lo conferma con un percorso misurato preciso, senza troppi rischi, ma senza cadute (buoni gli atuzzichini, le cozze, il piccione e i dessert, manca un pò di sprint all’orto e alle linguine), che si fa apprezzare nel complesso. Qualcosa da migliorare comunque c’è, dal nome francamente fuori luogo, a a qualche dettaglio dell’ambiente e del servizio. Ma almeno in cucina c’è gente che vale e non è poco.
Redazione Witaly
Gus come gusto ovviamente e qui non mancano i prodotti per esercitarlo. Spicca entrando nel locale la selezione di tanti prodotti che fanno la gioia del popolo goloso e che riempiono in modo ordinato le scaffalature: specialità, confetture, confezioni speciali, formaggi, salumi ecc.. per finire naturalmente anche con una buona selezione di vini. Colpisce la ricerca e la passione che c’è dietro e molti dei meriti si devono all’estro del titolare, Samuele CIccioli, per altro ancora molto giovane, ma promettente e brillante imprenditore. Si fa anche cucina, in modo giudizioso: pochi piatti per lasciare forse lo spazio a un tagliere di specialità. E anche sui (pochi) piatti si apprezza il tenttativo di uscire dalla banalità, però gradiremmo una maggior aderenza con la stagione: i piatti assaggiati sembravano autunnali e c’erano all’aperto più di 30°.
“50 TOP PIZZA”: A LORENZO SIRABELLA DEL DRY MILANO IL PREMIO “GIOVANE PIZZAIOLO DELL’ANNO”
La terza edizione della prestigiosa guida internazionale incorona ancora una volta il giovane pizzaiolo Sirabella del locale di via Solferino tra le 50 migliori pizzerie d’Italia
dalla Redazione
E’ stato assegnato a Lorenzo Sirabella del Dry Milano il premio speciale “S. Pellegrino & Acqua Panna – Giovane Pizzaiolo dell’Anno” per il 2019.
La stagione 2018-1029 non poteva concludersi in modo migliore per il locale di via Solferino, che anche quest’anno ha scalato la classifica di “50 Top Pizza”, piazzandosi tra le prime 50 migliori pizzerie d’Italia, per la precisione al 32esimo posto. Il verdetto è arrivato ieri sera al Teatro Mercadante di Napoli, città simbolo della pizza italiana, nel corso della cerimonia di premiazione delle migliori 50 pizzerie d’Italia e del mondo, atto conclusivo della cavalcata 2019 di “50 Top Pizza”, la prima e più importante guida online di settore giunta quest’anno alla sua terza edizione. Ad essere giudicato, in completo anonimato dagli ispettori della guida, è stato il progetto pizzerie in toto, quindi non solo la qualità della pizza e degli altri prodotti proposti, ma l’insieme dei servizi offerti al cliente, la sala, l’ambiente, la carta delle birre, dei vini e degli oli, per un totale di oltre 1.000 pizzerie recensite nel solo Belpaese.
Ventisei anni, napoletano di origini ischitane, Sirabella, grande specialista di impasti e abbinamenti sempre nuovi da sperimentare, già vincitore lo scorso anno della selezione Pizza Chef Emergente del Nord Italia, è approdato nel 2018 a Milano dopo innumerevoli esperienze di lavoro in pizzerie partenopee, tra cui la celebre Pizzaria La Notizia del maestro Enzo Coccia, collaborando di recente con lui anche per la stesura del suo libro “Pizza Fritta”.
Il premio speciale di “50 Top Pizza” per Dry Milano arriva a conclusione di una stagione più che mai vivace grazie a una nuova carta dei cocktail, firmata dal bar manager Federico Volpe, e a un menù delle pizze rinnovato di settimana in settimana seguendo sempre la stagionalità dei prodotti, merito appunto dell’arrivo di Lorenzo Sirabella e di altri nuovi professionisti all’interno della squadra, che si avvale sempre della preziosa supervisione dello chef stellato Andrea Berton.
Che bella sorpresa questo ristorante indiano! E’ una delle più grandi cucine del mondo, ma in Italia ancora poco conosciuta. Eppure è una cucina varia, da nord a sud dell’India, una cucina appagante piena di sapori e contrasti, ma che sa essere anche elegante. Pensiamo al soave riso profumato in giallo che ci è stato servito, alla bontà del tortino di rape rosse iniziale, alla piacevolezza delle verdure che non annoiano mai, grazie alle spezie ben dosate e agli abbinamenti. In questo bel locale accolti da un ottimo servizio al bar, si viene ben serviti e coccolati da esperti camerieri, e poi lasciatevi andare a scoprire i sapori di mezza India grazie ad una serie di proposte interessanti colorate e saporite di una delle grandi cucine del mondo. Abbiamo poi conosciuto Ritu Dalmia, estrosa simpatica e solare, che ha completato le ricette con i suoi aneddoti e curiosità.
La “copertina” del post è dedicata alla piscina, perchè sicuramente colpisce per la sua progettualità e impatto scenico. Però anche quello che i piani inferiori offrono è sicuramente degno di nota: un albergo nuovo e confortevole, una vista stupenda, un arredo curato con soluzioni originali e tanti gusto, una terrazza adibita a ristorante veramente piacevole ed infine la non piccola comodità di essere accanto alla funivia che viene su da Bolzano. (una partenza ogni 5 minuti). Venendo al settore a noi più vicino, registriamo con piacere la larga presenza di giovani: dal titolare, Andreas, che accoglie e dirige al sala con forte motivazione, al resto della brigata di sala e di cucina. Lo chef è il giovanissimo Thomas, già conosciuto al Bad Shorgau, e l’affiatamento si vede: la terrazza era al completo, ma il servizio è stato puntuale e veloce. Il ristorante, come l’albergo, ha pochi mesi di vita, il menù ci è sembrato giudizioso, con poche proposte, tutte molto materiche. Si punta sulla sostanza con poche concessioni a mode e a virtuosismi (che a volte si dimostrano poi inutili e controproducenti). Qualche palato fine potrebbe storcere il naso, ma la clientela abituale sembra rispondere con soddisfazione a questa proposta rassicurante e poco avventurosa.
Un bel posto Zuner Hof, non facilissimo da raggiungere, ma alla fine il panorama, la valle dell’Isarco in basso e la chiesetta di Sant’Andrea ripagano la visita. Il locale è semplice, autentico, rimasto tale con la signora Zilli in cucina e la giovane figlia a servire ai tavoli, Caratteristico dentro, ruspante fuori per chi vuole un’alternativa che profuma di sapore locale al perfezionismo a volte un pò turistico delle altre più note località.
Notte del Lievito Madre a Parma alle Logge del Grano nel pieno centro cittadino. Fa caldo, oltre 30 gradi, ma i Maestri del lievito madre, come dire i migliori pasticceri italiani di dolci tradizionali, sono all’opera per dimostrare a tutti il loro saper fare. C’è attualmente un pò di confusione, forse dovuta, sembra strano, al troppo successo del panettone. Ci sono varie correnti di pensiero, chi ha sposato il dolce industriale, chi la produzione fatta partendo dal mix, chi invece, (e questo è il caso nostro), va avanti a difendere quello che il buon senso suggerisce: il vero panettone artigianale è quello fatto partendo dagli ingredienti (uova, burro, farina ecc..) con l’aggiunta del lavoro, della cultura, del pensiero, senza invece preparati, additivi ed altro ancora. Sia lode a questi grandi artigiani,
Alessandro Narducci ha lasciato un grande vuoto con la sua improvvisa e drammatica scomparsa, e ci sono voluti dei mesi per ritrovare il giusto equilibrio. Ed ora è arrivato Daniele Lippi, pensiamo sia una scelta opportuna perchè proviene dalla stessa matrice (Angelo Troiani), perchè è bravo e giovane. Ci ricordiamo il bell’effetto che fece alla Selezione Italiana del Boscuse d’Or ed allora era anche molto più giovane. Si presenta con un ottimo menù dove ritroviamo un suo cavallo di battaglia, l’ottimo topinambur che ricorda il carciofo alla giudia e una serie di piatti convincenti dalla triglia all’anguilla che finiscono anche con dei dessert originali e degni di nota. Unico neo dei ravioli che come spesso accade nei piatti “maremonti” finiscono per essere confusi e deludenti. Altra piacevole conferma è la sala guidata dall’esperto Benito Cascone, tra i migliori direttori di sala di Roma e non solo, e da una serie di giovani in gamba: Andrea La Caita l’attivissimo responsabile della ristorazione ha messo su una bella squadra davvero.
Non tornavamo da tanto tempo, succede sempre così quando le cose migliori le hai sotto il naso (casa), le dai per scontate! L’occasione è stata un veloce light late lunch, quasi una merenda, quando in due abbiamo chiesto ad Enrico Pierri di proporci qualcosa di piccolo e di sfizioso. Abbiamo chiesto anche un solo calice di bollicine (la lista nella carta dei vini è sterminata e molto complessa, frutto dell’incessante ricerca di Elena Lenzini, patronne storica del locale insieme a Pierri). Ci hanno servito con grande eleganza su impeccabili tovaglie di lino, posate d’argento e ceramiche di Ravello, della magnifica mozzarella di bufala campana dop, un’insalata di differenti tipi di pomodori, un battuto di scampi, una sauté di vongole al fumo, dolcini, coccole e un’anteprima golosa: il panettone alle albicocche del Vesuvio, realizzato nel nuovo laboratorio della famiglia che possiede il brand “Gentile” il noto pastificio di Gragnano che ha una partnership con il san Lorenzo. Unica pecca? La prossima volta varrebbe la pena di ricordare ai commensali che il vino non viene servito a calice e dunque ci siamo ritrovati a pagare l’intera bottiglia, senza peraltro averla scelta!