Prende vita il nuovo Settembrini, un locale che ha fatto la storia nel quartiere di piazza Mazzini. In attesa della riapertura del ristorante che dovrebbe avvenire entro fine anno, ecco il bar con la sua offerta molto varia: wine bar, american bar con bere miscelato, ristorazione veloce, gastronomia, gelateria e pasticcieria. Come dire che non manca quasi nulla. Se sopra (nello spazio clienti) poco è cambiato, sotto (nei laboratori) si è lavorato in profondità e ci sembra si punti molto sulla pasticceria. Sarebbe un bene anche perchè Roma di certo non eccelle in questo settore. Le intenzioni ci sono, c’è ancora qualcosa probabilemnte da fare, ma non manca la passione e la buona volontà di Alessio Tagliaferri, il figlio della celebre (e brava) coppia di titolari Cinzia Achilli e Daniele Tagliaferri, che ha la responsabilità del locale e di Cristiano Catapano chef umile ma dedito e concentrato sul proprio lavoro.
Redazione Witaly
Somu, il nome, non si riallaccia alla cucina giapponese, ma è invece “casa” in dialetto locale. Parte di un bputique hotel al centro storico, Somu offre un’alternativa veloce nel patio e un ristorante più ricercato nella bella sala a volta illuminata con effetto. L’arredo è moderno minimalista piacevole, in cucina il giovane chef patron Salvatore Camedda con Luca Soloinas, mentre la sala è affidata a Marco Porcu e a Mara Spiga. Un team giovane e pieno di buoni propositi cerca di poroporre una cucina evoluta partendo dai prodotti locali di mare e di terra. Sono ancora giovani e la voglia forse di strafare li porta non sempre sulla direzione giusta (che in genere è quella del togliere e non dell’aggiungere, del semplice e non del troppo complicato). I piatti migliori? secondo noi i due dessert che chiudono in bellezza una cena comunque interessante.
Il riso è parte integrante dell’area di Oristano, qui si coltiva da tantissimo tempo e si esportano le giovani pianticelle, o si portano anche a maturazione. COme nel caso della riseria Passiu, che produce varie varietà tra le quali il carnaroli, e che è specializzata nella varietà nera, chiamata Gioiello. L’avevamo assaggiata da Leonardo Marongiu, trovandola appunto molto buona e siamo felici di aver visto il magnifico spettacolo di questa riseria. Complimenti a Felice Passiu che conduce con la famiglia questa attività.
Un placido albego di famiglia all’entrata di Castiglion della Pescaia con un ristorante che ha tanta sostanza. Matteo Donati è chef semplice e modesto, eppure ha viaggiato, è stato in posti anche famosi (uno per tutti con Alain Ducasse) per poi rientrare a casa a gestire l’albergo di famiglia e da qualche tempo a proporsi con un ambiente rinnovato nelle sale del ristorante e una cucina di mare pulita e diretta. Specialità sono i molluschi che entrano in parecchie ricette e che sa gestire come pochi.
Una bella scoperta questa importante Tenuta del Monferrato. Si estende lungo la collina in bella posizione, con un’importante costruzione centrale dominata da una larga torre. Un bel colpo d’occhio da lontano, mentre da vicino si apprezzano i particolari e il dettaglio del recupero. Oltre all’ospitalità e alla spa, c’è una bella cantina dallo stile classico che completa il panorama. Sono ancora poche decine gli ettari vitati (che man mano aumenteranno nel futuro) ma le etichette già consentono una degustazione ampia e ben accompagnano tutto il pasti come nel nostro caso. Interessanti le bollicine iniziali e a seguire i monovitigno, dal sauvignon al timorasso per finire con i classici rossi del Monferrato in primis il barbera. La ristorazione propone una linea di territorio eseguita nei modi corretti. E ringraziamo il titolare Tiziano Barea, perfetto anfitrione e puntuale nelle descrizioni.
Da dove cominciare? E’ ovvio, da lui, da Michelangelo Mammoliti, una delle più giovani stelle d’Italia, ma anche più tecniche nonostante l’età. Si è formato, e bene, in Francia dove ha appreso tante cose, non solo le tecniche, ma anche la sapiente organizzazione della cucina e di suoi ruoli. Ha messo su una brigata di ferro e, novità per noi rispetto all’ultima visita, una serra invidiabile che gli fornisce erbe e verdure buone e curiose. La cucina è scintillante focalizzata sui palati fini, e personalmente andiamo in estasi di fornte alla precisione delle duxelle, del mirepoix, delle tuiles croccanti, delle salsa precise, delle farciture millimetriche. Certo c’è quasi un abuso di tecnica (non c’è una cottura che non sia senza ‘utilizzo dell’estrazione, un liquido che non sia un’infusione ecc) ma questo fa parte del suo stile e bisogna accettarlo anche perchè il risultato è spesso notevole. Tecnicamente parlando l’unico appunto è a volte l’eccessiva sapidità di alcune ricette che probabilmente derivano più che dal sale aggiunto da un eccesso di infusione, (vedi lo scampo o l’asparago ad esempio). Ma dagli ottimi stuzzichini iniziali alla pasticceria finale, la cena è un vero spettacolo anche per gli occhi. E conservatevi per il finale, abbiamo trovato la pasticceria perfino migliorata con una serie di praline e pasticcini di grande bontà e con un ottimo dessert agli agrumi che è un magnifico esempio di cassata siciliana rivisitata e leggera.
La professionalità si vede dai dettagli, come la piccola colazione al mattino, come il room service, come anche l’accueil in questa bella sala al primo piano del Resort. Come dire cambia la consulenza, (prima Vivalda, poi Cannavacciuolo, ora Fabrizio Tesse), ma non la sostanza della proposta. Alberto bai è il nuovo chef residente, giovane, già incontrato a Emergente dove per altro si era ben distinto. Lo ritroviamo con il peso delle nuove responsabilità, peso che comunque riesce bene a gestire assicurando gusto e sapore in ogni portata e non sono ricette banali. Segno che dietro le quinte c’è una brigata affiatata alla quale critichiamo forse un eccesso di zelo, e cioè di ingredienti o guarniture aggiunte non tutte utili al risultato finale. Il benvenuto è appariscente con la corteccia d’albero (anche se non siamo in montagna), più eleganti gli antipasti con le ostriche e il velo di calamaro decisamente intriganti, troppo carichi i primi, sugli scudi il capretto e curata la pasticceria. Insomma un buon pranzo con il confort di una sala capace ed attenta. Ultima menzione alla buona selezione di formaggi e alla cantina ben dotata (non solo dei vini della azienda proprietaria della strutttura).
Oasi del Pescatore a Gradoli
Semplicissimo ma autentico in riva al lago. Guidati da e con Carlo Zucchetti andiamo a conoscere Maria e Mauro. Lei cuoca di istinto, lui pescatore di professione. A loro si deve questa Oasi, senza fronzoli, ma con pesce di lago genuino e commento dal vivo del pescatore. Un pranzo lieto che ti riconcilia con le trattorie e come dovrebbero essere.
Carlo Zucchetti, instancabile valorizzatore della sua Tuscia da ben 7 anni realizza questo aperitivo sul lago, o meglio nel lago di Bolsena. Con disdicevole ritardo questa volta ci siamo anche noi. E ci si diverte da matti! Continuerà tutti i sabati di luglio e agosto, un must da non perdere.