Tornare da Nonna Rosa e non vedere Lella è purtroppo una tristezza. Oggi manca pure Rossella, ma solo per un impegno. Abbracciamo Peppe e lo lasciamo fare. La mattina è passato per l’orto ed ecco che da’ vita a tre piatti straordinari: l’hamburgher di friarielli e nduja, la pasta perfettamente equilibrata tra fave bergamotto e cipolle per offrire sponda dolce e acida consistenze soavi e croccanti, ed infine il carciofo croccante all’uovo che ci piacerebbe assaggiarlo in bel confronto con quello dei fratelli Serva. Tre grandi piatti davvero, forse meno brillante l’inziio (a parte il ricordo del cornicione che è un altro piccolo capolavoro) e il finale dolce, buono, ma non allo stesso livello dei piatti sopracitati. Insomma Peppe con l’orto di Montechiaro ha una marcia in più.
Redazione Witaly
Il posto è sempre stato bello, anzi bellissimo, e si è sempre mangiato bene. Bisogna dare atto al titolare, Giorgio Scarselli, di aver sempre saputo valorizzare questa baia stupenda anche da un punto di vista gastronomico dove altri si sarebbero accontentati di una normale cucina di pesce. Ma Giorgio ha nel cuore la ristorazione, la passione dei vini (ed infatti la cantina è sorprendente per un lcoale così vicino ad una spiaggia) per il buon servizio. E non si ferma mai: a fine anno aggiungerà qualche camera e di sicuro sarà, conoscendolo, di ottimo livello. Il ristorante ha spesso cambiato mai, senza perdere di qualità, ma di certo la discontinuità non ha giovato. Speriamo che questa sia la volta buona, in cucina una chef particolare: Fumiko Sakai, di chiara origine giapponese ma ormai per tanti versi italianissima. Quasi fin troppo nel senso che si avverte nel percorso del menù il comprensibile desiderio di esibirsi in una serie di ricette molto legate al territorio con uno stile più tendente al barocco napoletano che al minimalismo giapponese. Come dire che a volte si complica la vita più del dovuto, ma è indubbio che alcuni piatti sono bellissimi e spesso anche buoni. Però di sicuro ha tecnica e tanta voglia di fare, e sarà interessante seguirne l’evoluzione.
Piazzetta Milù il nuovo corso
Un ristorante in continua (e positiva) evoluzione. La prima generazione, Lucia e Michele, hanno acquisito fama con la griglia. La seconda, Valerio Emanuele e Maicol, ha operato una profonda rivoluzione e trasformato il ristorante dove ognuno gioca il suo ruolo: Valerio accoglie in sala, Emanuele è (bravissimo) ai vini, Maicol il più giovane ai fornelli. Ed è quest’ultimo la vera novità, è andato in giro per l’Europa in cucine famose, e da poco è rientrato a sostiuire Luigi Salomone altro bravo giovane chef campano che prossimamente aprirà il suo ristorante. Non sono quindi poche le sue responsabilità, ma, anche grazie alla forte sinergia di tutta la famiglia, le affronta con giusta determinazione e senso della misura. In effetti ci aspettavamo forse qualche capriola tecnica in più, ma giustamente si preferisce la strada prudente dei piccoli passi. Il riferimento del territorio rimane costante anche negli stuzzichini iniziali dove magari si poteva osare di più (a parte l’eccelsa carota). Ma la linea degli antipasti è corretta come anche i secondi e i buoni dessert finali. Forse più in sottotono i primi non così precisi nei sapori come il resto (paccheri un pò coperti e manca il contrasto nel mischiato potente). Ma Maicol ha grande potenzialità, l’ambiente intorno che lo spinge e di sicuro saprà fare ancora meglio (e quello che fa è comunque già tanta roba). Ultimo plauso alla sala con un Emanuele che ce lo ricordavo brillante, e sbagliavamo per difetto.
Amiamo i formaggi ed è un piacere vederli così ben selezionati ed esposti in questo piccolo negozio, Sogni di latte, di Luigi (Giggi) Muroli messo su con tanta passione e competenza. Diventato famoso per la ricotta, oggi offre chicche di piccoli produttori come ad esempio con il caciocavallo podolico ed il carmasciano. Manca solo lo spazio per poterli assaggiare con giusta calma, ma stimoliano Giggi a continuare per questa strada, complimenti!
Non dubitavamo conoscendoli, ed è stato un piacere averne la conferma. La pizzeria dei Fratelli Salvo è un bell’esempio di come dovrebbero essere le pizzerie cosiddette gourmet con ampi spazi, anche dietro le quinte, con un grande senso di ordine e pulizia, con arredo non vernacolare ma curato, con attenzione ai vini, alle birre ed al servizio. C’è tutto questo e anche di più come la buona illuminazione e l’acustica sotto controllo. Venendo poi alla parte gastronomica c’è l’usuale attenzione ai prodotti, e la riproposta nel menù dell’offerta della pizzeria madre, a San Giorgio a Cremano. Devo dire che la crocchetta di patate c’è parsa buona ma non sublime come ce la ricordavamo, e abbiamo trovato meglio la margherita della pizza con polpette di ricotta a cui manca un pò di sprint.
Mancavamo da qualche anno e l’abbiamo trovata ancora più in forma di prima. Parliamo de La Casa di Ninetta, un posto di semplice incanto dove passare con gioia una serata per il buon senso che emana e le buone maniere che applica. Meglio di prima in quanto al pur bravo papà Carmine sono subentrati i giovani figli, Anna e Francesco, che sembrano nati per coinvolgere gli ospiti (d’altronde in famiglia c’è anche una certa Lina Sastri ben nota). Non solo quindi il locale fa la differenza con il suo arredo da applausi, ma anche l’accoglienza allegra ed elegante dei due fratelli. La cucina poi non farà le capriole, ma neppure delude mantenendosi su un binario più che accettabile, come anche i prezzi. Migliorata anche la cantina, insomma un posto che secondo noi vale la pena provare.
Una bellissima edizione in crescendo, grazie anche alla nuova location sul prato del lago di Tor di Quinto. Si è concluso VInoforum 2019: tanti vini, degustazioni, brindisi e anche tanti chef che abbiamo qui portato. Complimenti ad Emilaino De Venuti, cuore e braccio di Vinoforum, e ai suoi tanti collaboratori tra i quali Chiara bravissima nel coordinare ben 31 cuochi. Il vino è finito, e lascia spazio alla birra.
Curiosi gli ultimi anni di Ramona e Riccardo, una delle coppie più rappresentative della nostra ristorazione. Dopo essere stati fermi a lungo nel cambio di sede, quasi improvvisamente hanno aperto un albergo, The Hall, il nuovo ristorante All’oro, il ristorante distaccato Madre (consulenza) e il nuovo ristorante all’ultimo piano della Rinascente. Questo è l’anno del consolidamento, e ci sembra stiano puntando soprattutto sul MadelTerraneo (Rinascente) e ovviamente sul ristorante originale, quell’All’oro che li ha portati alla ribalta. E ci troviamo appunto in quest’ultimo, un’elegante bomboniera che sembra di stare in un club inglese, ma a riportarci a Roma sono i sapori che Riccardo ci propone. E lo troviamo in piena maturità, fedele ai suoi principi (meno male) e cioè il gusto come obbiettivo principale, con in più una certa giocosità che non fa male e un lodevole servizio di sala che interagisce con il cliente. Piccole sfumature da evitare come il formaggio troppo ripetuto e i tortelli troppo coperti dall’intingolo, ma per il resto è una carrellata di piatti buoni, che si fanno per giunta facilmente apprezzare e questo va a vantaggio del consumatore. Forse non acconteranno i palati difficili di qualche gastronomo errante, ma siamo dell’opinione che non sempre a tavola si devono per forza fare elucubrazioni che finiscono il più delle volte per essere senza alcun profitto.
Abbiamo visto la genesi dell’Indaco grazie alla serie di Summer Dinner fatte per l’Hotel della Regina Isabella. Ed è anche grazie a questi eventi che è nato l’Indaco e con lui è cresciuto Pasquale Palamaro. Nel suo DNA l’isola, e soprattutto il mare che la circonda. Il locale in questi anni è ulteriormente cresciuto cpme brigata e come pubblico e tutto questo ci fa piacere. Gode di un bellissimo affaccio sull’ultima ansa del mare sotto la bianca ed alta scogliera ed in estate all’aperto l’emozione è anche maggiore. Il tempo ancora non permette il dehor e quindi siamo nella sala interna, un pò classica, dove le pietanze di Pasquale trovano forse ancora maggiore risalto visto che non c’è la distrazione del paesaggio. Molto scenico è il benvenuto che anticipa una bella sequenza di cucina di mare molto ben presentata, ma anche molto buona specie nei due convincenti primi, mentre il bel millefoglie di triglie si rivelava troppo salato al palato. Gran chiusura con il carosello dei dessert. Lode al servizio con l’esperto Tommaso Mascolo in primo piano.
E meno male che c’è Vinoforum con il fresco dell’aria che lambisce il lago e allieva la calura. Tatni vini in degustazione frammezzati da tanti eventi. Segnaliamo la Piperocena con i vini di Vinea Domini e la verticolare di Luca Cinacchi con i dosage zero di Ca’ del Bosco. Ne sentiremo la mancanza.