Seconda giornata con esame finale alla presenz adi una scheira di giurati eccellenti. Poi il proseguio con un buffet preparato ad arte e presentato nel bellissimo Chiostro del Podestà. Ultimo atto, la premiazione nella sala delle Lupe. Vince il premio “empatia” Carlotta Ciorra, vincono la selezione e li rivedremo a Roma: Carlotta Cenedese di Materiaprima Osteria Contemporanea di Pontinia, e Gianmarco Panico del Mirabelle di Roma. Ma il lungo applauso che ha salutato tutti i concorrenti sta a testimoniarne l’ottimo valore.
Redazione Witaly
Tanti i concorrenti in gara, ma tanto in gamba, ricordiamoli: Francesco Aldieri Sommelier del Ristorante Acquolina a Roma, Samuele Bartolini di Osteria di Passignano a Badia a Passignano (FI), Carlo Brunetti chef de rang e barman del Relais&Chateaux Il Falconiere a Cortona (AR), Carlotta Cenedese chef de rang di Materiaprima Osteria Contemporanea a Pontinia (LT), Camilla Ciorra chef de rang de La Bottega del Buon Caffè a Firenze, Alessandro Farinelli chef de rang di Konnubio a Firenze, Achille Grande responsabile di Sala al Ristorante All’Oro di Roma, Emanuele Riccardi junior di sala dell’Osteria Da Giovanna ad Arezzo, Giacomo Scatolini Head Sommelier de Il Convivio Troiani a Roma, Michele Serva commis de rang de La Trota a Rivodutri (RI), Claudio Storniolo sommelier e Chef de Rang al Ristorante Albergaccio di Castellina in provincia di Siena, Alessandro Incocciati chef de rang di Al 43 a San Gimignano (SI), Gianmarco Pànico di Mirabelle Restaurant di Roma, Steven Vergara Arenos chef de rang di Enoteca La Torre Villa Laetitia nella capitale ed infine Stefano Zanette del Ristorante Novecento a Castelnuovo Berardenga (SI). Nella prima giornata molte le prove, dalla falsa carta dei vini dove dovevano riconoscere gli errori, alla prova del parmigiano reggiano con stagionature differneti. Poi si sono presentatidi fronte ad un pubblico di quasi cento studenti di 7 Isituti Alberghieri della Toscana per rispondere alle domande dei Professori. Infine la spettacolare prova pratica: il servizio della cena di beneficenza a Santa Maria della Scala in uno scenario di straordinaria bellezza alla presenza del Sindaco di Siena Luigi De Mossi e dell’assessore Alberto Tirelli, . Ringraziamo il Comune di Siena che ci ha permesso l’utilizzo di questa bellissima sala.
Dopo Napoli subito SIena dove si decideranno gli ultimi finalisti di Emergente Sala. Da domani a piazza del Campo mel bellissimo foyer del teatro dei Rinnovati si svolgerà la sfida con ben 15 iscritti alla competizione. Ci daranno una mano Claudia Palmieri, con il suo evento parallelo “Siena per” dedicato ai piccoli produttori delle zone appeniniche colpite dal terremoto e Michele Vitale, storico ristoratore di Siena. Ed è proprio da Michele il brindisi augurale.
Salvio Passariello è un personaggio, non solo ha creato con la sua famiglia un’azienda eccellente di carne (marchigiana e podolica), ma ha avviato prima un agriturismo che è di grande richiamo a Presenzano (Alto Casertano) accanto all’azienda e da qualche mese ha aperto questa Chiancheria nel quartiere Ostiense, quartiere che è ormai diventato uno dei punti di riferimento della nuova ristorazione romana. Qui propone le sue carni e un hamburgher che da solo merita la visita, oltre alle importanti bistecche che fanno bella scena nei frigoriferi a vista. Ma non ne conoscevamo l’amore per il buon vino. Lacuna che è stata colmata l’altra sera in una serata speciale dove ha tirato fuori dalla sua cantina dei vini importanti di Allegrini: tre annate di Amarone, con il 2000 sugli scudi e ancora La Poia ed altri. A presentare i vini anche Federico Scolfaro e Leonardo Vallone dell’azienda che ne hanno raccontato la storia e approfondito il profilo gustativo in un bel dibattito con Salvio.
50 anni di Hotel Regina Adelaide e sembrano tanti di più grazie al perfetto stile della struttura, dell’arredo, dell’accoglienza. Uno di quei posti che ti riconciliano con le dimore storiche, dove ogni oggetto sembra non lì per caso, ma sembra pronto a raccontarti un suo ricordo e dove ogni persona si mette a disposizione. Le buone maniere qui sono di casa grazie ad un’ospitalità sentita e precisa da quando si arriva a quando, purtroppo è il momento di andare via. Ospitalità per altro non ingessata, ma che vive al presente grazie alla brillante comunicazione di Alessandra Rizzotti, ai tanti eventi che hanno messo l’albergo tra i punti di riferimento delle attività del comprensorio lacustre, e non a caso abbiamo incontrato qui due amici come Carlo Alberto Panont direttore del Consorzio Garda doc e Leandro Luppi, noto ristoratore. Alla ristorazione la Proprietà, famiglia Tedeschi, riserva molte attenzioni con ben due ristoranti: uno interno e il gourmet aperto all’esterno per il fine dining. C’è anche una pasticcieria adiacente molto curata dove la produzione viene propsota anche al pubblico. Andrea Costantini è il bravo ed esperto chef, una lunga esperienza accanto a Bruno Barbieri a Villa del Quar, poi da qualche anno è qui. Ha una mano bella e varia, e i suoi piatti sono di classe ed indubbiamente ben presentati
Octavin, l’ottava nota, forse l’estrema. Luca Fracassi in realtà è poi un tipo tranquillo, l’estrosità la sfocia più nei piatti che nel presentarsi. Ha un nome che da queste parti significa qualità (pensiamo a Simone Fracassi), ha avuto varie esperienze, la più importante alla Magnolia di Cesenatico prima di rientrare in questa città che sfodera ogni anno sommelier che fanno sfracelli, ma che in cucina è invece molto più timida. Siamo al bordo del centro storico con comodo parcheggio sotterraneo e il locale si presenta subito invitante a metà della piccola scalinata. In stagione un dehor accogliente, dentro una ventina di coperti semplici e curati. Alessandro Gelli gestisce bene la sala, le etichette sono poche, ma ben scelte. La cucina è ancora in rodaggio, vuole farsi notare, ha qualche imprecisione vuoi per frettolosità vuoi per la voglia di colpire sottolineando più del necessario alcuni piatti. Però si fa notare e bene: soprattutto nella sua fase iniziale ci ha convinto con due ottimi incroci di prto e mare mischiando in modo originale gamberi e carote prima e poi piselli e vongole. Poi come dicevamo qualche eccesso di sapidità e di forza nei condimenti, ma si arriva alla fine desiderosi comunque di ritornare per rivedere e seguire la presumibile crescita di questo chef attento e aperto alle osservazioni e confronti il che è sempre una buon trampolino di lancio.
Dopo Milano, lo scorso anno, ecco The Fork a Roma per implementare la sua immagine e valorizzare le sue attività. Tra queste c’è anche, giustamente, l’idea di dar voce particolare alle nuove aperture “intelligenti” di qualsiasi tipologia (fine dining, bistrot, pizzeria ecc..) se segnalate dagli chef già aderenti al sistema. Ed a Roma si premiano tanti bravi giovani e meno giovani imprenditori (contà non l’età loro, ma quella del ristorante che deve essere di recente apertura). Un menù semplice e spigliato dove svettano i tortelli di coniglio non alla panna, ma al cocco, una semplice e non banale (va ben dosata e contrastata come in questo caso dalla farcia) contaminazione.
Dal Friuli dove è nato, a Cavi (vicino Sestri Levante) passando da Alajmo, Leveillè, Vivalda, tutte esperienze importanti e significative. L’avevamo conosciuto alla sua prima esperienza da chef, al Lord Nelson di Chiavari ed ora lo ritroviamo in questo locale che si è costrutito a propria immagine e dove si gioca la sua professionalità. Ivan Maniago è ancora giovane, ma sicuramente maturo, sia per quello che ha alle spalle, sia per la misura di quello che sta facendo: un locale bello, funzionale, che dà subito il senso dei suoi contenuti gastronomici, ma senza esagerazioni visto anche la modesta presenza sulla strada, la casualità del parcheggio, la lontananza da un’ importante località. Si è contornato di persone giovani e valide come la coppia Giorgia Fiasconaro in sala e Roberto Tomei valida spalla in cucina e con pazienza si è messo all’opera. mese dopo mese i consensi sono cresciuti ed ora, a meno di venti mesi dall’apertura, i numeri tornano e il cammino si fa meno ripido. Anche perchè la cucina non è distaccata dal senso comune, il gusto rimane giustamente l’obbiettivo principale senza cadere nell’ovvio, nel banale e nel piacere a tutti i costi. Pensiamo ad esempio ai due stuzzichini inziali che danno subito un anticipo della concretezza che arriverà, poi meglio la triglia che va a nozze con animelle e nocciole di una carne cruda alla promessa brace (che rimane una promessa che gli ingredienti affumicati presenti non mantengono). Buoni anche i primi dove però riscontriamo una sapidità eccessiva, e si continua con un elegante secondo e un dessert un pò bruttino, ma di indubbia bontà. In sintesi ci ha fatto un’ottima impressione per solidità di contenuti e capacità di gestirli.
Sulle prime colline dietro Salsomaggiore appare all’improvviso questa grande Rocca fortificata con un imponente Castello (privato, ma aperto alle visite). Ai piedi della Rocca l’antico borgo contadino ospita alcune camere, un centro benessere, vari spazi per eventi e ben due ristoranti. Il primo è il più datato, La Locanda del Colle di Oscar, indipendente dalla struttura ricettiva, il secondo (dell’albergo) è nel vecchio caseifcio. Ambedue sono raccomandabili, ambedue propongono la cucina del territorio, in versione più tradizionale alla Locanda, mentre all’Antico Caseificio c’è anche qualche misurato tocco creativo. Nel complesso una località che sorprende per complessità e ampiezza, e un posto che anche dal punto di vista gastornomico è all’altezza del contesto e offre una sosta piacevolissima a prezzi molto attraenti e corretti.
Massimo Gianolli è un imprenditore di successo, di sicuro sa fare bene i conti, ma è anche capace di sognare e per questo lo stimiamo. Anno dopo anno ha fatto della sua “Collina dei Ciliegi” non solo una validissima azienda vinicola che esporta amarone e vini veronesi in mezzo mondo, ma l’ha resa un posto magico aggiustando tutta l’area circostante la vigna e ristrutturando l’antico borgo di Erbin con grande gusto e rispetto per l’ambiente. Poche camere confortevoli, una bella cantina, e un ristorantino che non ha grandi pretese se non quelle di proporre una sana cucina di territorio, ma che alla fine si va valere soprattutto nella linea pnae, pasticcieria, dessert. A poca distanza dalla città si è nella serenità della natura che qui si respira a polmoni pieni godendosi la vista sulla piana lontana. Se volete staccare la spina è uno di quei posti ideali.