Uno stabilimento un pò anomalo quello del Pastificio dei Campi, in quanto comprende un annesso ormai ben conosciuto ai gourmet. Qui di tanto in tanto Giuseppe Di Martino, funambolico imprenditore della pasta, organizza cene private ad invito che sono tra le più note del settore. In questo ci ricorda un altro grande amico, Franco Martinetti, che soprattutto negli anni novanta di tanto in tanto organizzava cene da ricordare invitando i suoi amici. Se Franco amava chiudere con l’Armagnac dell’anno di nascita, Giuseppe ama lo champagne e, dobbiamo dire, non lo nasconde. L’altra sera a esibirsi era Alessandro Ciriello, giovane chef belga di origine italiana de L’Horizon di Chaumont-Gistoux, coadiuvato dall’immancabile Peppe Guida. E abbiamo assaggiato dei primi molto interessanti con qualche cuto tra cui non posso non citare almento gli ziti rotti con le verdure dell’orto di Peppe a Montechiaro. Di certo straordianria è stata la sequenza di champagne con delle chicche che solo GIuseppe Di Martino (e pochi altri) conoscono. Ma altrettanto straordinario è il contesto ed il coinvolgimento che GIuseppe riesce a trasmettere ai suoi ivnitati. Grazie Giuseppe delle tante belle parole!
Redazione Witaly
Si chiude in bellezza la nuova edizione di “Emergente Pizza Napoli” che ha visto 11 candidati in gara da tutta la provincia partenopea. La location, il padiglione nel parco termale dell’hotel Continental di Ischia porto, coni suoi giardini tropicali ha donato la cornice perfetta per il benessere degli ospiti e lo spazio ideale dove posizionare i forni Valoriani per la competizione. Passa il turno per la selezione Napoli e provincia Nicola Falanga della Pizzeria Haccademia a Terzigno vicino a Napoli con la pizza creativa “Luna Caprese” pomodorino giallo del Vesuvio, provola di bufala Campana Dop, alici di Menaica, zest di limone, evo del Cilento. Premio “Tradizione” è condiviso pari merito da Carmine Argenziano della Pizzeria “Vincenzo Capuano” di Napoli insieme a Ivan Di Leva della Pizzeria “Basilico di Buona Pizza” di Caivano. Il Premio Creatività vede di nuovo allineati due pizzaioli di valore: Emanuele Riemma della pizzeria “PizzaNova” di Pozzuoli con la sua “Puttanesca Gialla” di pomodorini gialli, capperi, olive, menta e aglio ursino, mentre a pari merito vince Mario Severino di “Pizzeria Ciarly” di Napoli con la “Eduardo de Filippo” crema di zucchine e i suoi fiori, provola, speck croccante, stracciata di bufala, evo e basilico. Hanno consegnato i premi in assegno in valore di farina di “5 Stagioni” Pasquale Cozzolino della pizzeria Ribalta di NYC insieme a Johnny Di Francesco imprenditore italiano in Australia che ha creato locali a marchio “Pizza Dough”- entrambi testimonial dell’azienda “Agugiaro&Figna” – stanno in questi giorni girando un film sul tema della vera pizza italiana nel mondo.
Nicola Falanga ora dovrà sfidarsi con i colleghi delle altre zone d’Italia che hanno già avuto accesso alle finali: Fabiano Viscito della pizzeria “Battilapaglia” di Salerno, Gabriele Lucantoni della pizzeria “Sbanco” di Roma, Roberto Ferrone della Pizzeria “Al 384” di Roma – il pugliese Gianluca Morea della pizzeria “Torre Gavetone” di Molfetta. Inoltre ci saranno i colleghi che hanno vinto al nord: Lorenzo Sirabella della Pizzeria “Dry” di Milano, Giuseppe Monaco della Pizzeria “O Fiore Mio” di Faenza e Tommaso Correale della Pizzeria “Vesuvia” di Bologna.
Tutti s’incontreranno il 28 ottobre a Roma dove scopriremo chi sarà “Il Miglior giovane pizzaiolo d’Italia 2019”!
Il festoso buffet di benvenuto dà il via all’evento e subito i concorrenti al lavoro per preparare l’impasto, la base della seconda prova. Sono undici: Francesco Napoleone della pizzeria Gaetano Fazio ad Ischia, Nicola Falanga della Pizzeria Haccademia a Terzigno, Mario Severino di Pizzeria Ciarly ad Ischia, Carmine Argenziano che lavora presso la pizzeria Vincenzo Capuano di Napoli, Emanuele Riemma di PizzaNova, Antonio Caruso pizza chef Da Carusino Arrosti Pizze e Dintorni ad Ischia, Domenico Di Donna di Pizzeria Le Parùle a Torre del Greco, Emanuele Massimo che lavora presso Il Massimo della Pizza, Ivan di Leva di Pizzeria Basilico a Caivano, Riccardo Velluso di Pizzeria 10 a Bagnoli ed infine Edgardo Ippolito di Fratelli La Bufala sempre a Napoli. La prima gara ha il tema obbligato: pizza margherita e come giustamente sottolinea la giuria (composta da Pasquale Palamaro, Barbara Guerra, Bruno Sodano, Antonella Amodio, Graziano Bertuzzo) ognuno la interpreta in modo differente. Il fattore chiave sono le differenti tipologie di impasto e la cottura. Comunque il livello è alto e i concorrenti preparati. A fine gara il convegno: la pizzeria oltre la pizza, con l’intento di sottolineare l’esigenza crescente nel cercare di offrire ai clienti un ambiente e un servizio sempre più curato e piacevole. Il dibattitto è animato, intervengono sull’ambiente Renato Arrigo e Fabrizio Zonta, sul servizio Ciro Fontanesi di Alma e Tommaso Mascolo del Regina Isabella. Aperitivo con le pizze firmate da Nino Di Costanzo e Pasquale Palamaro, chef stellati dell’isola, pizze che trovano ampio e giusto riscontro e poi chiusura con la cena di gala preparata del team di Dolce&Salato guidato da Giuseppe Daddio che per l’occasione utilizza ampiamente le farine di Agugiaro&Figna dal pane ai dessert passando attraverso le tante proposte del menù.
E’ il giorno di Emergente Pizza a Ischia riservato ai giovani pizzaioli di Napoli e dintorni. Un focus necessario visto che la città è sempre il punto di riferimento della pizza. Abbiamo ricevuto decine di domande, questi sono i concorrenti selezionati: Francesco Napoleone della pizzeria Gaetano Fazio ad Ischia, Nicola Falanga della Pizzeria Haccademia a Terzigno, Mario Severino di Pizzeria Ciarly ad Ischia, Carmine Argenziano che lavora presso la pizzeria Vincenzo Capuano di Napoli, Emanuele Riemma di PizzaNova, Antonio Caruso pizza chef Da Carusino Arrosti Pizze e Dintorni ad Ischia, Domenico Di Donna di Pizzeria Le Parùle a Torre del Greco, Emanuele Massimo che lavora presso Il Massimo della Pizza, Ivan di Leva di Pizzeria Basilico a Caivano, Riccardo Velluso di Pizzeria 10 a Bagnoli ed infine Edgardo Ippolito di Fratelli La Bufala sempre a Napoli. Oggi la prima prova, la Margherita, domani la prova libera e alla fine conosceremo l’ultimo finalista per la gara finale, quella di Roma , 28 ottobre a Officine Farneto.
Masseria Garrappa a Capitolo
La masseria è autentica e la famiglia che la gestisce pure. Partiamo dalla prima: una bella struttura del cinquecento, poche camere accoglienti, e vista sulla piana e il mare a 800 metri. Accanto è una bella cappella sconsacrata, un giardino segreto squadrato con agrumeto, un prato alberato con piscina, poco distante l’orto. Accoglie Roberto Strippoli, con modi cortesi e gentili, e istintiva cultura dell’ospitalità. La prima colazione al mattino è tra le migliori mai assaggiate per qualità dei prodotti e spontaneità del servizio. Anche la madre contribuisce e non poco, pane e dolci sono buoni, la focaccia merita da sola la sosta. Da un paio di anni qui opera anche un giovane chef, Daniele Lopriore, che ha importanti esperienze (Sabatelli, Crippa, Bartolini) e che abbiamo conosciuto a Emergente Puglia. Ci aveva incuriositi ed in effetti è bravo. Sorvoliamo la voglia di sciorinare tutto il suo menù come se fosse l’ultima cena, sorvoliamo ingenuità ed imprecisioni dovute all’esuberanza e a qualche superficialità. Quello che rimane non è comunque poco ocnsiderando i 25 anni: la serie degli antipastini iniziali è gradevole, i primi più pasticciati, i secondi ben presentati anche se opulenti. Con più misura, miglior valorizzazione dell’orto, e qualche maggior contrasto (tutte cose alla sua portata) il risultato sarà interessante. E comunque soggiornare in questa masserria è un vero piacere.
Si sono conosciuti alla Prova del Cuoco quando si faceva il trofeo dell’uovo d’oro, amicizia che è continuata nonostante che da vicini (entrambi nelle Marche) siano ora lontani: oggi Stefano Ciotti lì è rimasto, e con successo grazie alla stella michelin del Nostrano a Pesaro, mentre Federico Delmonte la stella la deve ancora trovare, ma ci prova e con successo con quest’Acciuga nel quartiere delle Vittorie a Roma che per l’appunto festeggia un anno di vita. Li segiuiamo entrambi dagli inizi, da quando Stefano era a Cattolica e Federico a Fano, ed è bello rivederli insieme, sono simpatici, semplici, bravi. Sono occasioni dove non si giudicano tanto i piatti, per vivere la serata in allegria, però ci hanno colpito in positivo la deliziosa entrèè con la casette colorate, la soave canocchia con stracciatella, il sontuoso cefalo al pistacchio.
Ben venga a Roma di questi tempi un pò di Verve. A portarcela Eleonora Spagnoli e Renzo Valeriani, già noti per il loro sodalizio con Riccardo Di Giacinto (Hall e Madre). Li ritroviamo in questo elegante albergo, il DOM a via Giulia, dal classico stampo british, ravvivato dalla bella terrazza in stagione. Pur essendo a maggio la bella stagione è al momento un miraggio, quindi ci ritroviamo tutti un pò strettini nel salottino del piano terra. Suoni luci e paillettes attraverso le quali vengono serviti gli assaggi della cucina affidata ad Adriano Magnoli. Auguriamo lunga Verve ad un posto che finora non ha ancora trovato la giusta continuità (qui sono già passati Achilli, Max Mariola ed altri), ma nessuno di loro forse aveva la giusta verve.
In questa piccolissima frazione di Parma si è sempre mangiato bene. Qui ci sono I Due Platani, tempio indiscusso della cucina tradizionale, mentre quattro passi più in là, in una struttura di ampio respiro a due livelli, si è sempre proposta un’alternativa. Un tempo si chiamava Piccolo Principe, ben gestito con una cucina poco tecnica ma personale ed elegante. Oggi è un’altra coppia, giovane, che ha reso il locale più bello e luminoso e, sicuramente, con più ambizioni: Martina Chianese e Benedetto Crosta, ambedue in sala, appassionati di questo lavoro. In cucina hanno chiamato un altro giovane, Vincenzo Dinatale poco più che trentenne. Si era, anni fa, distinto a Emergente Chef, ora lo ritroviamo molto più maturo, tecnicamente irrobustito da un’importante esperienza dai fratelli Roca a Girona. E qui da sfogo al suo estro, che sembra inesauribile, in un menù che per gli amanti del gourmet è una chicca golosa e che fa onore al titolo del locale. Ogni piatto è uno sfoggio di cultura e di complicazione, con qualche inevitabile inciampo vuoi per fraseggio ridondante, vuoi perchè la crescita non è ancora terminata come è ovvio vista l’età. Tra gli antipasti spicca un coraggioso cuore marinato intelligentemente accoppiato a mandorle croccanti, tra i primi decisamente meglio le due paste secche (molto lavorate ma senza perdere in golosità), mentre il risotto e i tortelli restano confusi. Troppo coperti pure i secondi anche se si apprezza l’estetica del nasello e si chiude con due dessert che puntano sul dolce (nella cucina gourmet non è scontato) con successo. Un locale da seguire per i tanti stimoli, non ultimo la sala giovane e cortese e il segnale positivo che arriva dall’abbraccio di Martina e Benedetto con Giancarlo Tavani, il patron (uno dei due) dei Due Platani: la qualità si può esprimere in stili e tecniche diverse, ma è importante fare sistema.
Un bel locale questo Cu-cina, centrato anche nel nome che fa subito capire che qui si fa cucina fusion con un occhio alla Cina. Merito di due sorelle: SImona e Stella Shi, la prima in sala la seconda in cucina. Seconda generazione di immigrati, sono italiane al 100%, ma pienamente autorizzate a gestire i legami con l’Oriente. Passione per la cucina italiana, scuola di Alma fatta con grande diligenza e poi la voglia di aprire qualcosa in proprio. Il locale si presneta bene, pulito e senza fronzoli, la cucina è completamente a vista, moderna e ben attrezzata. Stella ci aveva colpito all’ultimo Emergente Chef, è brava e tosta, con idee precise. E i suoi piatti ci sembrano ben promettere: non troppi ingredienti, tutti pensati e le idee non mancano. Le praterie della cucina fusion permettono e promettono orizzonti sconfinati, quindi ci vuole molto giudizio e misura per costruire un percorso identitario sicuro e attraente. Qui le premesse ci sono, speriamo che Stella abbia successo, un locale importante in questo settore farebbe bene anche ad una città dal respiro intenrazionale come Roma. Venendo ai piatti meglio lo sgombro del panino alla genovese, curiosi ( in positivo) gli asparagi, lodevole il piccione e buon finale con il cetriolo di fine pasto.
Ercoli ai Parioli è un vero paradiso per ogni appassionato, offre una selezione di prodotti inviadiabile e la possibilità di degustarli con calma in un ambiente contemporaneo che è dotato di tutti i servizi. Salumi e formaggi riposano nelle loro stanze e si presentano lungo le vetrine dei banchi. Una cucina aggiunge alle tante proposte di taglieri e selezioni (salumi, formaggi, crudi, pesci affumicati, caviale ecc…) alcuni piatti di cucina regionale non solo laziale, ed infine c’è una bella cantina di supporto con anche un’attenta e varia proposta di bere miscelato. Ci vuole tanta professionalità per gestire una macchina così complessa, ma Valerio Capriotti è sicuramente una delle persone più preparate, ed è Lui che accoglie e consiglia.