Invitati da Elisabetta Montesissa di Campagna Amica, sfidiamo la pioggia e facciamo bene: il Villaggio della Coldiretti al Circo Massimo più che un villaggio è una città. Ne abbiamo quindi visto solo una piccola parte, quel tanto per toccare con mano la varietà e quantità dei produttori, qui soprattutto della regione Lazio, che hanno portato a Roma la loro produzione. Peccato solo che questo Villaggio funzioni solo un weekend, sarebbe una manna per noi romani. E complimenti all’organizzazione che ha avuto la sfortuna di imbattersi in un tempo particolarmente avverso, ma le strutture hanno tenuto. E poi i Nomadi a sera ci hanno confortato con la loro musica al bel teatro (coperto) che è stato approntato per l’occasione.
Redazione Witaly
Presentazione a Eataly a Milano del nuovo Merano Wine Festival. E la presentazione è già di per sè un piccolo evento con Joe Bastianich che versa il vino (un ottimo Vespa, di chardonnay sauvignon e picolit) e suona al ritmo un pò country che ci ricorda l’elegante fraseggio di Peter Paul and Mary. Poi la carrellata delle novità con in primis Francesco Fadda che presenta The Circle, fuori salone, Fabio Bacchi il bere miscelato responsabile legato al territorio, Angelo Carrillo la sua wild cuisine e la biodinamica, Dante del Vecchio la Campania, Alessandro Scorsone i Vinibuoni d’Italia, Carlo Alberto Panont il momento dei rosati. A me ovviamente ricordare Emergente Sala, l’8 e il 9 novembre alle Vecchie Terme di Merano: venite a seguire i nostri ragazzi!!!!
Alla presenza di Giancarlo Fancel e Alessandro Marchionne, rispettivamente presidente e ceo di Genacricola (la più grande azienda agricola d’Italia con oltre 15000 ettari) è stato firmato l’altro ieri un piccolo ma importnate accordo con la Cooperativa sociale Capodarco, da anni impegnata nel sociale. Un’occasione per sottolineare come l’agricoltura di qualità si deve far portavoce non solo della bontà dei suoi prodotti, ma anche di quei valori come la sostenibilità, l’ambiente e appunto il sociale che ne determinano il vero ed effettivo valore finale. Presenti tante istituzioni, come ad esempio Carlo Hausmann direttore Agro Camera della Camcom di Roma, ma anche alcuni ragazzi con handicap che hanno dato un contributo toccante e vero. Brindisi su una delle più famose terrazze romane.
Presentazione a Eataly a Milano del nuovo Merano Wine Festival. E la presentazione è già di per sè un piccolo evento con Joe Bastianich che versa il vino (un ottimo Vespa, di chardonnay sauvignon e picolit) e suona al ritmo un pò country che ci ricorda l’elegante fraseggio di Peter Paul and Mary. Poi la carrellata delle novità con in primis Francesco Fadda che presenta The Circle, fuori salone, Fabio Bacchi il bere miscelato responsabile legato al territorio, Angelo Carrillo la sua wild cuisine e la biodinamica, Dante del Vecchio la Campania, Alessandro Scorsone i Vinibuoni d’Italia, Carlo Alberto Panont il momento dei rosati. A me ovviamente ricordare Emergente Sala, l’8 e il 9 novembre alle Vecchie Terme di Merano: venite a seguire i nostri ragazzi!!!!
Si scende per arrivare a questa nuova e funzionale struttura, una cascina convertita all’ospitalità, ma poi si scopre che il panorama di certo non manca con le vigne a corolla intorno. Sono vari edifici, camere, spa, piscina e ovviamente un ristorante. E’ bello moderno piacevole, con una terrazza che in estate permette di cogliere la bellezza del paesaggio langarolo. Sono anche tutti giovani, sia in sala che in cucina, il che non guasta. Armin, che ci accoglie, l’avevamo già conosciuto al Castello di Guarene e a Emergente Sala, Paolo Meneguz tanti anni nella cucina di Caino ed è da qualche tempo arrivato qui a prender le redini della cucina. Cucina che senza problemi propone con buon ritmo ricette ben fatte, dove si alterna un pò del sacro territorio (nelle Langhe è ben difficile ignorare certe legami), ad aperture verso stimoli ben più lontani. Alla fine tutto risulta gradevole, dalla sala alla cucina, dall’ambiente al servizio, ma ci si alza con un qualcosa che ti sembra mancare: un piatto che ti ricordi bene, l’emozione che ti ha fatto sussultare. Ecco, da tanti giovani forse ci aspettiamo anche qualche nota graffiante in più, quella combinazione di sapori che non ti aspetti e che si imprime nella memoria anche a rischio di sbagliare qualcosa.
Si scende per arrivare a questa nuova e funzionale struttura, una cascina convertita all’ospitalità, ma poi si scopre che il panorama di certo non manca con le vigne a corolla intorno. Sono vari edifici, camere, spa, piscina e ovviamente un ristorante. E’ bello moderno piacevole, con una terrazza che in estate permette di cogliere la bellezza del paesaggio langarolo. Sono anche tutti giovani, sia in sala che in cucina, il che non guasta. Armin, che ci accoglie, l’avevamo già conosciuto al Castello di Guarene e a Emergente Sala, Paolo Meneguz tanti anni nella cucina di Caino ed è da qualche tempo arrivato qui a prender le redini della cucina. Cucina che senza problemi propone con buon ritmo ricette ben fatte, dove si alterna un pò del sacro territorio (nelle Langhe è ben difficile ignorare certe legami), ad aperture verso stimoli ben più lontani. Alla fine tutto risulta gradevole, dalla sala alla cucina, dall’ambiente al servizio, ma ci si alza con un qualcosa che ti sembra mancare: un piatto che ti ricordi bene, l’emozione che ti ha fatto sussultare. Ecco, da tanti giovani forse ci aspettiamo anche qualche nota graffiante in più, quella combinazione di sapori che non ti aspetti e che si imprime nella memoria anche a rischio di sbagliare qualcosa.
Il tradizionale lunch della Pommery a premiare il piatto dell’anno è diventato ormai un evento a tutto tondo. D’altronde la formula: piatto dell’anno + risotto dell’anno + champagne Pommery + la classe del FourSeasons è un’equazione irresistibile. Ed infatti la bella sala del ristorante non ha un centimetro vuoto, ma nonostante il pienone il servizio (stellare) del Four Seasons si dimostra sempre all’altezza.
Complimenti a Mimma Posca, un evento che cresce e che è ormai un must.
Il tradizionale lunch della Pommery a premiare il piatto dell’anno è diventato ormai un evento a tutto tondo. D’altronde la formula: piatto dell’anno + risotto dell’anno + champagne Pommery + la classe del FourSeasons è un’equazione irresistibile. Ed infatti la bella sala del ristorante non ha un centimetro vuoto, ma nonostante il pienone il servizio (stellare) del Four Seasons si dimostra sempre all’altezza.
Complimenti a Mimma Posca, un evento che cresce e che è ormai un must.
Appuntamento classico è quello della presentazione della Guida de L’Espresso. Con qualche novità: la sede, il Teatro Lirico e non la Stazione Leopolda, ma è questione di pochi passi. E poi i vini, che vengono inseriti un pò artificiosamente dentro la guida dei Ristoranti, affidati al bravo Andrea Grignaffini che si è sforzato di dare un senso al tutto. I ristoranti comunque rappresentano sempre il cuore della guida e la sua indubbia credibilità. Il lavoro è stato immane, anche perchè, come ha sottolineato il curatore storico, Enzo Vizzari, si mangia sempre meglio in Italia e quindi aumenta il numero delle tavole raccomandabili. Ognuno di noi ha poi la sua personale classifica di merito, quindi non entriamo nel dettaglio e pensiamo comunque che sia una buona fotografia dell’Italia gastronomica di oggi, forse vorremmo una piramide un pò più regolare: l’attuale è un pò severa verso l’alto, molto più generosa verso la base. Resta confermata la scelta dei ristoranti storici, una definizione sulla quale personalmente abbiamo qualche dubbio.
Sono tante le qualità di questo locale, in primis il borgo dove vive, Badalucco, è vero e piacevole, lungo il bel fiume Argentina, tanta acqua limpida e pietre che di notte sotto i raggi della luna si colorano d’argento. Poi nell’angusto vicolo gli Orengo hanno sistemato in basso una superba cantina, insospettabile, con l’ulteriore virtù di proporre vini a prezzi competitivi con qualsiasi enoteca. Sopra si arriva al ristorante vero e proprio, una sala e mezzo, pochi tavoli (un pò troppo avvicinati), tanta pietra alle pareti, lampadari e belle tovaglie. La cucina è fedelissima al territorio e ripropone con larghezza e abbondanza ricette della tradizione come quelle che qui sotto vedete. Non si sceglie, e questo è un limite, ma la piccola cucina non consente alternative. Tutto è oversize, ma il prezzo rimane accettabilissimo per la quantità ma anche qualità mostrata che rimane sempre sopra la sufficienza: 35 euro salvo i vini, ma ripetiamo anche questultimi rappresentano un affare. Per ultimo, ma dovremmo dire per prima cosa, è da segnalare la cortesia e la gentilezza dell’accoglienza.