L’inaugurazione di Pizzottella, credo la prima pizza a taglio romana di Milano, è stata anche l’occasione di scoprire il mondo che David Ranucci, imprenditore romano, ha creato a via Muratori (Porta Romana). Attorno al nucleo originario di Giulio pane e ojo, sono cresciuti altri locali molto gradevoli come Abbottega, A Casa Tua, il Convivio (nel cortile con ben tre spazi indipendenti) e ultimo questa Pizzottella. Ultimo per l’Italia, ma intanto il gruppo si espande anche all’estero (Baiocco a Miami). E sono tutti locali ben congegnati, grandi, arredati con giusto stile, alcuni perfino storici (A Casa Tua è nello spazio di un antico forno) per un totale di oltre 500 posti a sedere considerando gli ampi dehor. Il titolare, David Ranucci, coadiuvato dalla figlia Claudia, è anche profondo conoscitore della cucina romana e della sua storia che ben descrive in un libro che è stato presentato per l’occasione. Pizza buona, quella della Pizzottella, leggera e croccante, ma buoni anche i fiori di zucca fritti, e soprattutto il baccalà. Complimenti anche alla spigliata presentazione coordinata dall’esperto Fabio Carnevali.
Redazione Witaly
E c’è anche la festa del Pomodoro. Organizzata da Solania, non si è fatta mancare nulla: il vento e la pioggia che come si sa sono di buon auspicio, soprattutto nella superstiziosa regione campana; la reginetta della Festa, Veronica Maja a presentare il tutto tra lazzi, musica e tarantella. Non certo una festicciola, visto la calca che ha preso d’assalto anche i vari stand dove i pizzaioli hanno dimostrato che pur d’apparire riescono a sopravvivere in qualunque occasione, senza piatti per sporzionare la pizza, senza rotella per tagliare, senza contenitore per servire, senza tovaglioli per porgere. Non c’era, come abbiamo già detto il sole, ma un raggio di luce ce l’ha dato la buona e bella coppia del Presidente, Laila e Paolo, che ha coccolato nell’ordine Barbara Guerra, per diritto femminile, (visto anche la sua eleganza,) Luciano Pignataro, per diritti di presenza fisica, il sottoscritto perchè tanto si accontentava di porzioni cremona. A parte ogni cosa complimenti a Giuseppe Napolitano per aver aperto la sua azienda e per aver coinvolto in modo simpatico e familiare tutti i lavoratori e collaboratori dell’azienda.
Quarta edizione del Trofeo Pulcinella, un evento che di anno in anno si consolida e vede un ampio numero di partecipanti a confermare lo stato di grazia del settore, anche nella sua patria di origine, la Campania. E’ bello seguirne la passione, l’attenzione e abbiamo visto come siano anche tanti i giovani in gara. Altro elemento confortante è la qualità degli ingredienti, con largo uso di ottimi prodotti, dalle farine al pomodoro, dalla mozzarella all’olio d’oliva spesso versato al momento da bottiglie non banali. Attilio Albachiara è l’organzzatore, ed era indubbiamente soddisfatto.
Era forse facile pronosticargli il sicuro avvenire, eppure Paolo Griffa se l’è saputo costruire con tanto impegno e ne ricordiamo le ultime tappe: i due anni con lo chef Serge Vieira (Bocuse d’Or nel 2005) e poi il suo impeno diretto nelle qualificazioni italiane all’ultimo Bocuse d’Or Italia, vinto poi da Martino Ruggieri. Chef longilineo, elegante, abituato alle competizioni, chef un pò atipico per l’Italia dove è più facile trovare creatività ed estro che rigore e precisione. E a Paolo dobbiamo forse la cena più elegante degli ultimi mesi: una successione di “piatti” di alta linea stilistica, splendida esecuzione, estrema pulizia, rigore estetico. Come dire: venite tutti a incoraggiarne la continuità e a sostenerne la causa. Sarà un bene per lui, per l’Hotel che ha puntato con coraggio a questa giovanissima brigata, ma è un bene anche per tutta la Valle: l’Italia gastronomica di montagna è tutta sbilanciata verso il Trentino Alto Adige (più quest’ultimo del primo) e sarebbe importante che anche sulle Alpi occidentali possa crescere una ristorazione di livello internazionale. Lode quindi alla Proprietà, che punta con un investimento importante su dei giovani ragazzi, e lode a tutti loro, di sala e di cucina che ce la mettono, eccome, per proporre un menù complesso come quello studiato e ideato da Paolo. Dopo tante lodi alla tecnica e all’impegno professionale e di squadra, qualche osservazione la facciamo comunque: c’è da migliorare il raccordo con i territorio (fermo restando che pur essendo la Valle ricca di risorse, il paragone con l’Alto Adige dove è cresciuta una nuova generazione di contadini è impietoso, anche se c’è da apprezzare l’impegno dell’Istituto Agricolo Regionale e della Fondazione Ollignan), c’è da inserire qualche piatto più apparentemente semplice, ma di iforte contenuto emozionale per limitare il “frazionamento” eccessivo della degustazione che alla fine rischia di far perdere l’orientamento e un suo messaggio finale se non quello legato all’intrinseca esibizione tecnica. Ma sono pure alla loro prima stagione e crediamo siano limiti ovvi legati all’avvio di un progetto che speriamo venga portato avanti con il giusto respiro e quella continuità che è indispensabile per creare situazioni stabili. Venendo al menù, sorvoliamo sul suo un pò macchinoso e artificioso meccanismo di scelta basato sugli ingredienti e lasciate conquistare gli occhi e la gola dalle tante idee e presentazioni proposte, una sequenza che parte bene e termina altrettanto bene con degli ottimi dessert (ma non dubitavamo: ricordiamo che Paolo è nato in pasticcieria).
Grand Hotel Royal a Courmayeur
L’albergo Royal è da oltre un secolo il punto di riferimento dell’ospitalità di Courmayeur. Spettacolare la vista, perfino dalla bella sala del ristorante disegnata da Giò Ponti. Del ristorante gourmet parliamo in altro post, ma anche la ristorazione normale è assai curata. Sia la piccola colazione al mattino che la normale carta del ristorante, non a caso firmata da un valente professionista come Andrea Alfieri, un milanese che trova in alta quota gli stimoli migliori.
Inaugurazione l’altro ieri di Taste nel clima tropicale di questo umido settembre. Il meglio della Ristorazione romana in grande spolvero e forze distribuita nell’arco di 500 metri intorno all’Auditorium. gli ampi spazi aumentano la godibilità dell’evento e per gli appassionati è un indubbio piacere trovare riuniti tanti nomi celebri. E’ previsto un gran pienone.
Come a casa, anche ad agosto
Sosta improvvisata e doppiamente piacevole in un locale che ben onora il suo nome: Come a Casa, ed in effetti abbiamo poi fatto fatica ad andar via, e l’aperitivo è diventata una cena. Questo perchè Licia accoglie con stile in questa saletta semplice e caratteristica, e nella piccola cucina c’è un cuoco che si impegna, nonostante che per la sua posizione sul mare non fatica di certo a riempire il locale di pochi tavoli. Ma Piero Brigliano è chef autodidatta capace ed ogni volta ci lascia un bel ricordo: questa volta il plin di limone, elegante e d’indubbia carica gustativa.
Accanto all’Hotel Bellevue è da non perdere la visita e almeno una merenda o un aperitivo (ma c’è anche un piccolo menù caratteristico a disposizione) al Bar à fromage. L’arredo è delizioso, la ricerca dei mobili fatta con grande gusto e quella delle materie prime non è da meno. Ottimi i formaggi con le varie annate di fontina in evidenza, e ottima la selezione dei salumi. Il tutto viene accompagnato da una selezione di pane fatto con lievito madre nel laboratorio accanto e dai vini della Valle.
L’Hotel Bellevue è un piccolo regno di coccole, un’ospitalità messa a fuoco in quasi un secolo di vita e quindi perfettamente funzionale, mirata e piacevole. Tutto sembra facile scontato ed ovvio, ma non è così: è il frutto di tanti anni di lavoro, di porsi delle domande, di mettersi in discussione sempre avendo ben chiara la finalità: il cliente al centro di ogni azione e idea. E’ un posto da prendere come esempio, come pietra di paragone, come ispirazione di possibili soluzioni, idee e situazioni che fanno la differenza. Mancavamo da alcuni anni, e quindi il piacere della (ahimè brevissima) sosta è stato doppio. Anche la ristorazione è stata a lungo studiata ed è articolata, infatti la famiglia Roullet offre ben due alternative esterne (Brasserie de Bon Bec e Bar à fromage) e due interne all’albergo (ristorante quotidiano e le Petit). E proprio di quest’ultimo qui parliamo. Una sala piccolissima che è un vero gioiello, con 4 tavoli ognuno dei quali rappresenta un’epoca differente. Dalla semplicissima tavola dei bisnonni, ad altre tre tavole che mostrano l’evolversi della mise en place (e forse in futuro i tavoli cresceranno per rappresentare anche il presente e il prossimo futuro). In cucina e in sala c’è un personale giovane, attento e gentile, ed nache esperto. La cucina sta probabilmente affrontando una fase evolutiva, dall’attuale cucina curata ma di sostanza, che vuole rappresentare con la dovuta opulenza la cucina della Valle (ricca di nobili prodotti e tradizioni e a cavallo di tre regioni/nazioni) e i messaggi che ormai arrivano dalle nuove tendenze e stimoli verso una cucina più green, più sana, più sostenibile. Così nello stesso menù abbiamo oscillato tra due mondi differenti come il risotto con cipollotto e coda arrostita e l’elegante salmerino in fiore di zucca. Sarà interessante vedere quale sarà la direzione in futuro presa, una ragione in più per rirntoare in questo posto che per noi è sempre una certezza.
Gran successo l’Ischia Safari di quest’anno che si è concluso ieri sera al Negombo. Noi abbiamo partecipato alla grande cena di beneficenza di domenica sera. Una bellissima serata in un posto fantastico come la piscina e la spiaggetta dell’Albergo della Regina Isabella. Le immagini parlano da sole e complimenti ai tanti chef che hanno proposto delle ricette in genere di ottimo livello.