Pimento, albero del pepe, e in senso stretto pepe di Giamaica è il nome di questo locale che prende il posto del Menghino. Qui sono arrivati da qualche mese Erica (23 anni) e Manuel (30) reduci da esperienze locali, la più importante all’ Angolo dell’Abruzzo. Un locale moderno e piacevole dove la giovane coppia propone una cucina coraggiosa per la zona: leggera, elegante, ben presentata. Certo, c’è qualche ingenuità qua e là come il guanciale che appare quasi ovunque, i piatti a volte poco contrastati, il croccante che a volta non è croccante, ma nel complesso è una cucina che si fa apprezzare. I piatti migliori? buono l’agnello, ma la lode và alle ottime pappardelle ripiene.
Redazione Witaly
Si presenta a Roma Alte Terre, un’associazione di produttori e imprese legate al turismo gastronomico dell’Alto Reatino. Ci sono agriturismi, produttori di formaggi, latte, birre artigianali, confetture ecc… che hanno il privilegio di abitare in una delle zone più belle e intatte d’Italia, ma la preoccupazione della fragilità che questi territori hanno fatto vedere specie negli ultimi anni. A loro va quindi il nostro plauso e incoraggiamento: solo facendo rete di imprese si può aspirare a far arrivare più lontano il messaggio che queste Alte Terre vogliono lanciare e anche ad attirare i tanti visitatori che non sanno che ad un’ora di distanza da Roma c’è un piccolo Paradiso.
Il lungomare di via Caracciolo è di sicuro una bella risposta al caldo afoso. Bufala Fest lo riempie di contenuti legati alla filiera bufalina con alcuni stand un pò ripetitivi (è il trionfo dei burger), ma alcuni anche innovativi con il latte bufalino in veste nuova. La pizza è poi l’altra grande protagonista e al ristorante di Agugiaro sulla terrazza a mare viene proposta con la nuova miscela integrale “mora” ad opera di Gianni Di Lella bravo pizzaiolo a Maranello. Il risultato è eccellente e anche buona la cena a buffet con un menù (sempre a tema “mora”) realizzato da Giuseppe D’Addio e la sua scuola Dolce e Salato. Presente anche l’amico Marco Colognese, sempre fonte di segnalazioni preziose.
Che giornata l’altro ieri! Dominata da due Roger che amiamo. Il primo, Roger Federer, ha perso, dopo un lungo match che avrebbe sempre vinto nella sua luminosa carriera. Ma anche il Re ormai ha il diritto di essere stanco. Un altro famoso Roger è anche lui verso il tramonto, forse questo è il suo ultimo tour e non ce lo siamo persi. Siamo arrivati a Lucca verso le 7 di sera, e il primo pensiero in una serata rock, va alla banda di chef più rock d’Italia, quella del Giglio, dove non a caso troviamo una bella e agguerrita compagnia. Poi secondo brindisi, questa volta con la Campania, nella lounge di Fofò organizzata per l’occasione, che ringraziamo per l’invito. E infine eccoci all’arena. Un concerto da sogno, dove mi sono mancati solo i diamanti pazzi (shine on the crazy diamonds), ma che per il resto è stata leggenda. Da The gret gig in the sky a Time, dai Dogs a Money, pescando tra i celebri classici di The Wall e Dark Side of the Moon, con Us and Them (titolo non casuale del Concerto) come filo conduttore, per concludere con Comfortably Numb. Capolavori senza tempo, ma non solo musica. Il grande schermo riproponeva un florilegio di citazioni di Trump (agghiaccianti) mentre i pigs volanti si libravano nell’aria. Si ripete domani sera al Circo Massimo a Roma. Non perdetevi questo concerto, forse tra le ultime opportunità di sentire dal vivo la voce dei Pink Floyd, o almeno uno di loro. Grazie Roger.
Nonostante il caldo il luglio è denso di presentazioni, incontri. Ruffino è un marchio storico, oltre un secolo di vita ed un’etichetta, la Riserva Ducale Oro che appartiene alla storia del vino italiano. Ne abbiamo ancora qualche vecchia annata che custodiamo gelosamente. Adesso è gran selezione, la riserva superiore del chianti classico, e viene presentata assieme agli altri vini dell’azienda che ricordiamo è stata acquistata dalla Costellation Brands, l’azienda numero 1 al mondo per fatturato.
Il Pasha e l’arrivo di Zaccardi
Dopo tanti anni che conosciamo il pasha, ben due novità importamti, per noi insieme. La prima è il cambio di sede, in realtà già avvenuto da qualche mese. La sede vecchia era bellissima, con un terrazza prospiciente il Castello, al primo piano di una casa signorile e sembrava quasi di stare in una casa privata. Ma anche qui non siamo da meno. Sotto a un importante palazzo poco distante dal Castello, ma dall’altra parte della piazza, il locale occupa il seminterrato che è caratteristico con una serie di sale ampie e di vario genere, con una cantina ancora più in basso e, particolare importante ampi spazi all’aperto con un bel giardino che dà ulteriore respiro al ristorante. Particolarmente curato e bello è l’arredo, e anche qui sembra non di stare in un ristorante per altro bello, ma in un’ampia casa nobiliare. E infatti riceve Antonello Magistà, uno dei migliori interpreti del servizio di sala in Italia, che abbina classe istintiva a indubbia preparazione specifica. La seconda novità riguarda la cucina con l’arrivo di Antonio Zaccardi, per altro accompagnato dalla moglie Angelica, pasticciera che è pugliese e quindi per lui (abruzzese) è comunque un ritorno al sud. 12 anni con Enrico Crippa sono indubbiamente tanti, ed Antonio qui porterà di sicuro stimoli e annotazioni di grande cucina contemporanea che saranno coniugate con gli ingredienti del sud e in particolari di questo territorio. Un bel progetto che è appena partito ma che già ci ha convinto. Notevoli gli stuzzichini iniziali dove spiccano degli scoppiettanti asparagi e si sale subito in alto con i ricci e il gelato di mandorle e con la lattuga con caprino, ambedue buonissimi, che anticipano l’acuto dell’uovo con anguria bruciata, di spiazzante genialiatà (sembra una falda di peperone rosso). Una serie di assaggi, (da citare anche l’elegante ventresca con melanzane), di altissimo profilo, che trova, almeno per noi, una battuta d’arresto negli spaghetti freddi che personalmente non amiamo molto. Siamo agli inizi di un progetto di lunga portata e siamo curiosi di vedere dove arriveranno, secondo noi sicuramente in alto.
Una Locanda storica famosa negli anni ottanta e novanta di fine millennio (stella michelin per tanti anni): La Locanda di Beppe e Beppe era in realtà Giuseppe Firato intraprendente oste che con la moglie Carla Comollo, in cucina, aveva creato un locale di gran successo. Lui è morto, la moglie Carla ancora ogni tanto cucina, ma la Locanda continua la sua lunga storia e anzi ripunta in alto con la nuova proprietà e la nuova conduzione della ristorazione che è in mano a Enrico Bartolini, attivissimo protagonista degli ultimi anni. In cucina è arrivato un giovane chef, trentenne, ma di densa e importante carriera alle spalle (da Andoni a Gauthier e tanti altri ancora). Lo stile è fresco e contemporaneo, e la prima parte della cena ci ha subito conquistato con dei piatti di pochi e centrati ingredienti, molto green e sostenibili come oggi giustamente si richiede. Una cucina leggera ed elegante, interrotta da un risotto fin troppo carico di sapori e dai ravioli un pò leggeri di sfoglia. Poi si risale con degli ottimi spaghetti ben contrastati e si finisce bene (ma non quanto era stato messo in mostra all’inizio) con dei dessert piacevoli. In conclusione qui si mangia cominunque ad un ottimo livello, pur essendo la brigata operativa da pochi mesi. Tutto lascia prevedere che il livello migliorerà ulteriormente come la qualità e la potenzialità dello chef suggerisce. E noi avremo un motivo in pià per ritornare in questo posto che ben conoscevamo.
Un nuovo chef è da qualche tempo alla Gallina, ora alla sua seconda stagione, ma non c’eravamo ancora stati. Si torna sempre con piacere in questo bellissimo posto dove regna un’invidiabile serenità. La brigata di sala è premurosa sotto la guida di Andrea Sbrizzo, e i piatti si susseguono evidenziando una linea di cucina abbastanza tranquilla, abbastanza tradizionale, ma con qualche velleità. Si percepisce la volontà e il voler proporre una sala cucina di territorio, non sempre secondo noi il risultato è centrato, qualche cottura non è a punto e qualche salsa è di troppo. Le cose migliori ci arrivano dal pane e dalla sensazionale focaccia iniziale, dalla buona crema di piselli e dai decisi spaghettoni, ed è apprezzabile la serie dei dessert finali. Ultima annotazione è per i vini dell’azienda, tutti decisamente buoni con il Monterotondo 2007 da ricordare. Con Matteo Manfrinotti e Thomas Papa, mentre ai dolci Manuel Cavazzale.
L’Ostelliere sulle colline di Gavi è una delle strutture più piacevoli nei nostri ricordi, che non sono poi pochi. E’ sicuramente molto confortevole, ma certo non lussuosa nella comune accettazione di questo termine. Eppure ci si sta bene come in poche altre dimore. Questo per la posizione privilegiata che consente una panoramica delle verdi colline di Gavi, per l’ampiezza del verde che ricopre ogni cosa, case comprese, e infine per la sapiente mano che ha arredato con garbo e gusto sale, camere e ristorante, toccando con finezza ogni dettaglio senza quasi fartelo vedere, ma poi ti accorgi che ogni oggetto non è lì per caso.