Bar caffetteria pasticcieria ristorante….già basterebbe. Ma dietro qui c’è anche una scuola di cucina e soprattutto un progetto sociale per il recupero e l’inserimento di tanti giovani ragazzi, molti immigrati. Si mescolano colori e lingue e anche il menù riflette questi sapori e stimoli che arrivano da lontano, o magari anche da vicino, nel senso lasciati in cucina da ragazzi che qui sono passati, hanno ricevuto istruzione, ma hanno anche lasciato una loro traccia, un ricordo di un piatto da loro amato. Un ristorante insomma particolare e diverso, accogliente nel suo arredo semplice ma studiato, pieno di messaggi e ravvivato dai colori dei bei dolci esposti, e dai sorrisi di una spigliata accoglienza. Con queste premesse si potrebbe anche sorvolare sul livello gastronomico, in quanto l’obolo del pasto è già meritato dai sani principi di base. Invece la sorpresa sta anche nella rigorosa selezione di materie prime, molte delle quali motivate nella scelta (l’origine biologica, i formaggi del caseificio del carcere di Rebibbia ed altro ancora), e nell’attenzione posta nella cucina. Qui troviamo due giovani alla guida sufficientemente esperti: Claudia Massara ai fornelli e Valerio Parisi alla pasticcieria, ambedue appassionati di questo lavoro e bravi, perchè alla fine non è semplice interagire su una varietà così ampia di ricette. Meritano la citazione il cuscus palestinese e il dolce finale.
Redazione Witaly
The Craftsman a Reggio Emilia
Una serata veramente diversa quella passata in questo curioso, ma sicuramente gradevole The Craftsman. Sotto vengono programmate jam session, e sopra l’atmosfera non è da meno. In sala un team giovane accoglie e segue con professionalità, in cucina è Mattia Trabetti, con noi anni fa a Stoccolma per il Bocuse d’Or di Diego Rigotti e che ora ritroviamo in piena creatività. Quello che arriva sulla tavola è un’onda di intuizioni ed emozioni raccolte nei 5 continenti e riproposte con disinvoltura e comunque buon bagaglio tecnico. Spesso la proposta risulta non pienamente pagante, cioè il viaggio verso l’ingrediente etnico non vale forse lo sforzo sostenuto, ma allo stesso tempo raramente lo chef va in piena confusione come spesso ci è capitato in situazioni similari in altri locali che tentano questo tipo di avventure, e alla fine comunque la godibilità e il divertimento è assicurato. Serata doppiamente spumeggiante perchè eravamo con Valeria Alberti (grazie dell’invito!) e Giuseppe Prestia di Venturini Baldini che ci hanno fatto assaggiare alcune delle loro etichette (più che gradevoli).
Appuntamento annuale ormai entrato nel calendario dei romani che amano questo evento, Vinoforum organizzato da Emiliano De Venuti e dalla sua giovane band, perchè permette di gustarsi vino e cibo al fresco della pineta godendo le belle serate che in genere allietano il giugno della Capitale. Quest’anno si sta particolarmente bene e il programma ancherisulta vario e gradevole animato da molte iniziative che vogliono collegare il buone bere alla buona tavola.
Le tenuta che non ti aspettavi! Non la conoscevamo e siamo rimarti sorpresi da questa azienda agricola che sembra di stare in Maremma per gli ampi spazi e la collina degradante, non verso il mare, ma verso la pianura. Un corpo unico con in basso la cantina, in alto la storica villa, le vigne e il bosco nell’intorno. Migliaia di alberi secolari accompagnano il percorso mentre Giuseppe Prestia, il nuovo proprietario ci descrive i confini del suo progetto di recupero, che è già iniziato, ma che si vedrà compiuto tra qualche anno con l’aggiunta del resort e del ristorante mentre si consolideranno le produzioni di vino e di aceto balsamico. Così la vecchia tenuta di Manodori prima e Venturini Baldini dopo, si riavvia ad avere il successo e la fama che merita per la sua posizione, bellezza e storia.
Dal 18 al 20 giugno saremo a Lecce con Emergente Puglia coniugato nei tre aspetti degli Chef, della Pizza e della Sala. Un evento al quale teniamo molto che è all’interno di un evento importante: FoodExp, un appuntamento che vuole diventare annuale e che ospiterà convegni, masterclass, esibizioni, incontri con target professionale. Questi alcuni dei protagonisti: Antonio Guida, Paolo Lopriore, Antonio Zaccardi, Francesco Cerea, Alessandro Pipero, Loredana Capone, Alfredo Prete, Louise Pitcher, Guglielmo Vuolo, Andrea Godi, Dario Stefano, Claudio Scarpa e, naturalmente, Giovanni Pizzolante ideatore dell’evento. Ufficio stampa: Mariella Piscopo e Sonia Gioia.
Siamo in una delle pizzerie più titolate d’Italia, per alcuni la migliore pizza “napoletana”. E dobbiamo dire che anche secondo noi la pizza è molto buona, e, rispetto al vecchio locale questo nuovo appena all’uscita del casello di Caserta Nord, è ampio luminoso e confortevole. Un bel passo in avanti, man mano vediamo come i migliori pizzaioli si stanno adeguando e migliorano tante cose un tempo ritenute superflue. Qui troviamo belle toilette (con perfino il colluttorio), carta delle birre e dei vini (c’è anche quella degli oli), un servizio cortese che non ha l’ansia di buttarti fuori per far posto ai nuovi arrivati. Insomma sono tutte conquiste e non da poco. Crediamo che un altro passo importante, anzi due, si devono fare per considerare la pizzeria cosiddetta gourmet al rango di un buon ristorante: la possibilità di prenotazione, e un menù che contempli accanto alla pizza (e alle abituali fritture del tipo suppli crocchette e frittatine), un’alternativa (o complemento) vegetariano. La pizzeria è sostitutiva di un pasto e oggi un pasto non può essere solo fatto di fritto o di un impasto magari buonissimo cotto in forno con la sua guarnizione. Accanto alla pizza bisogna proporre almeno insalate, salad bar, verdure, frutta ecc.. in modo che i nostri ragazzi si abituino ad un’alimentazione più bilanciata e corretta.
Prima la Norvegia, seconda la Svezia, terza la Danimarca. Con poche varianti negli ultimi Bocuse d’Or sono sempre state loro a vincere, con, per l’appunto, una leggera prevalenza della Norvegia. Continua quindi il predominio scandinavo e continua la serie nera dell’Italia, mai arrivata finora alla finale di Lione con le proprie gambe. Quando c’è arrivata, come in questo caso, il merito è della wild card, cioè del Jolly a disposizione dell’organizzazione. Eppure quest’anno c’era ottimismo, per altro giustificato, sia per la qualità del concorrente, Martino Ruggieri, sia per l’indubbio vantaggio che questa volta si giocava in casa, a Torino. Non solo c’è stato un cospicuo investimento, ma anche i vantaggi di scegliere gli ingredienti, il tema e perfino l’ingrediente a sorpresa (gli spaghetti) dichiarato pochi giorni prima dell’evento. Vantaggi che non sono stati sufficienti. L’Italia si consola con il premio al miglior commis (che poi è un belga) e di arrivare comunque in finale sulla corsia preferenziale del recupero. Eppure lo sforzo della Regione Piemonte non è stato lieve, si è creata perfino l’Accademia del Bocuse d’Or Italia e un gran sostegno attorno a questa iniziativa. C’è ancora la speranza che a Lione le cose possano andar meglio, speriamo, anche se l’ottimismo si è un pò appannato. C’è anche da dire che il Bocuse d’Or in Italia fa fatica. Mentre all’estero è seguito con attenzione qui a Torino gli spalti erano semivuoti, il numero di giornalisti presenti inferiore di gran lunga alle analoghe competizioni europee, il villaggio degli sponsor ridimensionato, e anche l’allestimento lasciava un pò a desiderare (schermi illeggibili per scarsa luminosità, tavoli delle giurie decisamente poveri, allagamento della postazione francese).
Non li contiamo i Bocuse d’Or della nostra vita, come edizione europea è però la prima volta dell’Italia. Crediamo di aver non poco contribuito a portare questo evento a Torino ed è per noi un’emozione entrare nell’Oval e sentirlo vibrare per il tifo di tanti appassionati. Ieri il primo giorno di gara, con dieci nazioni, di sotto riportiamo qualche foto. L’impressione è ovviamente positiva: c’è tensione, c’è l’atmosfera della gara, ci sono tanti team che rappresentano il meglio dell’Europa del cibo. Tra le annotazioni positive il bel campo di gara articolato con varie terrazze e doppia tribuna (quella dei VIP e del ristorante e quella dei tifosi), e l’aver coinvolto molti nostri bravi chef a vivere la competizione e a partecipare alla presentazione dei vari vassoi e piatti di gara. Oggi è il giorno dell’Italia, in campo Martino Ruggieri, tiferemo per lui, se lo merita, e pensiamo che mai come questa volta l’Italia è in grado di fare bella figura.
Una professione che non deve morire quella del Banconista. Noi, grazie al contributo determinante del Consorzio del Parmigiano Reggiano che ancora una volta si rivela sensibile e attento a queste problematiche abbiamo organizzato il Premio al miglior Banconista proprio negli spazi (bellissimi) del Consorzio a FICO. Ieri si è svolta la gara con un bel successo sia per la qualità dei concorrenti che per i tanti giurati presenti. In gara: Lorenzo Cecchini di Cecchini Roma, antica e storica bottega della Capitale, Luciano Govoni de La Casa del Parmigiano di Faenza, da mezzo secolo o quasi in bottega, Gabriele Baldini della bottega di Franco Parola al Mercato Centrale di Firenze, un giovane preparato e disinvolto, Alessandro Giancola di Salumi e Formaggi di Giancola a Milano, gran ricercatore di specialità alimentari, Gian Filippo Cavalieri del banco del Romeo Chef&Baker di Roma, e Jayson Datu di HQF prodotti alimentari selezionati. In giuria giornalisti come Alessandra Meldolesi e Marco Colognese, ristoratori come Fofò Ferriere Piero Pompili e Max Poggi, imprenditori di botteghe famose come Leone Marzotto di Peck, Claudio Volpetti, Alessandro Roscioli, il Mercato Centrale di Firenze e altri ancora. La gara si è svolta in due momenti: le domande e poi il taglio del Parmigiano Reggiano. Alla fine il verdetto è stato chiaro e si è espresso in due premi: premio alla Carriera a Luciano Govoni, protagonista di valore nell’arco di mezzo secolo, un personaggio che con continuità ha saputo conservare intatta la sua giovanile passione. Premio assoluto ad Alessandro Giancola, che unisce conoscenza a grande capacità di coinvolgimento. Ma complimenti anche agli altri concorrenti che hanno dimostrato ognuno nel suo genere, che il mestiere del banconista è vivo e d ha ancora molto da dire e fare. Un ringraziamento finale al Consorzio del Parmigiano Reggiano: è sempre bello avere degli sponsor, ma ancora di più avere dei partner intelligenti capaci di seguirti nell’avventura.
Il Passetto ha da poco riaperto con un completo cambio di arrdo, stile e gestione. e’ un locale storico della Capitale e quindi speriamo che riprenda la fama e il successo di un tempo.Le premesse ci sono, il team è agguerrito ed annovera nelle sue file anche Arcangelo Dandini che è una delle voci più autentiche della cucina romana. L’evento dell’altra sera univa più attori, coordinati dall’esperto Simone Braghetta: oltre ad Arcangelo, Paolo Parisi noto per le sue uova e non solo, ed anche Andrea Fassi, la nuova generazione di una famiglia che ha fatto conoscere il gelato a Roma. Una serata piacevole con anche Rosario Scarpato di passaggio nella Capitale per cercare di mettere a fuoco gli eventi che porteranno a Roma tanti cuochi italiani da tutto il mondo.