NOI, acronimo per Nuova Osteria Italiana, è un piccolo locale vicino all’Accademia Carrara. Messo su con passione e semplicità è tuttaltro che banale. Alla guida due giovani poco più che trentenni: Guido Gherardi in sala e Tommaso Spagnolo in cucina. Amici, dopo vari giri ed esperienze di sono ritrovati per aprire questo piccolo ristorante dove la sera troverete due menù degustazione all’ottimo prezzo di 35 euro (5 portate) e 50 euro (8 portate). A pranzo la formula è differente, con un lunch veloce fusion e il locale cambia nome in Ramenoi, giocando sul nome Ramen. Il menù cambia quasi giornalmente e spazia agilmente tra verdure carne e pesce, cercando di evitare ricette scontate e offrendo numerosi spunti interessanti.
Redazione Witaly
25 anni meritano una grande festa! Ed in effetti hanno fatto le cose in grande. La cena di gala lo testimonia per la cornice, l’eleganza, la partecipazione e la lunga serie delle portate. Un bell’incontro tra i JRE italiani che per l’occasione hanno invitato a cucinare i loro colleghi stranieri, e gli invitati romani (e non solo), con molti colleghi della stampa. L’associazione negli anni ha conosciuto turbolenze e divisioni (ma è la vita ad imporle), oggi però si presenta compatta ed unita, ed anche più numerosa. Questi i nuovi ingressi: Oliver Piras e Antonella Del Favero di Aga, Fabiana Scarica di Villa Chiara, Nikita Sergeev dell’ Arcade, Davide Maci di The Market Place. Salvo l’ultimo, tutti ex Emergente Chef! Un buon segno.
In perfetta concidenza con Juventus-Napoli ci ritroviamo al Pinturiccchio 40, nuovo locale della Capitale dove per l’appunto opera Salvatore Izzo, con la consulenza di Eduardo Estatico del JK di Capri. Un locale piacevole, con un arredo funzionale e rassicurante che sa di casa. Ospite della serata Peppe Guida, leggendario (soprattutto sui primi) chef campano. Ed il tema è “pastificio dei Campi”, come dira la grande pasta di Gragnano. Che qui viene coniugata con una delicata frittata (senza uova) di linguine e una possente mischiata di candele spezzate a mano con sugo di mare di grande intensità. Prima e dopo la sorpresa della perfetta e geniale tuile di cornicione bruciato, e una delicatissima e riuscita cernia di fondale. Si brinda alla serata e si brinda al Napoli che vince sul campo e sulla tavola.
l locale è semplice, ma interessante. Diviso in due parti, la sala centrale con un bel banco con doppio servizio, la saletta con i tavolini, e ancora la cucina e la cantina sottostante. In sala Marcella ha passione e competenza e quanto fa assaggiare è curioso, interessante e a volta poco noto. Al banco c’è un’apprezzabile selezione di salumi, formaggi e salmone, mentre dalla piccola carta, arrivano altre proposte integrate da quelle scritte alla lavagna. C’è attenzione etica al consumatore che si può portare a casa la bottiglia ordinata, o al contrario può portarsela da casa e berla al tavolo con modesta tassa da pagare. Ed è lodevole che ogni bottiglia presente possa essere degustata in assaggio, calice, mezza bottiglia o bottiglia intera, con ricarichi persino contenuti e con qualche bella sorpresa da scovare in una carta che percorre l’Italia e non solo. In cucina è il giovanissimo Matteo Sperati che propone una misurata selezione di piatti che accontentano una clientela eterogenea. Qualche proposta ha anche delle ambizioni, come quelle che sono a noi arrivate: una buona tartare (solo troppo sapida), un carciofo alla brace sufficiente, ma le due cose migliori erano le due finali, l’ottimo diaframma da intingere nel dashi e il dessert con nocciole e fondente. Attraente infine il conto.
Enrico Bartolini non ne sbaglia una, sarà indubbiamente fortunato, ma a questo punto dobbiamo lodare il suo fiuto e la grande capacità imprenditoriale. Il Casual è un bel ristorante dove tutto sembra girare bene. Dall’accoglienza al coordinamento del bravo Marco Locatelli, giovanissimo di 33 anni eppure sembra nato in una sala, alla cucina dove Alex Manzoni, 27 anni, si esprime con altrettanta maturità. Anni ben spesi se pensiamo ai suoi trascorsi: Andoni, Cogo e Dal Degan. L’arredo è leggero moderno accogliente, il servizio puntuale, si fa notare al centro della sala un bel carrello di formaggi. Gli assaggi arrivano precisi per pulizia e tecnica, pensiamo alla bella serie di stuzzichini iniziali. Gli antipasti spaziano dalla succulenza del cavolfiore con nocciole e acciughe, alla mineralità amara del cavolo riccio fritto contrastato dalla dolcezza della capesante, come dire una goduria. Difficile che Enrico e i suoi allievi sbaglino il risotto, ed infatti anche questo che ci hanno proposto era esemplare, mentre dobbiamo arrivare agli spaghetti per trovare il primo piatto secondo noi sbagliato per eccesso di intensità. Eleganti i due tortelli, e tra i secondi meglio il piccione delle animelle un pò troppo frammentate. Si ritorna in alto con la buona chiusura dolce del finale. Un locale ben posizionato in alto sulla città, dal comodo parcheggio e che presto avrà anche delle camere ai piani di sopra (con gestione indipendente).
Il ristorante è tra i più sorprendenti per l’insolito affaccio sugli antichi resti del sito, ma è da segnalare anche per il resto. Antonio Cuomo è chef campano, ma ha viaggiato a lungo in Europa prima di arrivare qui dove ormai è quasi da 5 anni. Con grande dedizione ha messo su una bella brigata ed ha affinato la sua cucina. Oggi il suo menù è una carrellata di piatti gourmet di indubbio spessore che denotano ampie qualità tecniche ben acquisite. Secondo noi si complica fin troppo la vita, senza concedersi pausa, almeno in quanto a noi proposto, e il grande lavoro che c’è dietro ogni ricetta a volte è forse fin troppo spinto con qualche ingrediente ridondante che finisce per distogliere l’attenzione dall’idea centrale del piatto. Ma quando trova la giusta misura è vera gioia per il palato, come nell’esemplare serie di stuzzichini iniziali, nelle ottime animelle alla milanese e nell’interessante serie di dessert che ci hanno colpito per originalità e bontà. E intorno alla cucina si muove una sala preparata e allenata anche dal servizio d’albergo che è di complemento al ristorante.
Il Relais San Lorenzo a Bergamo
Un bell’hotel davvero questo Relais San Lorenzo a Bergamo Alta al limitare delle mura veneziane, che permette al suo interno una profonda visione delle varie epoche che si sono succedute nell’arco dei secoli e potremmo dire dei millenni. Qui è ospitato in modo altamente suggestivo il ristorante dell’albergo mentre ai piani superiori ci sono le belle stanze, praticamente tutte suite, che fanno di questa struttura una delle migliori della regione.
E al Vinitaly si sigla anche un importante accordo: quello della pizza con il prosecco. Due prodotti che stanno conquistando il mondo, due prodotti che hanno anche in comune l’ottimo rapporto prezzo qualità. L’Italia del gusto e della qualità democratica si vuole presentare unita soprattutto nei crescenti mercato esteri. Si comincia dagli USA con una serie di eventi già da quest’anno, ma per il 2019 l’orizzonte si allargherà ulteriormente. A brindare all’accordo Riccardo Agugiaro, molino Agugiaro&Figna con Stefano Zanette presidente del Consorzio Prosecco doc, quasi 400 milioni di bottiglie!
Nuova pizzeria di Guglielmo Vuolo questa volta lontano da casa (ma non è detto che non ritorni). Siamo a Verona in posizione strategica proprio accanto alla Fiera, per cui al Vnitaly il nuovo locale è stato ovviamente preso d’assalto. Si presenta moderno, con parcheggio antistante, a due livelli con un’offerta di prodotti anche per l’asporto. La pizza è quella di Vuolo, che non ha bisogno di presentazioni.
Grande festa per l’inaugurazione ufficiale di Ca’ del Moro, circa 400 ospiti affidati alla mano esperta di Enrico Bartolini e la sua brigata, e i vini della Collina dei Ciliegi. Un buffet sensazionale con una decina di postazioni che non sono mai rimaste vuote, e vini a scorrere nonostante la giornata passata al Vinitaly. Gran finale nel Teatro adiacente dove la Nick band di Montecarlo ha intrattenuto brillantemente con il suo repertorio un pò vintage ma che piace poi a tutti. E poi tutti a stringersi attorno alla bella famiglia Gianolli, unita negli intenti e nella costruzione del suo sogno. Sogno che è ormai una realtà.