Nel diluvio di fiere e sagre estive, siamo capitati a Travale, alla ricerca di una Maremma meno consumata di quella della costa e dobbiamo dire che l’abbiamo trovata. Una Fiera che si regge sul volontariato, con la partecipazione di tante persone che investono il loro tempo, e vengono qui con i loro animali, per ritrovarsi a vivere e a mostrare a tutti cos’è la vera Maremma: tanta natura intatta, tanti animali, tanto lavoro per star loro dietro, ma anche la gioia di vivere in un contesto ancora largamente integro.
Varie
Erano quasi 200 un secolo fa i pastifici a Gragnano, quelli storici su via Roma posta in asse con la direzione del vento e con la classica forma ad onda per dare risalto all’effetto di Bernouilli. Dopo la crisi degli anni sessanta e settanta ora la pasta è di nuovo di moda e i pastifici (oggi solo 17) vivono un momento positivo. Una positività che si trasmette anche a questa festa, che richiama tanta gente e che si ritrova in allegria e consapevolezza che la pasta è buona e fa bene. E soprattutto è parte della storia di noi italiani.
Speriamo che i terremoti non arrivino più, ma è indubbio che Noto ai terremoti deve tanto. A quello di fine del seicento deve la sua nascita, quando fu ricostrutita (era più all’interno a circa 10km), come una magnifica quinta teatrale barocca, e ora dopo l’ultimo ha saputo lanciare la sua immagine nel mondo. Il turismo è cresciuto in modo esponenziale, le iniziative, i locali si sono moltiplicati.
Peppe Barone ce lo presentò 25 anni fa Franco Ruta, colui che ha rilanciato praticamente da zero il Cioccolato Modicano (la città gli dovrebbe fare un monumento). Franco, palato e cervello fine, ci disse: Peppe è l’unico che in questa regione ha le idee giuste e che può fare finalmente una cucina siciliana sensata. Aveva ragione, due anni dopo ci richiamò perchè per fare bene le cose aveva bsogno di un nuovo ristorante e l’aveva finalmente trovato, nel centro storico, allora perlopiù abbandonato da tutti in favore di Modica Alta: nasceva La Fattoria delle Torri. C’era allora un giovanissimo ragazzo in cucina estroso e un pò ribelle, che si divideva tra la scuola, le sue passioni e il retrobottega di Peppe: Carmelo Chiaramonte. Primo ma non ultimo, qui sono passati Vincenzo Candiano, Accursio Craparo, Giuseppe Causarano, Antonio Colombo e tanti altri ancora. Insomma se la Sicilia sta conoscendo ora grande fama culinaria (con particolare riferimento al ragusano) è indubbio che tutti devono qualcosa a questo chef modesto e gran lavoratore. Per questo, anche se i tempi non ci hanno permesso di sederci alla sua tavola, almeno l’abbiamo salutato ed abbracciato.
Due giorni di blackout e ci dispiace per chi ci segue con continuità. Oggi si riprende e ripartiamo dai due giorni passati ad Ascoli per scoprire la grande bellezza delle città (chiamate minori, ma minori non sono) d’Italia. Una città bella e ben tenuta, con una popolazione che ha ancora il gusto di accogliere nel modo migliore gli ospiti che arrivano, che conserva e difende i propri valori dei quali va giustamente orgogliosa. Venendo da Roma il caldo è lo stesso, ma si respira un’altra aria.
Barbara Guerra ci indica il Caseificio Aurora: nuova realtà da seguire, dove l’anima è Paolo Amato, giovane ed appassionato casaro, entusiasta del proprio lavoro. Uno che è sempre in giro, controlla la produzione, segue la vendita e gli eventi, tenta anche l’innovazione e la ricerca. Insomma ce ne fossero come lui in ogni caseificio! il mondo dei formaggi sarebbe sicuramente più vario. E i suoi prodotti sonoo interessanti, anche se le sue preferenze vanno spesso in una direzione che definiamo “creativa”, che va anche bene, ma speriamo non si dimentichi che i valori della tradizione devono parimenti essere perseguiti.
Alfio Visalli è sicuramente un personaggio singolare. Cuoco di lungo corso, (ma chissà come non l’avevamo mai incontrato prima), non ha un ristorante ma non per questo lavora di meno, anzi! Ama selezionare i migliori prodotti dell’isola, stimola inoltre i produttori a perfezionare i prodotti e il modo di porgere, educa il palato dei professionisti del settore, avvia nuovi appassionati alla professione,… e potremmo continuare. Dove vive ha costruito il suo piccolo regno, Blu Lab, che è un pò il suo baricentro operativo. Due chiacchiere con Lui si traformano in un piccolo pranzo, leggero e ben fatto, dove l’attenzione è sempre sulla materia prima, e dove tra l’altro beviamo anche molto bene grazie ad una serie di assaggi mirati. Curiosità: Aci Sant’Antonio è la città del Carretto e un magnifico esemplare fa bella mostra nella sala Enoteca.
E’ morto Stefano Rodotà, per tutti giustamente un grande politico, un grande idealista, un grande difensore dei diritti civili. Per noi è stato a lungo per tanti anni vicino di casa. E lo ricorderemo così sempre in questa sua dimensione quotidiana, umile e schivo, sempre gentilissimo, il primo a salutare Medoc (il cane di quegli anni) e a darci il buongiorno al mattino quando si usciva di casa per prendere il giornale. E capitava anche di incontrarci in un ristorante. Era amante della buona tavola, intenditore di vino, spesso presente alle feste del Gambero Rosso invitato da Stefano Bonilli. Che via era i Giubbonari di quegli anni, con i due Stefani, Bonilli e Rodotà a destra e a sinistra (solo come indicazione geografica) nel giro di 50 m! Oggi non ci sono più e hanno lasciato un grande vuoto.
tributo foto al Messaggero di Roma
150 anni di storia non sono pochi soprattutto nel mondo dei formaggi. I De Gennaro sono qui da almeno 150 anni e della loro storia hanno anche conservato la documentazione. Da qui l’idea di un piccolo museo, interessante, che sorge sul luogo del vecchio laboratorio, mentre il nuovo è subito accanto. E’ una bella storia, che non è solo un racconto del passato, ma anche del presente: i tre figli di Fernando: Tommaso, che ci riceve, Mario ed Emanuele, continuano la tradizione e si sono imposti tra i pochi e migliori artigiani del provolone del Monaco.
Gustare a tutto tondo le meraviglie della città di Roma e le eccezionali proposte gastronomiche di una cucina stellata…il tutto in viaggio; sì, ma comodamente seduti sul bus, il primo gourmet-bus italiano a bordo del quale gli ospiti possono nutrire al tempo stesso stomaco e occhi. E’ stato inaugurato ieri, 7 giugno, “Drive Me Tasting”, questo nuovo format di ristorazione ed intrattenimento ideato dal bus-operator City Sightseeing Roma il cui presidente, Giuseppe Cilia, era presente al varo. Un “torpedone di gran lusso” a due piani che ospita la cucina dello chef stellato Marco Bottega dell’Aminta Resort di Genazzano, accompagnata dai vini del Gruppo Meregalli. Gli ospiti, in tutto 30, partono da Piazza della Repubblica, per poi raggiungere Santa Maria Maggiore, il Colosseo, il Circo Massimo, e poi Castel Sant’Angelo, Piazza Venezia, via del Corso e Piazza Barberini. Cinque soste durante le quali si effettua il servizio di un intero menu degustazione: di sicuro impatto, non c’è che dire! Si può spaziare con gli occhi a 360 gradi guardando il cielo attraverso il soffitto vetrato lasciandosi cullare da un movimento delicato che ricorda le onde del mare. I piatti sono preparati a bordo nella piccola cucina allestita appositamente e lo staff di sala si trova ad affrontare una difficoltà in più: il movimento! Professionalità e preparazione specifica per questi bravi ragazzi, formati e seguiti dall’occhio attento dell’elegante Elisa Cassanmagnago, non solo moglie dello chef, ma padrona “di casa” sia nella sala del loro Resort che su ruote.