A poca distanza dalla piazza Rossa, questo complesso di sei chiese, e un monastero, che è in via di restauro. Bellissimo lascia immaginare quello che poteva essere un tempo. E’ in parte opera di Lamberti da Montagnano, ai primi del seicento, una tappa importante nella creazione di Mosca, come città aggregante dei preesistenti piccoli borghi.
Varie
Vi segnaliamo qui alcuni ristoranti in voga a Mosca. Uilliam (con la U) è stato un pò l’antesignano, ci siamo stati per la prima volta 4 anni fa, nella nostra ultima visita di Mosca. Oggi è forse Ugolek, un bel locale su due livelli molto frequentato, quello che va per la maggiore. Vicinissimi due locali di ispirazione italiana: Salumeria, curata ed elegantina, ma semplice nella proposta (pizza e piatti di gastronomia) e Pinche semplice nell’ambiente, ma più intrigante negli assaggi, insomma più bistrò di tendenza grazie al bravo Luigi Magni che è in cucina.
Dogoromilovo è il mercato dove forse si vede meglio la realtà dell’alimentare di Mosca, aperto al pubblico ma frequentato anche dai cuochi. E’ a breve distanza dal Radisson. Il Globus gourmet è il posto più caro con i migliori prodotti di importazione e anche ottime selezioni di prodotti russi. poco più fuori rispetto al precedente, ma nella stessa direzione. Se invece non vi volete muovere dal centro è d’obbligo la visita ai due grandi magazzini alimentari più belli e monumentali: L’ Eliseevsky market e il Perlov tea House.
Merita tutto la visita al Ruski, sia per la spettacolare posizione all’84simo piano del più alto dei grattacieli, sia per la cura del design e le tante soluzioni adottate (dalle toilettes, al ristorante dei bambini, dalle alcove allice bar, dalla spettacolare cucina a vista al tradizionale forno a legna). La carta offre proposte abbastanza varie e semplici che non hanno grosse pretese gastronomiche, ma che alla fine si rivelano corrette anche per il prezzo niente affato caro come la location invece farebbe supporre.
Ovo, ovvero Carlo Cracco a Mosca
4 anni fa eravamo qui, al primo piano dell’Hotel Lotte, ad assaggiare i piatti di Pierre Gagnaire. Oggi al suo posto è questo OVO di Carlo Cracco. Siamo contenti per un doppio motivo: l’affermazione della cucina italiana e il livello di cucina che abbiamo trovato. Nulla da invidiare a Pierre Gagnaire, stile differente ma sempre grande cucina firmata Carlo Cracco, e ben eseguita interpretata e proposta da Emanuele Pollini, giovane elegante chef che con una piccola brigata fa veramente ottime cose. In sala accoglie con professionalità ed esperienza il bravo Alessandro Troccoli, il menù suggerisce varie proposte e un interessante percorso di degustazione. Il buon giorno si vede dal mattino: il ramo degli stuzzichini è bello e buono, poi un inizio scontato ma dovuto con il crudo di mare, ed ecco che arriva il piatto memorabile: l’insalata di granchio del Mare Artico merita da sola il viaggio. Eravamo già soddisfati, ma come non citare il lodevole pinzimonio e ancora di più il tuorlo non tuorlo, un piatto vegetariano divertente ed intelligente? Difficile mantenere quest’altissimo livello ed infatti il piatto meno convincente sono gli spaghetti a vongole coperti dal troppo peperone, ma riscattati dai successivi intriganti tagliolini con caviale e olio di alghe. Classico il secondo e si chiude con due dessert (meglio lo spettacolare e leggero tiramisù del mandarino e della piccola pasticceria). In sintesi un’ottima cena che non sfigurerebbe in Italia e che rappresenta una delle migliori esperienze che abbiamo fatto di cucina italiana all’estero.
Il gruppo del White Rabbit rappresenta, o almeno così dice, il vertice della ristorazione di Mosca. Il Selfie è un grande e bel locale al primo piano di un elegante Shopping Mall. Il colpo d’occhio è notevole, cucina completamente a vista, grande sala con due note caratteristiche: la bella cantina dei vini a vista e l’acquario per i frutti di mare. Altra cosa positiva il servizio. Sotto l’occhio attento di un giovane sommelier tutto scorre liscio, il vino consigliato è interessante e ben spiegato. Siamo a pranzo, con un menù ridotto probabilmente non rappresentativo della cucina, ma dobbiamo dire che i piatti sono banali e deludenti, salvo un buon tortino di topinambur.
Per noi sarà un bel ricordo questa presentazione di un pezzetto dell’Italia gastronomica ai giornalisti ed altri appassionati di Mosca. Una breve panoramica di 4 regioni: Sicilia, Campania, Lazio e Umbria che si è poi conclusa con un menù appositamete studiato dagli chef del Maritozzo. Tante le domande, le interviste, la curiosità che c’è in molti qui a Mosca per la cultura italiana. Si avverte anche l’orgoglio della riscoperta delle proprie radici e delle tradizioni locali, riscoperta che ha avuto anche una forte spinta dalle sanzioni che hanno stimolato chef e produttori produrre in loco, e da questo punto di vista è stato forse un bene. Di certo speriamo che le sanzioni vadano a scomparire, la libera circolazione delle merci è un bene pari a quella delle persone.
Con le sanzioni in atto si fa un pò di fatica, ma si compensa con creatività ed inventiva. Poi qualche buon prodotto arriva, qualcuno si riesce a trovare anche in Russia e alla fine la carta del menù è tutt’altro che misera, e comprende tante ricette e varianti che spaziano un pò seguendo tutti i generi. L’origine umbra degli chef traspare in alcuni piatti (i frascarelli, la pernice, la cicerchia), ma nel complesso è una proposta ampia che abbraccia vari generi e cucine regionali non tralasciando nè mare nè monti. Anche la carta dei vini spazia lungo la penisola, ma noi siamo curiosi e scegliamo vini che provengono dall’Armenia e dalla Georgia, ben presentati dal servizio in sala. Il cestino del pane è vario, a ns giudizio però migliorabile. Lungo il percorso meglio i calamari del salmone un pò coperto dalle rape rosse, meglio le pappardelle dei frascarelli un pò troppo delicati, meglio la buona pernice cotta a puntino del rombo un pò troppo cotto. Il piatto comunque più interessante e originale ci sembra quello dei quadrucci ripieni di alici ben contrastati dal caprino e rinforzati nella persistenza dal battuto di ostriche, un bel piatto davvero. In cucina Andrea Impero con passione e impegno, dietro le quinte si alternano Marco Gubbiotti e Andrea Santilli. Come già visto nell’altro post, il locale fa parte di una struttura complessa e articolata di indubbio respiro e notevole potenzialità.
Tre piani di benessere gastronomico: ecco il nuovo Maritozzo nell’elegante quartiere delle ambasciate a Mosca. Sulla stessa strada troverete anche altri locali celebri, ma questo nuovo ristorante italiano si distingue per l’alto impegno di risorse: sotto la sigar room con la sua lounge confortevole, al piano terra negozi di lusso delle scarpe (primaria attività dei titolari), e un bellissimo caffè italiano. Il primo piano è quello che maggiormente attira l’attenzione: a sinistra la grande enoteca, dove si può anche mangiar eun menù semplice, a destra il ristroante gourmet, con la cucina completamente a vista. Dietro laboratori di pane, pasticcieria, servizi vari. Insomma un progetto completo che si avvale della consulenza di Ivan Pizzoni con due bravi chef italiani: Marco Gubbiotti e Andrea Santilli che si alternano, mentre Andrea Impero è il bravo chef resident.
E’ bello vedere tre Consorzi insieme fare squadra, anche perchè poi il territorio di riferimento è praticamente contiguo. Siamo in Maremma, è tempo di anteprime e qui siamo ad Alberese, una delle tenute più belle d’Italia nel parco naturale dell’Uccellina. La lunga sala degli antichi granai ora ospita eventi e questa degustazione organizzata per i buyers invitati ha tutte le caratteristiche per lasciare il segno: cornice invidiabile e vini meno blasonati forse di tanti altri toscani, ma che poi si rivelano più che interessanti.