Emiliano sovraintende un altro locale qui a Dubai, il Fumè. Un locale molto gradevole e caratteristico, per l’arredo vecchio stile, per la quantità di oggetti e idee che lo ravvivano, per l’ampia superficie che offre al piano terra una prima colazione e sfiziosità semplici occidentali, mentre al primo piano si gioca con il fusion. Ottimo il pane fatto in casa, molte le carni e i pesci affumicati (donde il nome), e in genere tanta sostanza che trova conferma di gusto e di sapore nel pollo speziato e nella lamb pie che ci vengono servite.
Varie
Si può approntare una prima colazione a 5 stelle per 3500 persone provenienti in genere da almeno 3 continenti ed abitudini dverse? La mission impossible riesce qui al Marquis Marriott tutti i giorni. Un esercito di qualche centinaio di addetti ai lavori accoglie, porta ai tavoli e dirige il traffico. E tutto questo senza che ci sia alcun effetto “mensa”. Questo perchè l’enorme spazio è suddiviso in tanti angoli, spezzettato e inframezzato da ben 6 (Kitchen 6 è il nome di tutto il piano dedicato per l’appunto alla colazione) cucine: occidentale, araba, cinese, indiana, banco cibi freddi, banco bakery. Vedere questa gigantesca struttura all’opera è un vero insegnamento.
Gli italiani, quelli brillanti, sono attivissimi qui a Dubai, e mobili. Così andiamo a salutare Emiliano Bernasconi, conosciuto all’Armani del Burj Khalifa, e Piero Giglio un tempo restaurant manager da Bice. Sono ora insieme in questo magnifico ristorante a Wafi City giusto di fronte alla “piramide” del Raffles Hotel dove tutto è stato costruito in stile antico Egitto. Anche al Qbara lo stile rimane orientale, l’investimento costoso (pare 16 milioni di dollari) per offrire agli oltre 240 coperti (su due livelli e un semiprivè) ogni confort. Bellissima la parete puzzle di pezzi di vecchi tappeti e legni antichi persiani che permette vari effetti tridimensionali di luce e dove si proiettano di continuo immagini, suggestivo il lungo banco dei cocktail, belle le cucine a vista. La cucina è dichiaratamente fusion, e cerca di unire cura e informalità con i piatti che vengono portati al centro della tavola per essere condivisi. Gli ingredienti sono buoni, come ce lo confermano in particolare il polpo tenerissimo e l’oca cotta al punto giusto, qualche ridondanza nei condimenti e servizio curato e professionale.
Cooking for Art Milano 2015: 3 giorni di Alta Cucina & Mercato
Dopo il successo del Cooking for Art di Roma, appena concluso, Milano si prepara ad accogliere uno degli eventi più attesi dell’anno nel mondo del food e dell’ospitalità: Cooking For Art.
Massimo Bottura e Mario Batali a lezione di pizza da Gino Sorbillo! Due tra i più bravi e apprezzati chef al mondo, Bottura e Batali, condividono tante cose: l’amore per i tortellini (ricordiamo che Mario Batali ha perfezionato la sua conoscenza dlela cucna italiana proprio a Bologna, prima di ritornare in USA e aprire “Babbo”) e per la pizza. Eccoli a Milano nella pizzeria di Sorbillo per un memorabile incontro a 3.
Dopo il successo di Cooking for Art di Roma, appena concluso, Milano si prepara ad accogliere uno degli eventi più attesi dell’anno nel mondo del food e dell’ospitalità: Cooking For Art
Capri un tempo era coperta di vigne, anche perchè il vino dava sostentamento agli abitanti. Oggi sono poche, alcune a Marina Grande, ma quasi a livello mare, le più interessanti sparse sui declivi di Anacapri e quella storicamente più importante è nei giardini di Villa San Michele. Qui abita il Console svedese che ha comunque interesse a valorizzare questo lembo bellissimo di terra che racchiude il gioiello della villa di Axel Munthe. Raffaele Pagano, ben noto per i vini di Joaquin, nessuno è banale e tutti “particolari”, è per carattere e indole predestinato alle missioni se non impossibili, almeno complicate. Come quella di seguire questi filari sparsi, raccogliere l’uva alla sera, imbarcarla al primo aliscafo del mattino sotto ghiaccio e portarla ad Avellino per ottenere poche ma preziose bottiglie. L’ultima sua creazione è dedicata per l’appunto ad Axel Munthe.
E così Bottura è arrivato che più in alto non si può. Prima di lui ricordiamo che una dozzina di anni fa ci arrivò nella Gault&Millau francese Marc Veyrat con ben due ristoranti. Ma per l’Italia è la prima volta, e ne siamo felici non solo per il riconoscimento alle qualità dello chef e del suo ristorante, ma anche per l’enorme lavoro svolto da Massimo Bottura in favore di tutta la ristorazione italiana. Se l’immagine della nostra cucina è trionfante nel mondo lo si deve anche a Lui. Ed infine proprio nell’anno dell’Expò a Massimo Bottura si deve l’iniziativa forse più iconica: il Refettorio Ambrosiano, che meglio di qualsiasi altra cosa incarna lo spirito dell’esposizione universale. Massimo complimenti, te lo meriti e accanto a te Lara, elegante ed intelligente compagna, e la tua magnifica brigata, da Taka a Davide, da Enrico a Beppe e a tutti gli altri bravi ragazzi che ti circondano.
Non deve essere stato facile radunare insieme tanti megaVip, ma Riccardo Cotarella è un mago e ci è riuscito. Eccoci qui a presenziare all’avvenimento, ma dobbiamo dire che non ci hanno deluso, sia perchè i vini assaggiati poi alla fine sono anche buoni e alcuni più che buoni, ma anche perchè il vino riesce ad unire personalità e mondi diversi ed alla fine ci siamo ritrovati tutti insieme a brindare, e qualcuno anche a cantare. Un plauso al servizio veloce e anche ai piatti (non leggerissimi, visto che dovevano essere tanti, ma bisogna tener conto che la maggior parte dei vini erano rossi e di spessore). Un plauso anche agli interventi: di circostanza (da D’Alema a Vespa) di ricordi (dalla Nannini alla Todini), misurati (da Moratti ad Al Bano). Nota di demerito solo per Oscar Farinetti, ha chiuso con un riepilogo dei 7 vini assaggiati, dove è passato dalle note sensoriali di brillantina a quelle del borotalco sulla pelle di un bambino. Ci ha fatto divertire, ma se l’avesse fatto uno di noi sarebbe stato crocefisso per secoli a venire.