Le Fate si sa non stanno dietro l’angolo, ed infatti la loro Baita è discosta, in un luogo un pò impervio e fuori mano: la Valfloriana. Come ogni fata che si rispetti, non mancano le sorprese, la più curiosa è l’allevamento di Alpaca, che è quasi adiacente alla baita. Dalle Ande alle Alpi, sembrano aver mantenuto tutti i loro pregi, non solo la morbida peluria, ma anche il buon carattere e la socievolezza (sono amate dai bambini). La Baita è invece il sogno di Simona e Massimo, due emiliani capitati qui quasi per caso, poi si sono innamorati di questo posto e gli hanno conferito un pizzico di magia e notorietà. Il risultato si vede, la Baita lavora a ritmo intenso ed il paese è diventato molto più conosciuto e frequentato. Speriamo che ringrazi lo sforzo di chi ci ha creduto. In cucina dovrebbero fare cose semplici, ma ogni tanto le fate prendono la mano e non sempre i gusti tornano, però ci si sta d’incanto persi in un panorama senza fondo.
Porzioni Cremona
Umberto Montano con tenacia e pazienza sta portando avanti (e non è facile con la pandemia di mezzo) il suo disegno: Un Mercato Centrale nei punti chiave delle grandi città. Il Mercato è sempre stato il punto di ritrovo e riunione di ogni popolazione. Da tempo quelli comunali sono in declino perchè ormai è il consumo in loco la scelta obbligata e non quella della spesa che si farà sempre di più senza muoversi da casa. Eccoci a scoprire le meraviglie del nuovo Mercato Centrale a Milano, adiacente al binario 1 e poco meno lungo. Due strati di attrazioni gastronomiche: i fiori della Piccinni, le empanadas di Perdomo, il pane di Longoni, gli ottimi dolci della Martesana della famiglia Santoro, le buoni carni di Savigni (e sopra quelle di Bastianich), e ancora vini e birre in ogni dove. L’unica difficoltà è che per menù completo (un pesce, la carne, il pane, il dolce, il vino e il caffè) ti devi alzare sei volte, o meglio trovi qualcuno come Francesca Martire che ci ha simpaticamente servito al tavolo. L’alternativa comoda c’è: il ristorante classico, ma è un pò in fondo e defilato. Tra le mille e una proposta c’è anche una chicca: la pasticceria di pesce di Jérémie Depruneaux. Abbiamo ad esempio assaggiato il Cannolo siciliano con crema di ricciola e liquirizia , mandorle, pistacchi salicorniq e limone candito; la Tartelletta di anguilla affumicata con pepe di Sichuan e ribes; il Macaron con crema di gamberi al grand marnier con arancia. I primi due una curiosità, l’ultimo (il Macaron) decisamente buono. Comunque c’è venuta la curiosità di provare il suo fish bar al centro.
Si vive solo 3 volte. RIchard Geoffroy, prima medico, poi 35 anni chef de cave alla Dom Perignon (non una cave qualsiasi) dove ha strabiliato tutti lanciando la nuova serie oenoteque, ora si cimenta in una nuova avventura. Affascinato dal Giappone e dalla sua cultura, si è inventato un nuovo modo di fare il sakè: non da una singola “brew” (come in genere viene fatto) ma creando un blend partendo da selezionati sakè. Ci ha presentato al De Russie la sua prima e raffinata bottiglia (costa poco meno di un Dom Perignon), IWA 5, Iwa crediamo da Shiraiwa, il luogo di produzione in Giappone, e 5 è il grado di armonia raggiunto secondo la sua scala. Ogni anno ce ne sarà uno leggermente diverso, probabilmente migliore, certamente più caro. All’assaggio il palato viene avvolto da un’elegante morbidezza mandorlata che in effetti non risulta per nulla stucchevole e ben si abbina ai piatti che il De Russie ha proposto per l’occasione, salvo forse il gradevole gazpacho all’anguria (che per altro sarebbe stato difficile abbinare anche al vino….o forse no se ci avessero servito il Dom Perignon!).
Cibo Benessere ed Etica, se ne parla a Teramo in un convegno organizzato dal Comune con l’Università e la regia di Antonio Paolini. La scena è tutta per Massimo Bottura e Niko Romito assieme sul palco, mentre Heinz Beck all’ultimo momento ha dovuto dare forfait e si è collegato in remoto. I video presentati hanno ampiamente documentato il loro lavoro nei vari campi, Beck a stretto contatto con il mondo ospedaliero, Bottura con la battaglia contro gli sprechi e i suoi Refettori sparsi nel mondo, Romito con i suoi approfondimenti sui menù della ristorazione collettiva. Mauro Serafini, professore nutrizionista ha commentato da un punto di vista scientifico e le centinaia di persone presenti hanno capito che alcuni chef non solo fanno ottime ricette ma cercano di affrontare le grandi problematiche della salute e del sociale. Piacevolissima poi la chiusura della serata al Cipria di Mare con Massimo Bottura e Niko Romito allegri e rilassati. Menù firmato dallo chef residente Alessandro De Antoniis e Sabatino Lattanzi. Ringraziamo il sindaco Gianguido D’Alberto e l’assessore Antonio Filipponi per il gradito invito.
Da lontano sembra una casa come tante altre, poi avvicinandosi si capisce la differenza. Un bel parcheggio, un piccolo giardino curato e poi si entra in un locale dove ogni dettaglio architettonico e di arredo è stato curato. Bella la veranda aperta sul verde del giardino, gradevole la sala posta di fronte alla cucina a vista. Riceve con un calice già pronto Christian Rainer, per farti subito apprezzare un’accoglienza tra le migliori d’Italia (e non solo). Il locale porta il nome dello chef, ma diciamo che qui alla cucina si affianca appunto una grande sala per merito della classe di Christian ma anche di come ha saputo istruire la sua brigata (citiamo almeno i giovani Gabriele Siroli e Leonardo Rossi). La cucina vede con Peter altri giovani in gamba: Stefano Rossi e Luca Colombo come souschef, Piercarlo Altieri e Matteo Grandi alle partite e, molto brava, Maria Novella Salani in pasticceria. In ultimo, ma avremmo dovuto cominciare da lui, Peter Brunel. Ci sembra sempre un ragazzo come quando l’avevamo conosciuto in montagna (è della val di Fassa), poi a Trento, a Firenze ed ora qua, sempre allegro e vivace, sempre proiettato verso una cucina che insegue i suoi mutevoli sogni. In questa fase è il Perù che lo ispira, ma non manca il Giappone e soprattutto il vegetale. Un menù ricco appunto di spunti green che si rende subito piacevole, vario e intrigante. I piatti migliori? per noi le alici appese, intense e decise, e un ottimo cavolfiore cotto e passato al fumo. Ma bisogna citare anche i dessert per merito della brava Maria Novella e anche qui sono molto green con la frutta e soprattuto gli ortaggi (ottimo questo dessert) che la fanno da padrone. Peter è bravo ad aver coinvolto così tanti giovani di cucina e di sala nel suo progetto, motivandoli e facendo una bella squadra. Si sta dimostrando anche imprenditore capace, il locale è partito bene, arriva gente anche da lontano e presto ci sarà accanto la possibilità di arrivare anche con l’elicottero!
C’è una grande struttura per eventi, ma c’è anche un grande chef in cucina, Domenico Marotta, che ancora giovanissimo ci ha proposto uno dei migliori pranzi dell’anno. Il ristorante gourmet è quasi nascosto, si entra da una porticina, si sale per scoprire una saletta spoglia, minimalista con una grande vetrata e 4 tavoli. Accoglie con professionalità Anna Coppola, e dalla cucina arrivano una serie di assaggi che coniugano tecnica, creatività ed equilibrio. D’altronde la classe non è acqua, si acquisisce con i lunghi anni passati da Alain Passard, Andrea Berton, Eric Frechon, Enrico Crippa, a In De Wulf e Seiji Yamamoto (Ryugin Tokyo). Il menù proposto è esemplare con una serie di prodotti dell’orto in primo piano, trattati con leggerezza, resi intriganti dai tanti abbinamenti. E ancora a ruota il pesce e la carne arricchiscono la scena, il risotto è forse il migliore assaggiato a sud del Po. Tante le contaminazioni risolte in chiave estrosa ed elegante, ma anche le radici ci restituiscono un agnello lauticauda esemplare, e perfino i dessert si fanno apprezzare. A cercare il pelo nell’uovo, qualche sapidità di troppo e l’intingolo in eccesso sugli spaghettoni, ma siamo di fronte ad uno dei migliori giovani talenti della nostra ristorazione, che per altro a parlarci non se la tira nemmeno come invece a volte riscontriamo in tanti giovani che rientrano a casa esaltati per uno stage di solo pochi mesi. Complimenti davvero a Domenico.
Una giornata piena ad Orvieto per il lancio della settimana dell’Arte e del Gusto una serie di iniziative golose ed artistiche che animeranno il centro storico dal27 settembre al 3 ottobre e che poi avranno una lunga coda con una serie di cene a 4 mani nei vari ristoranti di città che ospiteranno chef stellati. Il tutto ha l’anima e la firma anche della Famiglia Cotarella ed infatti le tre cugine sorelle Dominga Marta ed Enrica hanno accolto e ricevuto gli ospiti. Bello anche il pranzo nella barricaia dopo la visita in cantina del giorno dopo. Tra i vini assaggiati, tutti molto buoni a conferma che la denominazione è in crescita, ciè piaciuto l’ orvieto classico di Decugnano Dei Barbi tra i bianchi e il Marcigliano della Famiglia Cotarella tra i rossi. Mentre il giorno dopo gran chiusura con il Montiano 2016 vino bandiera della Cantina.
Sara Scarsella è la terza finalista della Selezione Centrosud di Emergente Chef
Sara Scarsella di Sintesi ad Ariccia vince la terza batteria e sarà quindi finalista alla FInale di Emergente Chef (che si svolgerà ad inizio 2022). Le sue ricette: tubetti rigati affumicati con sedano rapa e nasturzio e dumpling di maiale con sedano fermentato e brodo di guanciale. Non è stata facile in quanto a ridosso è arrivato Onofrio Pagnotto di Tenerumi del Therasia Resort alle isole Eolie con due eleganti ricette. Gli altri e comunque bravi concorrenti sono stati: Mattia Di Cori di Acqua Bulle un nuovo ristorante a Nemi, Claudia Capparella di Aroma a Palazzo Manfredi a Roma, Daniele Senis di Cucina Eat a Cagliari, Maicol Pasquali di Da Sebastiani a Ortezzano nelle Marche. Presente in giuria anche Alma, scuola di cucina internazionale alla Reggia di Colorno dove il 9 ed il 10 ottobre verrà disputata la Selezione Nord di Emergente Chef.
Prima giornata della Selezione Emergente Chef Centrosud a Vinoforum. Nella prima batteria (il Sud) Vince Francesco Lorusso di Bramea a Palazzo San Gervasio con due bei piatti (i lumaconi di Pastificio dei Campi nappati e il riso Passiu con tamarindo china e cinghiale). Ma bravi anche gli altri partecipanti: Danilo Stinga di Casa Mele a Positano, Pietro De Martino del Relais Blu a Massalubrense, Michele Lauria di Ricordi di Salerno, Franesco Cardace di Hyle di San Giovanni in Fiore che ha ricevuto una menzione speciale. Nella seconda batteria (il Centro) vince Matteo Morbini con le candele spezzate olio al sedano e alici e le costine di mangalika con miso ai fagioli. Matteo è lo chef di un nuovo ristorante a Lucca, Olio su Tavola. Gli altri partecipanti: Alexandru Nicolae Iuga di Mater a Moggiona, menzione della giuria, Nicola Gargani del Giglio di Lucca, Giuseppe Amato di Caino e chiude Roberto Di Crescenzio di Andreina a Loreto. Questi ultimi due chef hanno presentato belle ed eleganti ricette. Oggi terza batteria, il Lazio
Con il caldo di una piena estate c’eravamo fermati solo per un saluto, poi è arrivato il cocktail hibiscus fatto con aceto di fiori di ibisco fatto in casa olio al peperoncino, kombucha al the verde e bitter, poi un finger tira l’altro, e come non si può che rimanere a bocca aperta a vedere la perfezione delle squame di pesce soffiate o ad assaggiare la melanzana più buona mai provata? (Scoperta per caso quando Giuseppe appena arrivato a Tokyo andò a mangiare in un locale giapponese che non aveva menù in inglese e ordinò alla cieca le melazane non sapendo cosa potesse arrivare. Da quell’assaggio l’idea della ricetta). Giuseppe si conferma uno dei migliori giovani chef, con un potenziale ancora tutto da scoprire.