Roma segreta e sorprendente. Quasi sotto al Cupolone chi sospetterebbe che esiste una fattoria con tanto di animali e spazi verdi? La Fattorietta, sulle pendici del Parco Piccolomini, ed è qui che Emiliano De Venuti (per altro abituato ai grandi spazi verdi romani, vedi anche Vinoforum) ha creato il suo temporary restaurant che opererà per tutta la stagione estiva. Spritz e ribs a volontà con carne accuratamente selezionata e affumicata al punto giusto, ed anche le patate fritte meritano. Da vivere con la famiglia godendo il fresco della sera. Complimenti ad Emiliano e gli facciamo i migliori auguri per Città della Pizza che sarà attiva questo weekend, ma noi saremo lontani.
Porzioni Cremona
Il Circolo dell’olio a Monteverde (via Fratelli Bandiera) era già considerato una chicca nel passaparola degli appassionati romani per via della bella collezione di oli evo, e soprattutto per la piacevolezza del locale e dell’accoglienza da parte dei titolari (tra i quali Bruno Colella e Enzo Monforte) che provengono da altri settori e che ricevono come se fosse una casa aperta agli amici. L’unica pecca (non piccola visto che si mangia anche) è che non c’era un cuoco. Ora è arrivato, si chiama Mattia Bartolini, modesto e capace, e soprattutto un ottimo selezionatore di ingredienti. Ama le ostriche, la burrata e la carne che propone anche in varietà differenti. I prezzi e l’accoglienza sono quelli che già conoscevamo, insomma un posto che merita, sperando che il successo non ne alteri lo stile.
I ristoranti hanno tutti sofferto per la pandemia, ma chi sta in un albergo di lusso nelle città d’arte d’Italia ha sicuramente sofferto ancora di più. E’ stato forse il segmento più colpito e ancora adesso deve confrontarsi con un turismo che molto lentamente sta ripartendo al contrario di altre località, al mare o in montagna che hanno prospettive sicuramente più rosee. Ci vuole ottimismo fiducia e coraggio, nell’attesa di riaprire il ristorante gourmet (previsto a settembre), Francesco Apreda è ben attivo sulla splendida “Terrazza” dell’Hotel Pantheon con vista a tu per tu con la cupola di Sant’Ivo di un altro Francesco, il Borromini. Un Francesco minore? direi di no a giudicare dall’elegante ricciola e dall’ottimo pollo tandoori uno dei nostri piatti del cuore!.
All’Acquolina non solo sono indubbiamente bravi (una delle brigate migliori e più coese tra sala e cucina della Capitale, grazie all’ottimo lavoro di Andrea La Caita e Benito Cascone), ma anche molto attivi. Già praticamente non avevano mai quasi del tutto chiuso anche in pandemia grazie all’Acquaroof in terrazza, e ora sono tra i primi a ripartire con cene mirate. Una cena a 4 mani tra lo chef resident Daniele Lippi e Roy Caceres. Eravamo curiosi di rivedere Roy per capire il suo nuovo percorso dopo la chiusura di Metamorfosi. Attualmente conduce il Carnal, cucina semplice colombiana, in attesa di rilanciarsi con un progetto più ambizioso che dovrebbe veder la luce verso fine anno. Ed in effetti il menù è stato impostato sulla filosofia del Carnal cercando di aggiungere per l’occasione un pizzico di eleganza in più. Il risultato è stato interessante, nelle sue contaminazioni colombiane soprattutto quando a loro volta non erano troppo contaminate dalle influenze nostrane. Ottimo l’inizio con tiradito e ceviche dove è difficile scegliere la migliore, anche perchè forse fin troppo simili. Sempre molto gradevole la delicata tostada di baccalà, mentre meno riusciti secondo noi i successivi assaggi dove appunto aumenta il peso della componente mediterranea con i totanetti fritti, la trippa di rana pescatrice, la penna alla brace. Ma nel complesso la cucina del Carnal che ricordiamo si presenta come cucina di fast food con le ricette che si mangiano per lo più con le mani, supera la prova del fine dining anche grazie alla mixologia con una serie di pairing colorati, gradevoli (anche se un pò discontinui, siamo passati ad esempio di colpo da un dolce Conte Molinari a un salato Chupito mediterraneo).
Ormai tutti offrono (quasi) tutto, e ad ogni apertura ci sembra di percorrere lo stesso menù. Al mattino le colazioni, poi il pranzo veloce, l’aperitivo e la cena, con la scelta di pizze, hamburgher e così via. Come orientarsi in questo appiattimento generale? La differenza la fa il manico che in questo caso ha nome e cognome: Federico Feliziani, ideatore di Parco Appio, ma anche esperto di prodotti in particolare vini naturali e birre. Ed infatti iniziamo con un fresco e leggero vino bianco per finire con una potente lambic belga tipologia gueuze a fermentazione naturale. Tra l’uno e l’altra una serie di assaggini più che corretti che fanno risaltare la sapiente scelta di ingredienti. In alto le polpette di bollito tenaci come dovrebbero sempre essere, e le rape rosse fermentate in casa acidule ed equilibrate. Ma sarebbero tanti gli assaggi da fare, meriterebbero un’altra serata: l’estate è lunga, il Parco Appio rimane aperto fino a fine ottobre.
Due lauree mancate per poco, ma in compenso due bravissimi pasticcieri in più: Marta Boccanera e Felice Venanzi. Crediamo che la città ci abbia guadagnato. Se in un settore Roma è largamente sottorappresentata rispetto ad altre città, pensiamo sia proprio quello della pasticceria. Un locale come questo ha pochi confronti, basterebbe visitare il piano sotto, il laboratorio, per capire come deve essere impostata una lavorazione moderna di qualità con una pulita divisione degli spazi, una scelta di attrezzature eccellenti (dal Koma al Roboqbo), un personale educato e disponibile. Complimenti quindi a loro, che per altro sono ancora molto giovani e quindi con grande potenziale di crescita. Speriamo un giorno di avere anche nella Capitale una pasticceria che possa competere con le migliori di Parigi. I loro prodotti sono già eccellenti, manca l’ultimo miglio. Ce la faranno di sicuro.
Il primo ritorno verso la normalità ce l’offre l’amico Jerry Bortolan con un invito al Marchese. Un bel locale davvero, con una cucina a vista e ampie vetrine di bottiglie, in particolare “amari” di tutti i generi che sono spesso anche alla base dei cocktails che Fabrizio Valeriani realizza di fronte ai vostri occhi. A fianco la cucina di Daniele Roppo, un solido chef che punta alla sostanza facendo piatti generosi. Ha un debole per i fritti, che comunque gli riescono bene. Una cucina che appaga la clientela, che mostra qualche sbavatura nei dettagli (la troppa salsa che copre un ottimo pollo, il filetto non ben frollato, il pane scadente). Però nel complesso, l’ambiente, il servizio e anche la cucina si fanno ben apprezzare: in sintesi potremmo definire il Marchese una bella osteria elegante volutamente un pò retrò.
Fabio Gulotta è una di quelle persone che in un territorio fanno la differenza. Slow Food di lungo corso, è l’instancabile animatore e difensore dei valori enogastronomici del territorio. Ha creato e dirige la Strada dei Sapori, collabora con il Parco della Valle dei Templi per il progetto Diodoros che punta alla valorizzazione del patrimonio agricolo del parco. Non ultimo ha anche un ristorante che, dopo queste premesse, non solo non delude ma si fa apprezzare, sia per la posizione (a ridosso di una bella chiesa sconsacrata con anche la possibilità di utilizzarne lo spazio per degli eventi), sia per il gradevole arredo, sia infine per la cucina. Poche proposte, tutte rigorosamente coniugate con i prodotti di stagione freschi e selezionati dai piccoli produttori locali. Terracotta merita la sosta e Fabio la stima di tutti coloro che si battono per la qualità del cibo e del vino.
Non avevamo mai provato le bombe salate di Niko Romito, e, conoscendo la bontà di quelle dolci, eravamo curiosi. Eccoci quindi allo Spazio di Roma per un rapido lunch. Non rapidissimo in quanto il locale era fortunatamente pieno ed il servizio non proprio veloce. In compenso molto preciso e cortese, inoltre anche nel lato bottega e bar l’ambiente è pulito, gradevole e funzionale e quindi è un piacere viverlo. C’è una scelta di bombe salate, ne abbiamo provate due: quella al pollo, decisamente gradevole, leggera ed equilibrata; quella con ricotta e verdure ripassate meno convincente (verdure non “tirate” e limone invadente). Comunque ci piace l’idea della bomba come alternativa al panino classico degli hambuergher. Per dessert una conferma è la bontà della bomba con la crema, meglio del croissant un pò asciutto e pesante.
Un locale che vanta una posizione eccezionale a ridosso del Parco e con bella veduta sulla Valle dei Templi. All’interno è curato e propone una cucina, soprattutto di pesce, di buona fattura e materia prima. Gestito dalla famiglia Sanfilippo: Alfonso accoglie e consiglia il cliente sulla proposta del giorno.