La prima giornata si conlude con la cena di Donato Episcopo e la seconda si apre con l’interessante confronto tra i giovani imprenditori del salentino: Clemente Zucca per il vino, Giovanni Grandioso per l’ospitalità, Daniele Totisco per una nuova ospitalità a misura del cliente, Valentina Rizzo e Giulia Tramis sulla nuova ristorazione che parte dalla tradizione ma che cerca anche di evolversi. Subito dopo è la sala la protagonista con altri interventi e poi il testimone passa alla cucina con due giovani chef in campo: Ciro Scamardella con una serie di ottimi assaggi (l’impepata in evidenza), e Michele Lazzarini con un’animella che da sola valeva il viaggio. In sintesi un’edizione che all’ultimo momento è cresciuta giocando un pò d’azzardo, ma il coraggio è stato ampiamente ripagato dall’afflusso di un pubblico ordinato ed attento. Prossima edizione? Pensiamo in primavera e non mancherà il Premio Emergente.
Porzioni Cremona
E’stato uno degli ultimi ristoranti visitati prima del lockdown, e con Alessandro Natali, grande conoscitore di champagne ed anche, con Enrico Mazza, proprietario di Extrè, uno tra i pochissimi champagne di proprietà italiana, abbiamo deciso di brindare alla ripartenza proprio a Cantina Cattaneo dove c’eravamo lasciati. Lo champagne ovviamente non è mancato (con un plus al numero II , due in caratteri romani) e ce n’è voluto tanto (ma non è stato un sacrificio) perchè poi un piatto tira l’altro. Colpa dello champagne? i piatti ci sono sembrati particolarmente godibili e gustosi, ed il merito non va solo all’abbinamento quanto alle doti di Enrico Bo, chef maturo, ma modesto, sempre disponibile e con il sorriso. La sua cucina è un vero “confort food, generosa nelle portate, centrata sui sapori, ed in effetti guardando intorno non un tavolo disponibile. Se siete in due poi il consiglio è di prenotare il tavolo nella cisterna esterna per una serata con i fiochi, ed ovviamente a tutto champagne!
Prima giornata di Foodexp che si apre con un bel approfondimento del tema Young in the future con Gioacchino Bonsignore, Paolo Marchi, Salvatore Leo, Fabio Pollice rettore dell’Università del Salento e naturalmente Giovanni Pizzolante organizzatore dell’evento. Poi tanti altri dibattiti, e larga presenza di chef. Parliamo anche del nostro Premio Emergente con Stefano Pistollato e Dario Iurlano, moderati da Mariella Piscopo epartecipaimo al pranzo di Valentina Rizzo chef della Farmacia dei Sani a Ruffano. Insomma una giornata densa, con tanti personaggi importnati venuti fin qua, e già vediamo al lavoro in cucina Donato Episcopo al lavoro per la cena.
Al via la nuova edizione di Foodexp, rinviata causa Covid e rimaneggiata: con Giovanni Pizzolante abbiamo convenuto di rimandare al 2021 le gare di Emergente. Ma per il resto il programma è avvincente e ricco di spunti. Lo presenta alla stampa nella bella sala di questo nuovo e moderno W Club nel centro storico di Lecce, in una cena conviviale approntata da Ivan Scrimitore chef resident del W, Cosimo Russo dell’omonimo ristorante di Leverano, Emanuele Frisenda di Aqua a Porto Cesareo, CHiara Spalluto della gelateria Vittoria.
Li avevamo conosciuti a Emergente Chef dove avevano lasciato il segno e quindi non avevamo dubbi che avrebbero messo su un bel locale. Ma la realtà è ben superiore: è veramente un bel ristorante questo DUO, per la sua posizione nel centro storico, ma appena defilata, per gli ampi spazi, per il fine arredo. Loro poi hanno studiato dettaglio per dettaglio, dalle ceramiche alle posate, dai lumi ai tovaglioli. E in cucina hanno saggiamente scelto una linea abbastanza tranquilla, il giusto via di mezzo evitando il banale e il troppo rischioso che, soprattutto di questi tempi e in fase di lancio potrebbe essere non capito. Ambedue sono in cucina, Lui più sul salato e Lei nominalmente ai dessert (ma ne oltrepassano facilmente il confine, e su qualche ricetta scambiano pure i ruoli) e per la sala si sono affidati al bravo Fabio Battaglia (coadiuvato da Michela Iannì) che in poco tempo ha impostato una piccola ma interessante carta di vini. Non amiamo particolarmente il crudo, ma il loro è particolarmente bello (oltre che buono), e tutto il resto scorre velocemente e piacevolmente con due buoni dessert in chiusura. E’ nato un nuovo bel ristorante in tempi di pandemia e non possiamo che essere felici.
Vicino all’agriturismo dei Due Laghi, che si distingue per la sua bellissima posizione ed il panorama eccezionale, c’è la Macelleria Onofri che da qualche tempo ha avviato un’attività di ristorazione semplice ma di sostanza: un baracchino con tavoli di legno, senza alcun fronzolo, dove ci si siede dopo essere passati di fronte alla vetrina ed ordinata la carne prescelta. Ben tre griglie al servizio per la cottura, e nonostante l’afflusso il tutto è abbastanza rapido. E ci si sta bene, sia perchè la carne è buona sia per il bel panorama e sia perchè si beve anche molto bene. I meriti questa volta non sono di Michela Onofri, la titolare, ma di Maurizio Serva della Trota che ha portato il vino e che ringraziamo.
Viene una stretta al cuore tornare qui dov’era il grande Fulvio Pierangelini e ritrovarsi di fronte a tutt’altra cosa. Al limite avremmo preferito vederci una banca o comunque altra attività, altrimenti il confronto è per forza impietoso. Poteva forse andare pure peggio, perchè poi, specie la cucina, uno sforzo lo fa. Entriamo dopo tanti anni in questa sala che vedeva un massimo di 16 coperti, mentre ora ce ne sono 4 volte tante, e forse pure di più quando il Covid sarà passato. Nasce come spin off di Papapveri e Papere, un locale ben frequentato di San Miniato guidato da Angelo Capozio, attivo nella distribuzione dei vini, e Paolo Fiaschi chef. Questa ne è la versione a mare, allegra, spigliata, con alcuni indubbi pregi: piena di famiglie e bambini (che di certo non sarebbero stati ammessi alla corte di Fulvio), prezzi abbordabili tenendo conto della posizione, e almeno due persone che ce la mettono tutta: Elisa Benvenuti al tavolo cerca di compensare un servizio di sala imbambolato, e Alessandro Del Re in una piccola cucina cerca di reggere l’urto dei tanti coperti. La sua è una cucina semza particolari ambizioni, ma che cerca di seguire e soddisfare quello che una clientela eclettica come questa vuole: piatti semplici e sapori collaudati. Ci riesce con qualche ingenuità ma anche con perizia: i tortelli e il dessert finale possono andare in un”antologia del “confort food” da salvare.
Ci piace sempre tornare ad Aqua Crua perchè riteniamo Giuliano Baldessari uno dei nostri migliori chef ancora abbastanza giovani e con un potenziale da esprimere. La sua è, secondo noi, una delle migliori cucine d’avanguardia, una cucina che guarda al domani con un approccio che resta tutto sommato semplice quasi disincantato. La ricerca c’è, ma non si riversa sul cliente, l’ambizione c’è, ma c’è anche autoironia e leggerezza (pensiamo all’omaggio a Tinto Brass, o all’arredo della sala). Se per dire Gipponi di Dina è un grande chef con un suo mondo un pò introverso, al contrario Baldessari è solare. Cosa gli manca? pensiamo ancora un pizzico di maturità, qualche riflessione ulteriore sulle ricette che a volte sembrano quasi non pefettamente compiute, un pò frettolose, come se mancasse il tocco finale. Ma di idee ce ne sono buone e tante lungo il lungo percorso che arriva al tavolo, dall’ampia e notevole serie di stuzzichini con al vertice il delizioso croccante di riso, ed ancora il gambero, la sensazionale muffa, ma anche un grande risotto e un piccione understated di grande equilibrio. Gli altri piatti sono comunque buoni e di livello, nessuna cosa inefficace o che passi inosservata, ma forse l’idea di base non è portata a termine come dovrebbe. Il dubbio permane nella sala: allegra colorata, che sembra quasi non prendersi sul serio. Giuliano ha sicuramente tante ambizioni e se le merita, vorrà arrivare fino in fondo? O forse è meglio goderselo così visto anche che i numeri gli danno ragione: il locale è sempre pieno, e di questi tempi non è poco, e a noi di sicuro già piace, e tanto, e ci ritorneremo.
All’ Acquaroof si mangiava pesce pure prima, ma sembra più decisa la direzione verso quella che potremmo definire un’osteria di pesce indubbiamente chic vista la posizione privilegiata in alto con il panorama del centro storico. Antipastini sfiziosi, guizzanti e decise le buone seppie sporche, servizio principalmente al tegamino individuale, con i sapori sapidi del pescato di giornata. E che pesce! un’occhiata in cucina ce lo conferma con Daniele Lippi alle prese con un magnifico esemplare da venti chili. Alla guida sempre Andrea La Caita con a fianco Benito Cascone e al roof da segnalare al servizio Emanuele Pica e Francesco Aldieri. A breve riapre l’Acquolina gourmet, ci saranno cambiamenti? vedremo presto.
Esiste da anni, ma se ne parla poco. E’ uno di quei locali affidabili, continui nel tempo, che non vogliono attirare l’attenzione quanto soddisfare la clientela. Parliamo di questo Mestolo che da oltre venti anni è attivo. Un pò defilato dal centro storico, ma conveniente per la sua posizione vicino alla tangenziale. Dentro una serie di spazi ben arredati, una piccola veranda estiva, un menù che non promette bistecche ma solo pesce, vanto del locale dalla sua nascita. Alla guida due professionisti della ristorazione, lui Gaetano in sala, lei Nicoletta in cucina, coadiuvati da un solido staff. Cucina di buon pesce,che cerca un’alternativa all’usuale senza cadere nell’eccesso opposto.