Moneglia è un piccolo borgo ben preservato (anche grazie al suo parziale isolamento, per arrivarci bisogna superare cinque gallerie da brivido!) e che ora aggiunge un motivo in più, anzi il vero motivo per noi golosi: una tavola interessante. Ma prima di arrivarci due parole sulla famiglia dove la madre indubbiamente fa la differenza. E’ Lei che con determinazione anno dopo anno ha rinnovato il tranquillo albergo di prima per farne un boutique hotel, è lei che è dietro all’arredo, ed è anche Lei che ha voluto fortemente questo ristorante: l’Orto chiamando un giovane come Jorg Giubbani di soli 28 anni (già conosicuto ad Emergente Chef) alla guida. L’orto ovviamente c’è, anzi sono più di uno, fanno anche prodotti in vasetti e vino, e cercano per il ristroanti altri prodotti di qualità per completare la linea delle materie prime. COme dire c’è un pensiero, ma c’è anche la sostanza. Jorg ha fatto buona scuola (anche ad EMergente pe rtre volte) ed è ora più maturo. In cucina è aiutato da Edi sorella di Orietta, mentre la sala vede sempre Orietta protagonista con la figlia Francesca al fianco. La scansione delle portate è stata più che lodevole, dimostrando varietà di idee, curata elaborazione ed anche un’attenzione alla presentazione. L’inizio poi è fulimnate, il cuore di bue verde arrostito che abbiamo messo in copertina a questo articolo. Piatti come questi, semplice , di gran materia prima, di vero orto, e perfettamente equilibrati poi nel resto del menù non ne abbiamo trovati. Ma comunque come dicevamo il livello si è mantenuto interessante (meglio antipasti e baccalà dei due primi) e fa sperare in un’ulteriore crescita perchè il potenziale c’è di sicuro. Vedremo quindi come evolve, ma già ora merita la sosta e l’affrontare le famose 5 gallerie.
Porzioni Cremona
Sono partiti da pochi mesi, poi il Covid e ora la ripartenza. Ci vuole coraggio ma non manca ai due titolari, insieme in cucina: Nicola Cavallin e Rocco Santon. Coraggio anche a metter su un locale come questo: molto elegante (specie la sera), con tavoli ben distanziati a prova di virus, con comodo parcheggio e accueil. Non sono nemmeno in una grande città, ma c’è da dire che il territorio è qui molto attivo. GLi auguriamo il successo, perchè se lo meritano, grazie non solo ad una sala che è un piacere vivere, ma ad una cucina che risulta gradevole e moderna senza ricercare avventure rischiose ma con anche qualche tocco originale che si fa ben apprezzare. Pensiamo al delizioso boccone “noir” tra gli stuzzichini, al raviolo poco rifinito ma interessante nel suo abbinamento baccalà-rafano, alle ottime lumache e al bel dessert finale. Meno riuscita forse la tartara e soprattutto la lingua scoordinata nei suoi ingredienti. Ma nel complesso un bel locale che merita ampiamente la segnalazione anche per il buon rapporto prezzo qualità (menù lungo di degustazione di 7 portate a 65 euro).
Accogliente è dire poco, Lorenza non voleva quasi venir via: Borgo San Daniele è cantina, ma anche ospitalità, senza confine certo. Convivono che meglio non si può in una situazione così gradevole che sembra di stare a casa. La cura dei dettagli fa la differenza, l’eleganza delle soluzioni scelte per gli oggetti e gli arredi ti circonda e la colazione al mattino basterebbe fino a sera. Venendo ai vini ritroviamo una gamma completa dei vini friulani con un ottimo rapporto prezzo qualità sia per i vini più correnti che per quelli più esclusivi, compreso anche il pignolo in genere molto costoso e qui comunque avvicinabile. Abbiamo anche pasteggiato volentieri con la linea base vigna Jiasik, ed infine una citazione per i due vermouth, il bianco più vicino alla tipologia classica, il rosso molto più particolare che ci ha colpito. Infine grazie ancora ai due fratelli e in particolare ad Alessandra che ci ha veramente “coccolati”.
Con coraggio Emiliano De Venuti ha realizzato la nuova edizione di Vinoforum. Una manifestazione che da tanti anni ha un forte riscontro di interese e di pubblico e proprio per questo non facile da realizzare di questi tempi. Eppure, superati con pazienca i vari doverosi controlli, eccoci nuovamente a brindare con tanti operatori che magari si vedono raramente in giro e che è un piacere incontrare. Si percepisce la voglia di ripartire, e se seguiremo scrupolosamente le regole, riusciremo nell’impresa di convivere con la Covid, sperano sempre che arrivi il vaccino per poter finalmente fare a meno delle mascherine. Tra i vari assaggi, menzione speciale per gli gnocchi di Pennestri.
Il talento è abbastanza facile da individuare, più arduo è pronosticare il successo che dipende da tanti fattori. Però nel caso di Antonia non abbiamo mai avuti dubbi. Non solo ci ha fatto subito colpo tanti anni fa quando l’abbiamo incontrata per la prima volta per le sue capacità creative e l’originalità del suo approccio alla cucina. Ma ci aveva colpito anche la determinazione e la voglia di competere (sempre prima a Emergente Chef e al Trofeo dell’Uovo d’Oro della Prova del Cuoco dove l’avevamo poiinviata). Ci affascina il modo con il quale si rapporta al mondo esterno, è unica nel rifiuto della valorizzazione dell’ingrediente che nelle sue mani è in secondo piano. Nelle sue ricette gli ingredienti vengono asserviti alle sue idee e a volte quasi scompaiono. Idee che non sono banali, tutt’altro. Il suo mondo è fatto di mille sfumature tenui, ma anche toni accesi contrastanti che non ti aspetteresti. E se le note balsamiche sono quelle che Lei predilige e quindi le più ricorrenti, il percorso gastronomico risulta avventuroso, a volte spiazzante, sempre interessante. Quali i piatti migliori? difficile dirlo, ottimo l’inzio con il contrasto tra la salsa al peperone rosso che sembra quasi carne di maiale e il rinfrescante sorbetto al cetriolo. La melanzana (anzi le melanzane visto che sono varie qualità) viene mirabilmente lavorata per creare un piatto unico difficle da dimenticare, mentre la stessa operazione con la zucchina ci ha meno convinto. Ma la fregula sarda è un altra ricetta memorabile e come non citare i ravioli, come dire l’amamro che non avete mai provato prima. Anche i dessert sono un pò a modo suo ed è da citare almeno la catalana di semolino, l’unico piatto esplicito della sua memoria di quando era bambina
Non sono molti quelli che si ricordano di Blasut di Andrea Bordignon a Lavariano, che tra gli anni ottanta e i novanta si fece notare per il suo approccio innovativo alla cucina tradizionale della zona. Era allorason un indirizzo da annotare. Secondo noi oggi lo è ancora di più. E’ proprio brava Anna Barbina cuoca poco più che trentenne, buone esperienze alle spalle (Romito, Klugmann e la Peca) e tanta voglia di fare. E’ intrepida: con la madre (molto brava in sala) e pochi altri aiuti, ha messo in piedi un doppia locale: bistrò all’entrata e ristorante gourmet a fianco nell’ampia sala molto ben arredata, con anche una veranda estiva. Un locale che fa trapelare le sue ambizioni, e speriamo solo che la risposta del territorio sia adeguata. Secondo noi vale, e come, la pena arrivare in questa località in piena campagna tra Udine e il mare, e seguire il menù proposto. L’orto è sicuramente in primo piano e mette allegria con i suoi colori sgargianti e con i sapori in genere abbinati delle verdure crude, cotte e fermentate. Inizio elegante con delle leggere sarde in beccafico, buonissima è la tartelletta alle verdure meglio del taco successivo che si apprezza soprattutto dal punto di vista estetico. Difficile scegliere tra gli spaghettoni e i ravioli, propendiamo per questi ultimi per il grande contrasto dolce acido croccante. Le patate non sostengono adeguatamento il lombatello e sono curati i dessert finali. Pensare che un simile menù sia stato ideato e realizzato praticamente quasi senza aiuti non è poco, per questo crediamo che vada veramente incoraggiata.
E’ uno dei ristoranti più datati del borgo, ed è affidabile nella sua proposta tutta incentrata sul prosciutto di San Daniele e sulla trota. Due caposaldi gastronomici della zona. Ci siamo dati appuntamento con un cugino che non vediamo purtroppo quasi mai, e che è rientrato da anni dall’America per scoprire che l’Italia in fondo è piacevole. Dalla California sognando il Friuli!
Non eravamo mai stati su queste colline vicentine e quindi è una bella sorpresa vederne la bellezza e la potenzialità. L’occasione è la nuova cantina di Monte di Livio (dedicata dalla famiglia a Livio Segnafreddo) e portata avanti con grande coraggio dai figli e dalla moglie. E’ Gloria, brillante e volitiva, ad accogliere gli invitati, tra i quali le numerose autorità presenti, il Sindaco, il Parroco, il Presidente della Camcom di Vicenza ed altri (istituzioni ed operatori). E non è una presentazione qualsiasi, ma si parla di Vino e Ristorazione prendendo spunto da un sondaggio effettuato da Wine Meridien di Lavinia Furlani e Fabio Piccoli, con la collaborazione di Witaly. Ed è proprio Fabio Piccoli a commentare con il sottoscritto i dati raccolti, che danno un quadro aggiornato della situazione post covid e offrono lo spunto per numerose precisazioni. Finale con un brindisi nel bel dehor circostante la cantina con bella vista sulle vigne.
E’ un luogo di nobili tradizioni gastronomiche che ci riporta indietro negli anni ottanta. Quando per l’appunto Alberto Melagrana con un piccolo gruppetto di chef marchigiani (guidato dall’estro e dall’intuito di Lucio Pompili) cercarono di dare una scossa benefica alla stanca e ferma ristorazione di quei tempi. Basti dire che subito dopo arrivò gente del calibro di Mauro Uliassi e Moreno Cedroni. Come dire che qui c’ sempre stata attenzione ai prodotti, alla cucina, all’accoglienza. Oggi Alberto ha fatto un passo indietro per lasciar campo al giovane figlio Andrea, mentre in sala è sempre Roberta coadiuvata dalla figlia Giorgia. Un team familiare e ben rodato che proporne una cucina classica, ben eseguita con meno ambizioni di un tempo, ma immutato è il focus sul cliente e sul desiderio da farlo stare bene. Ottimi ad esempio i raviolini solo appesantiti da un’eccessiva crema di formaggio, ben fatta anche la più tecnica suprema di faraona.
Abbiamo sostenuto già due anni fa al Wine Festival di Merano, la validità e sostenibilità dei vini PIWI, vini prodotti da vitigni resistenti alle malattie fungine. Da allora sono cresciuti i produttori e le bottiglie e la nicchia è sicuramente sempre più interessante e non più solo un capriccio di pochi. Giovedì 17 settembre si terrà una cena-degustazione organizzata da Roberto Astuni del Bike Hotel Alla Corte con cinque di questi vini, di quattro cantine diverse, in abbinamento ai piatti di Cristopher Carraro chef di Impronta, il bellissimo ristorante di Bassano del Grappa dove lui opera. <