Damijan, ovvero la ribolla. Nessuno forse come lui ha creduto in questo vecchio vitigno che era stato in larga parte abbandonato e su questo versante del Monte Calvario che grazie alla sua opera è stato pienamente recuperato e ora è il territorio indispensabile per queste grandi vini. Non solo fa grandi vini, ma non ha lesinato consigli e suggerimenti ad altri piccoli produttori che si accostavano a questo vitigno che oggi è ormai riconosciuto come uno dei grandi vitigni bianchi del Friuli.
Porzioni Cremona
Numerosi sono i bravi produttori di vini, fortunatamente molti di loro sono anche simpatici. E’ indubbio che Benjamin Zidarich appartiene in pieno diritto a questa categoria. Siamo stati con lui un’intera mattinata, ci ha anche invitati a pranzo (ottimi salumi di casa e pesce fresco dalla Croazia): le ore sono volate via ed alla fine si lascia con rammarico questa casa semplice ma viva e questa gente così cortese. Il posto poi è unico, in alto sul Carso con la Slovenia e la Croazia ad un passo, un terreno che è una spugna di roccia e il mare sullo sfondo. E’chiaro che i vini qui siano particolari e la vitovska, anche grazie a Zidarich, sta avendo un successo internazionale. La versione kamen è quella che Benjamin predilige, pigiata nella pietra come anticamente già si usava. Sono vini bianchi che non finiresti di assaggiare e che hanno una longevità straordinaria.
Abbiamo ancora vivo il ricordo delle due giornate passate nell’alpeggio del Moncenisio con Beppe Giovale, e ringraziamo Beppe per avercele fatte ricordare nel modo migliore: con una bella degustazione di formaggi prodotti appunti nell’alpeggio estivo che è ancora aperto anche se alle ultime battute. Per chi ama i formaggi quelli d’alpeggio rappresentano il vertice del settore e provarne tanti in una sola occasione è stato emozionante. ANche grazie agli ottimi vini in abbinamento realizzati dal Leo Spadaro, compagno insotituibile di queste scorribande gastronomiche.
Una vera immersione di tre giorni nel mondo del vino a tutto campo quella proposta da due professionisti del calibro di Enrico Mazza e Gennaro Buono ad operatori ed appassionati. Abbiamo trascorso come relatori un’intera giornata apprezzando la funzionalità e la struttura dell’evento che non solo si ripeterà, ma si arricchirà con ogni probabilità di visite sul campo, cioè nelle cantine e nelle vigne di mezza Europa. E crediamo che quest’aspetto sia veramente fondamentale per conoscere a fondo non solo i prodotti, cioè i vini, ma anche i personaggi che ruotano intorno e gli straordinari ambienti che aggiungono il loro fascino. Solo così si può percepire pienamente la magia del vino, questo grande prodotto che la natura ci ha donato.
Un libro che racconta ben 286 ristoranti tristellati, praticamente quasi l’intero firmamento della Michelin. E Maurizio Campiverdi (vero nome di Maurice Greenfileds l’autore) ne ha visitati in larga parte e, credetemi, ci vuole un fisico bestiale: complimenti! In Europa poi la quasi totalità, in un lungo lavoro (?) cominciato negli anni cinquanta casualmente dal più emblematico, se non il più bravo: Fernand Point alla Pyramide, lo chef che ha inventato la figura dello chef patron e che al suo fianco aveva due giovani promettenti come Troisgros e Bocuse. Maurizio è un brillante giovane di 80 anni, il che incoraggia tutti noi a prosguire il nostro (più modesto) cammino. E’ arguto, ovviamente non gli mancano gli aneddoti, e non ha perso l’appetito: ha spazzolato tutte le portate del menù, un menù di ottimo spessore preparato dalla brava Cristina Bowerman. Venendo al libro (meglio forse chamarlo tomo viste le dimensione e il peso) è un vero Zibaldone gastronomico, un contenitore inesauribile di informazioni. Come dire da non perdere per ogni appassionato: Maretti Eidtore, prezzo 30.00, quanto un aperitivo in un ristorante stellato. Vi divertirete, lo dico già pur essendo solo alle prime pagine (doveva secondo me uscire ad inizio lockdown, sarebbe stato un compagno stupendo).
Che bello vedere un nostro ex vincitore ad Emergente Chef alla guida di un locale bello e completo come il Piccolo! Qui tutto è curato dall’accoglienza di Elena Brussa coadiuvata da Manuele Duse sommelier con Alessandro Farina e Jackelin Jabien, al bar dove opera il valente Fatmir Rexhaj, alle colazioni del mattino con Tommy Metwally e Oksana Tyshchenko. In cucina Matteo dirige un brigata giovanissima, citiamo il suo braccio destro Davide De Prà con a fianco Fabio Santo, Lorenzo mastri, Alessandro Rosato. Importante è anche la pasticceria che ha un laboratorio separato con Nicola Pelizzaro, Gabriele Toso, Kevin Fejzullai. Abbiamo trovato un Matteo maturo, sicuro di sè, con una cucina con pochi rischi, ma anche poche sbavature. L’inizio è notevole, dopo un tris di eleganti stuzzichini, due piccoli bocconi deliziosi ben congegnati: il polpo e patate e la granseola con cavolfiore per arrivare a delle lumache che valgono da sole il viaggio. Il risotto è forse il piatto che ci è meno piaciuto, decisamente impegnativo per il caldo estivo, mentra i tortelli sono forse fin troppo sottili. Gran gusto e sapori piacevoli nei due secondi rotondi e scorrevoli (Matteo non lesina l’intingolo) e gran finale con i dessert che rappresentano indubbiamente un altro punto di forza del ristorante. Come dire: Trieste per molti è un luogo discosto, ma è una città molto bella e questo ristorante merita. Considerando poi che Matteo è ancor apiuttosto giovane, pensiamo che farà di sicuro strada, d’altronde ha un’altra stella da recuperare.
La Villa è storica, intorno un bel parco e una piccola vigna particolare. La pianura sembrerebbe tutta uguale ed invece il terreno nasconde a volte complessità che non si immaginano ed Alessandro Job, il titolare (un giovane ingegnere diventato enogolo per caso o meglio per necessità con l’eredità della tenuta) è stato fortunato ma anche bravo a scoprirle e valorizzarle. I suoi vini sono particolari, fin dal nome, non tanto perchè sono biologici ma grazie alle sfumature sensoriali che non ti aspetti. Da provare.
Due ocali da consigliare nel centro storico di Trieste: il Melograno, moderno ben arredato, ha il suo punto di forza nella pizza proposta anche gluten free, ed AL Petes, tradizionale con una cucina ben fatta di piatti tipici (Jota e gulash) ma anche di più ampia territorialità secondo estro di giornata.
Grand Hotel Duchi e Piccolo Bistrot
L’hotel dei Duchi che ospita il ristorante gourmet Piccolo di Matteo Metullio oltre ad avere e godere dell’affaccio sulla bellissima piazza sul mare ha anche dall’altra parte una dependance con un bistrò dove Matteo propone una cucina più semplice e dove c’è anche un laboratorio di pasticceria interessante con vendita diretta.