Un agriturismo in città quello di Giovanni Trinchese, un operatore appassionato che sta cercando di recuperare le antiche varietà dei vari ortaggi per metterle poi a dimora nei campi poco distanti dalla città. In città ha un laboratorio per le lavorazioni e un locale semplice ma caratteristico dove assaggiare e comprare anche i prodotti, freschi o confezionati. Una bella iniziativa che ci ha fatto scoprire Luigi Salomone che ringraziamo.
Porzioni Cremona
I Tre Baroni, cioè i tre fratelli Andrea Matteo e Filippo, sono a capo di un piccolo ma significativo gruppo di strutture aperte all’ospitalità (locande, camping, caffè e questo bell’albergo). Filippo in particolare segue da vicino la ristorazione, si è appassionato, ha acquisito le basi tecniche dal grande Gaetano Trovato ed è rimasto fulminato sulla via di Damasco da Niko Romito. Ce la mette tutto ed il risultato non manca: il Mater oggi è un signor ristorante, bello ed ambizioso con una cucina interamente a vista sulla sala e una cucina ansiosa di dimostrare la sua qualità. Il pranzo che abbiamo fatto è di indubbio livello, si tocca con mano e con il palato la tecnica acquisita, il lavoro ben svolto di una brigata coesa, l’accortezza delle preparazioni che seguono una linea contemporanea moderna. Manca a nostro avviso l’ultimo e decisivo passo: una forte identità che faccia sentire da vicino l’originalità della situazione (siamo nel Parco di Camaldoli) e vivere un’esperienza meno trascritta (anche se molto bene) da quanto visto altrove, ma più ispirata al circondario. I piatti migliori? pensiamo al piccione di Laura Peri e al goloso dessert alla meringa, i meno riusciti forse i due primi poco equilibrati. Completa una sala preparata e la gentile e cortese accoglienza di Marta Bidi.
Proprio dietro a Santa Maria Nuova fuori le Mura ecco Fonte al Vento, un piccolo ma elegante agriturismo con uliveto ed orto e vista mozzafiato. Dentro tre personaggi d’eccezione: Lei, Silvia Pescatori accoglie con verve e sorrisi, ma dietro la mascherina c’è una vera professionista; Lui, Francesco Bucaletti è il proprietario, ha presenza e passione per la cucina, organizza cene e pranzi a domicilio con notevole successo; il terzo è il più giovane ed è appena arrivato. Gaetano Verde, 25 anni da Palermo a Parigi dove all’Atelier di Robuchon ha cresciuto il suo talento in cucina. Ora è tornato e qui a Cortona. Il team sembra un po’ improbabile con due chef in cucina, ma Francesco è intelligente e ha saputo fare un passo indietro per dare spazio al giovane talento, il quale per altro mostra, oltre alle indubbie doti, un carattere modesto e tranquillo. Siamo alle prime battute e sono subito scintille. La classe si vede dall’incredibile brioche sfogliata, da una serie di ricette che hanno un tocco innovativo discreto e funzionale, dall’attenzione alle salse e ai dessert tipicamente d’oltralpe. I piatti migliori? i tortelli gattopardeschi dove la farcia di cinghiale si sposa con il vinsanto e il perfetto piccione di Laura Peri che qui trova ulteriore consacrazione. Forse il risotto era un filo troppo mantecato visto anche la stagione estiva e il soufflè non il migliore della nostra vita, ma a trovarne di posti come questo e di giovani altrettanto volenterosi e capaci. Come dire: da tornarci per seguirne l’evoluzione.
Silvia Sperduti e Michele Pepponi hanno sviluppato con notevole successo il brand de L’Entoeca la Torre, che non è solo un ristroante stellato, ma anche un’attiva e importante realtà di banqueting, catering ed eventi. Il lockdown ha bloccato loro come tanti, ma ad esempio si sono attrezzate con un ottimo delivery per altro molto ben presentato con una serie di box raffinate in linea con il loro stile. Ed hanno anche avviato la ristorazione di questa Dogana, uno stabilimento elegante di Capalbio, chiamato così perché un tempo a pochi metri c’era la Dogana tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Una bella spiaggia che è a disposizione del più raffinato dei camping (il Glamping) e che si presenta con un arredo molto indovinato, semplice e funzionale con un occhio ai dettagli indovinati (le sedie pieghevoli in bambù, la mise en place). Inizio ad effetto con due bei drink di benvenuto e un ottimo e giocoso kit di stuzzichini. Poi la carta si apre al mare con una proposta più ambiziosa di quella che pensavamo (in genere il mangiare sulla spiaggia fa scelte basiche, come pesce al sale o alla griglia ecc..). C’è molto colore e molto sapore nei piatti, anche troppo talvolta (come nel risotto fin troppo mantecato), ma alcune cose sono veramente gradevoli con le croccanti alici in primo piano. La cucina è affidata all’esperto Francesco Rivoglia, conosciuto tanti anni fa da Ranuccio a Ischia di Castro, la sala a Pietro Lai e sovraintende il tutto (parliamo di un centinaio di coperti senza contare aperitivi e dopocena) la brava Mariangela De Razza.
Era affidabile prima, ancora di più ora che la sala si è rinforzata con l’arrivo dell’esperto Serafino Panfili, conosciuto anni fa al Postale di Città di Castello. Il locale è ben posizionato con doppio affaccio sul fiume (sul retro) e sulla piazza (ingresso) con un piccolo dehor. In cucina l’esperto Mirko Crocioni, chef di lungo corso, esperto e modesto. Oggi si potrebbe definire “confort food”, in realtà la presentazione è un po’ vintage, ma i sapori ci sono e il gusto è quello che la gente poi vuole. E’ una cucina senza particolari ambizioni, un po’ impegnativa visto che fuori era piena estate, ma che alla fine lascia il buon ricordo di una solida realtà.
La posizione è invidiabile: si domina dall’alto tutta la spiaggia e nelle sere d’estate è ovviamente frequentatissimo. I due fratelli Sara e Simone sono due professionisti ben conosciuti, e la conferma arriva puntuale da un’accoglienza di giusto calibro dove è da citare anche il giovane Daniele Straccia. Servizio al tavolo che trova anche spunti graditi e riusciti come nell’indovinata insalatina tiepida di mare finita al tavolo, o nella presentazione del crudo nell’ apposita “cassetta” del pescatore. La cucina potrebbe limitarsi a quello che in genere sulla spiaggia la gente vuole e chiede: tanti crudi, qualche veloce primo e pesce al sale o sulla griglia. Tenta invece un percorso più ambizioso, e di certo più impegnativo ed identitario, che testimonia comunque la qualità di una brigata capace. A volte le ambizioni sono troppe, vedi ad esempio il secondo confuso di mare monti, o qualche altra imperfezione tecnica lungo la via (i due primi non perfettamente centrati). Le cose migliori arrivano dagli antipasti ben presentati e coinvolgenti. Nel complesso tra sala e cucina, tra location e prezzo tutto sommato adeguato a quanto proposto, crediamo che la sosta sia più che raccomandabile e pensiamo anche che ci sia un potenziale di ulteriore crescita.
Un tempo venivamo a Gubbio per la Fornace di Mastro Giorgio, un buon ristorante che affiancava l’altro storico della famiglia Rosati, quello sulla collina accanto alla Basilica di Sant’Ubaldo. Giuseppe giovanissimo scelse poi la strada migliore: andare ad imparare il mestiere dove la cosa è più difficile che altrove: a Manhattan. Anni fa l’abbiamo ritrovato da Felidia di Lidia Bastianich e con lui abbiamo fatto vari eventi nella Grande Mela scoprendone le doti. Da qualche anno è rientrato pur continuando ad andare spesso negli States dove conosce uomini e cose come pochi altri. Segue da vicino l’azienda della famiglia Cotarella e con lui brindiamo ai vecchi ricordi con il Sorè, un rosato fresco e piacevole.
E’ bella l’azienda, ma è molto piacevole anche la cena. Un menù uguale per tutti come è tipico negli agriturismi, un menù ben realizzato e presentato con garbo, sia nell’attento servizio di sala che non fa rimpiangere il ristorante di qualità, sia nei piatti, semplici e tradizionali, ma scevri da ridondanze e intingoli di maniera. Il prodotto (quasi tutto proveniente dalla stessa azienda) è messo nel giusto risalto con preparazioni basiche e corrette. Forse l’unico appunto è, come nella visita dell’azienda, la mancanza di comunicazione. Bisogna trasmettere al cliente l’amore, la fatica, l’attesa che c’è dietro ognuno di questi ingredienti. Il lato debole? forse il pane, buono, ma poco acido e i dessert fin troppo basici. Ultima annotazione è per lodare Eleonora e Walter D’Ambrosio non solo per quanto hanno fin qui realizzato, ma per essersi circondati da tanti giovani che hanno saputo ben motivare e che ora ripagano con il loro entusiasmo e la loro allegria.
Non è ancora completata questa struttura aperta da poco all’ospitalità , nel Teramano, a venti minuti dal mare. Manca infatti la piscina e il centro benessere previsti sul retro e la sistemazione di altri manufatti che l’arricchiscono . Ma è indubbio che una volta finita avrà pochi rivali. Ha il respiro dei suoi larghissimi spazi, le 7 camere (5 suites) sono arredate senza risparmio, gli spazi comuni coprono i tre quarti del tutto senza contare l’ampia area dedicata alle cerimonie che è a lato. Completano 70 ettari dedicati alle attività agricole. Come dire domani sarà un piccolo paradiso, ma già oggi è un Relais con i fiocchi.