Un bel successo questa pizzeria lanciatissima che è dovere segnalare. Sono tutti giovanissimi, a cominciare dal titolare Jacopo Mercuro, il che fa ben sperare per un’evoluzione anche migliore, ed è un piacere assaggiare queste pizze leggere (180 grammi la base) e croccanti farcite con ingredienti selezionati e assemblati con abilità. La pizza migliore ci è sembrata l’ultima, con l’ottimo prosciutto cotto di Pork and Roll, ma anche le altre erano più che sufficienti con l’unico difetto di una temperatura di servizio non sufficientemente alta. (errore che si è ripetuto anche sui fritti, per altro anche questi buoni). Ci ha sopreso il finale con una serie di dessert di ottima fattura e gusto, una serie veramente notevole, tra le migliori mai provate in una pizzeria.
Porzioni Cremona
Il gran professionista si vede da tante cose, dalla capacità, dalla continuità, dalla lungimiranza nel cercare non solo di proporre la propria struttura, ma tutto il territorio. Tutte qualità che Daniele Zunica ha come pochi e se tanti hanno scoperto che Civitella del Tronto è uno dei luoghi magici d’Italia, pensiamo che si debba in gran parte anche al suo impegno. Tra le sue doti c’è anche l’attenzione ai giovani dei quali si è circondato in sala come in cucina. In quest’ultima Sabatino Lattanzi è arrivato giovanissimo e anno dopo anno è cresciuto, sapendo anche ben sfruttare amicizie e frequentazioni importanti. E questa volta ci ha dato una serie di piatti decisamente notevoli, dall’insalatina di granchio alla buonissima tartara, da un perfetto bottone farcito di storione al gradevole cervo. E’ ancora giovane e quindi il potenziale non è esaurito, ci aspettiamo forse una maggiore attenzione ai prodotti rappresentativi del circondario (che comunque emergono in alcune ricette del menù) e ai dessert, forse la parte più debole della cena. Ma quanto assaggiato già vale il viaggio e si completa con un servizio di sala attento illuminato dal sorriso di Alessandra (dietro la mascherina).
Il nome dell’azienda è insolito, ma significativo. Non facciamo Emergente Vino, ma calzerebbe a pennello a Nat Colantonio e Andrea Quaglia che con scioltezza, ma anche ottima visione strategica, conducono la crescita di questa giovane azienda. Azienda giovanissima, ma vigne di oltre mezzo secolo che fanno la differenza. E questa si vede soprattutto nel trebbiano, che mostra già equilibrio e spessore e nel Montepulciano riserva da una porzione in alto della vigna. Vini quindi da seguire con calma e attenzione.
Anastasia e Manuel, una coppia giovane, piena di idee. Stanno incrementando con una nuova linea di proposte la produzione di olive ascolane e stanno lanciando una nuova serie di vini che si presentano bene e che puntano con giuste ambizioni ad una clientela di prestigio. Dalla piazza Arringo di Ascoli si stanno aprendo al mondo.
Caparbio e capace, determinato e paziente (perché in campagna bisogna saper aspettare) Walter D’Ambrosio è uno dei miglior esempi di come oggi si possa vivere la terra con un rapporto socialmente corretto, sostenibile, e con un ritorno economico che permetta di continuare e proseguire negli investimenti e nell’ampliare sempre di più il progetto iniziale. La sua fattoria didattica è un ottimo modello per tanti, è un esempio virtuoso attento alla biodiversità, al rispetto della natura, all’equilibrio tra le varie specie. C’è un’area animali, un’area orto, ma è il pendio delle erbe e delle piante la parte forse più interessante con una serie di boschetti, cespugli, siepi, macchie mediterranee che alternano i profumi e colori per attirare insetti di ogni tipo e preservare la complessità della natura. Ed è bello sentire la voce di Walter che con pacatezza racconta il tutto come se tutto fosse semplice e banale anche quando non lo è. Manca solo un po’ di messaggio verso l’esterno, verso il visitatore che vuole sapere e che non trova quelle diciture e quei segnali che aiuterebbero la comprensione. Ma a questo si può porre facilmente rimedio.
Finalmente a Terni un bel locale! E lo dobbiamo alla professionalità della famiglia Serva che qui trova puntualmente una conferma. Bello l’arredo minimalista ravvivato dell’uso sapiente delle luci, bello il movimento della sale e salette aiutato dai due livelli che permettono soluzioni diverse alla privacy, bella l’accoglienza e la conduzione della sala tutta affidata a dei giovanissimi. Sono giovani anche in cucina e si danno da fare non poco per proporre un menù articolato tra carne e pesce, che non punta tanto al territorio quanto a presentare una cucina moderna di respiro ampio e a valorizzare le ottime materie prime. Non tutto riesce a puntino anche perché siamo alle prima battute considerando il lungo lockdown intervenuto poco dopo l’apertura. C’è quindi da ben sperare ed infatti torneremo presto. Il piatto migliore? pensiamo ai due primi.
Valerio Di Mattia è un oste nel senso migliore del termine. Accoglie con un sorriso, trasmette calma e serenità, ascolta con attenzione, e dirige con professionalità e continuità questo bel locale sul lungomare. Una sala grande e un po’ squadrata viene comunque ben seguita, mentre dalla cucina arrivano piatti ovviamente di mare, ma dove si cerca anche, con moderazione, qualche percorso alternativo alla tradizionale linea marinara. Il merito crediamo va soprattutto all’innesto del giovane Maicol Capriotti (esperienze da Berton ed altri) che cerca appunto di rinnovare il menù. Il risultato è a volte interessante, altre meno: si parte bene con gli antipastini, in particolare una potente trippa di frattaglie di pescatrice alla quale l’aneto dà indubbio slancio, si scende di livello con i primi fin troppo potenti sapidi e conditi, si chiude con un dessert classico come la torta di rose, non eseguito al meglio. In sintesi un locale che è in fase di evoluzione ed assestamento, ma che ha del potenziale da esprimere.
Esiste da tempo e per nostra incultura non eravamo mai andati. Forse quando è nata era una trattoria, oggi è un signor ristorante. La differenza non sta tanto nella bontà del risultato, che può essere eccellente in ambedue le tipologie di ristorazione, quanto nella metodologia. Qui non solo c’è una brigata, ognuno con un ruolo specifico, ma è ben coordinata, e quando arrivano le comande di tutta la clientela (che ovviamente sembra darsi quasi appuntamento per arrivare tutta insieme) non c’è confusione, ma sicurezza, tranquillità e metodologia. Nel caso di questo bel locale poi la brigata è double face, alcuni ragazzi si trasferiscono dalla cucina alla sala al momento del servizio in questo preceduti dallo chef, Mirko, che è il primo ad andare al tavolo. E la sala sotto lo sguardo e dietro l’azione di Mirko e Sara, una bella coppia davvero, fila alla perfezione pure quando è al completo (e tra l’altro capita spesso grazie alla buona fama ormai raggiunta. Dovrebbe essere sempre così in un ristorante che si rispetti ed invece i buoni esempi non sono poi tantissimi. Ma i complimenti non si esauriscono nella professionalità e simpatia degli attori, arrivano anche a quanto proposto. Il nostro percorso è stato ricco di contenuti, sia tecnici che di sapore, molto materico pur essendo estate (ma il temporale aveva comunque abbassato la temperatura), con poco spazio alle verdure, ma da queste parti si sa che la carne la fa da padrona. Al vertice mettiamo i primi piatti, con una speciale menzione per l’ottimo risotto, mantecato al puntino e perfettamente contrastato, meno ci hanno convinto le carni, il piccione e il controfiletto, sia per una certa somiglianza di pensiero, sia per la presenza ingombrante di un abbinamento un po’ dolciastro. Notevole la chiusura con un bel dessert, un originale “rocchetto” di meringa a ricordar la lana (Prato è famosa per l’industria tessile), e una bella proposta finale di pasticceria.
Il privilegio di mangiare in piazza della Signoria (mai vista così vuota e ci si stringe il cuore) non è certo da poco. Fuori stagione comunque funziona la bella sala adiacente alla boutique (e c’è anche il museo da visitare). L’ambiente firmato da Gucci è bellissimo, curato anche nei dettagli (il gueridon e la frappeuse sono due piccole perle), la cucina è firmata da Massimo Bottura e quindi si può dormire tranquilli. In effetti tutto torna, con un pizzico di originalità, sì perché Gucci è una maison internazionale e anche quest’Osteria (che ha già un gemello a Los Angeles e un altro in arrivo a Tokyo) ha il suo tocco esotico. Infatti in cucina è la giovane Karime Lopez origini messicane, moglie di Taka (il bravissimo sous chef di Bottura), lunga esperienza al Central a Lima, e così abbiamo la fortuna di passare da un’ottima tostada di mais all’avocado, a delle linguine mantecate che più buone non si può. Tutto è volutamente semplice (si può ordinare a pranzo anche un panino) ma tutto fatto e servito secondo norma. qualche altra annotazione: non perdetevi il churros, e la piccola pasticceria, unico piccolo appunto alla lingua servita un po’ troppo sottile e coperta dal proprio jus.
Voglia di normalità e di ricominciare. Un altro segno arriva da Livio Fancelli che sta per riaprire la Chiesatonda, un bel resort con ampia sala eventi. Per ora è la festa di avvio, poi ci saranno altri eventi, prima della riapertura (forse nella prossima primavera) del ristroante MADeleine, all’interno dell’Hotel.