Il ritiro di un premio, non il primo e non di certo l’utlimo della sua vita, mi ha permesso un incrocio tranquillo con Gino Sorbillo. Ed è stato piacevole scambiare con lui qualche parola ripercorrendo gli ultimi anni, quelli che hanno visto la pizza passare da prodotto qualsiasi a ruolo di primo piano per l’intero comparto della ristorazione. Gino parla con voce serena e pacata, ti cattura con il suo sorriso intelligente, ti conquista con la sua lucidità. E’ anche una nobile eccezione in un settore dove spesso l’animosità è prevalente: non una parola, nemmeno di lieve critica, verso i colleghi, ma solo un grande rispetto verso chi lo ha preceduto.
Porzioni Cremona
Stasera si svolge Capolavori a Tavola, l’evento ideato e realizzato da Simone Fracassi, grande macellaio della nostra Italia. Negli anni è cresciuto, quest’anno sembrava saltasse, ed invece si realizza con (ovviamente) tutte le precauzioni del caso. Dovevamo esserci, ma un impegno personale ce l’ha impedito e comunque siamo passati a salutare Simone e a fargli i nostri auguri. Capolavori a Tavola è uno dei segnali che l’Italia sta ripartendo.
Coquis, un punto di riferimento come scuola di cucina, da qualche tempo è stata presa in gestione da Pietro Ciccotti, di Excellence, il noto evento romano di wine & food. Stimiamo Pietro Ciccotti, che è un imprenditore che sa anche rischiare, e siamo stati a trovarlo al pranzo di prova dei ragazzi del suo corso più importante di cucina. Cinque allievi divisi in 5 partite ed ognuno di loro si è espresso con tre ricette. In sintesi un’ottimo coordinamento (i piatti sono usciti insieme, e con un buon ritmo tra le varie portate), una volenterosa attenzione al gusto e alla vivacità cromatica, poca attenzione ai dettagli che fanno spesso la differenza e in generale poca attenzione alla stagione: fuori c’erano 35° e i piatti erano decisamente impattanti da un punto di vista calorico. Però era la loro prima prova e meritano tutti l’applauso per come si sono comportati.
L’hotel fa rivivere quest’antico e nobile monastero disegnato dal Borromini. Ora è in gestione all’Alpitour che in collaborazione con Guido Bernardi ha organizzato nel bellissimo giardino una curiosa cena rinascimentale presentata dal ceo dell’Hotel Paolo Terrinoni. Da lodare la ricerca filologica di Elena Prandelli, la direttrice, per ricercare ricette e abbinamenti dell’epoca e poi affidarli all’estro dello chef, Emidio Gennaro che ha avuto il non facile compito di realizzare il tutto. Esperimento indubbiamente interessante, rallegrato dal bellissimo giardino e da una tavola veramente ben apparecchiata. Il piatto migliore? secondo noi lo sformato di melanzane ben equilibrato tra i vari ingredienti acidi e dolci.
E’ forse il prodotto più conosciuto e amato nel mondo, simbolo dell’eccellenza dell’agroalimentare italiano, ed è quindi logico che si punti in alto, come in questa terrazza di Aroma, del Palazzo Manfredi, che guarda da vicino il Colosseo. Per l’occasione un tavolo importante, e una serata particolare dove il parmigiano reggiano ha dato vita ad un menù utilizzando tre stagionature differenti: 42 mesi per l’antipasto, 36 per il primo, 24 per l’agnello in una serie di ricette ben presentate dal bravo Giuseppe Di Iorio. Una serata arrivata in un momento delicato, con gli alberghi di lusso che soffrono per la carenza del turismo che viene da lontano, ma con alcuni, come questo, che hanno riaperto e con coraggio danno il buon esempio. Noi siamo poi legati ad Consorzio di anni di collaborazione e ci ha fatto veramente piacere ritrovarci tutti qui a brindare con ottimi vini e grandi prodotti in un posto così iconico per la città.
Quante volte siamo passati in questa bellissima piazzetta che è dietro casa nostra? Con piacere assistiamo alla riapertura dello storico locale che esiste nella nostra memoria da sempre. I fratelli Monteforte (lei Manuela segue da vicino il panificio a via del Pellegrino, lui Andrea i locali, oltre a questo uno vicino a piazza Navona), hanno la gestione da qualche anno, poi la chiusura per i lavori, il covid che ha bloccato tutto ed ora riaprono con la consulenza di Marco Gallotta, chef molto noto in città. Ai fornelli è Paolo Sirianni, la linea romana molto basica, segno dei tempi, si corrono (giustamente) pochi rischi. Poche scelte, prezzi competitivi, arredo che ha perso il fascino un po’ retrò di prima, ma probabilmente è ora più funzionale e pulito, in linea con le nuove esigenze.
Il mondo di Edoardo Tilli è un piccolo paradiso a mezza costa sulla collina con ampio panorama del comprensorio di Rufina. Non ha vino (ma a questo provvedono vigne storiche e famose come Selvapiano, Nipozzano ecc..), ma in compenso ha olivi, un grande orto, una piccola serra, qualche animale (dagli asini al maiale, dalle galline ai conigli). Inoltre 5 camere confortevoli, senza fronzoli inutili, per vivere appieno la natura che ti circonda. Il coronavirus gli ha fermato i lavori della piscina, ma l’anno prossimo si farà, e nel frattempo i suoi sforzi sono concentrati sul ristorante. Ovviamente non è solo, accanto a lui la presenza importante di Klodiana e di tanti ragazzi che ha saputo coinvolgere e motivare. Perché anche in cucina le idee e la creatività di certo non gli manca. Trova anche il tempo di fare fermentazioni, salumi strani, prove d’autore e poi nascono le ricette, come un fiume in piena, moltiplica e assembla gli ingredienti con indubbia perizia, ma anche inevitabile frettolosità visto i tanti impegni che l’azienda richiede. Ma è giovanissimo e in questo momento prevale la dimensione creativa, che già comunque lascia il segno, di certo un risultato ancora migliore lo si avrà con una maggiore riflessione e maturità. Per ora ci godiamo una lunga serie di assaggi, intriganti ma anche altalenanti, ma che rivelano l’indubbio potenziale di questo chef. e ovviamente si beve bene, visto i tanti vicini di casa, ma anche la buona presenza di sala. Al nostro tavolo accanto due noti importatori, Massimo Fabiani e Riccardo Siviero assaggiano alcune etichette di champagne e grazie alla loro cortesia alterniamo grandi bollicine a grandi vini rossi.
Un bel locale ha da poco aperto a San Frediano con una sala ampia e luminosa, che la distanza sociale rende ancora più rilassante. In cucina ritroviamo Mirko Margheri, chef di lungo corso (da Pierangelini a Marco Stabile, passando per Gaetano Trovato). E’ rimasto umile e con i piedi per terra nonostante l’indubbia capacità. I suoi piatti sono semplici, sensati, nati per piacere non per rincorrere idee astruse, ed il piccione (ormai un’abitudine dei ristoranti gourmet) non sfigura di fronte a tante altre alternative provate in giro anche in tavole famose. Certo la triglia è un po’ coperta e al buon primo manca un croccante che dia un contrasto tattile ed amaro, ma nel complesso è bello stare a questa tavola anche per il servizio pulito e puntuale della sala.
Tommaso Tonioni all’Enoteca Achilli
Daniele Tagliaferri non solo sovraintende una storica e prestigiosa enoteca, ma ha un fiuto per i vini e soprattutto le bollicine straordinario e lo dimostra il Blanc di Giraud che ha fatto assaggiare ad Alessandro Scorsone e al sottoscritto. Ma indubbiamente ha anche fiuto con gli chef. Ne ha sempre avuto di notevoli e l’ultimo ci sembra non da meno, anzi! Come preparazione tecnica ha pochi rivali (non a caso è stato a lungo con Anthony Genovese), la differenza la fa anche la cultura. Romano, appassionato di storia antica, nel suo menù i rimandi all’antica Roma sono numerosi e aggiungono non poca valenza a quanto propone al tavolo. Una cucina quindi di radici profonde, ma resa godibile da un linguaggio contemporaneo, una cucina di sapori profondi quasi sempre anche molto centrati. C’è ancora magari qualcosa da fare per un’ulteriore alleggerimento ma il risultato complessivo è comunque molto interessante, ancora di più se rapportato alla giovane età, il che fa presagire ulteriori e positive evoluzioni. L’unico piatto che ci è piaciuto di meno è stata l’aletta di pollo un po’ appiccicosa e poco contrastata, ma per il resto la media è stata alta con al vertice dei raviolini vibranti di originalità e brillanti al palato. Complimenti quindi a Tommaso, ma anche a Daniele d’averlo saputo così ben motivare. Con Tommaso in cucina Leopoldo Di Martino e Maria Finocchiaro, in sala gli eleganti Nicola Corradini e Francesco Magna.
E’ una splendida macchina da guerra questo locale gestito con perizia dai fratelli Walter e Marco Regolanti. Macchina per i numeri non piccoli che riesce a produrre, ma con un’anima, quella soprattutto di Walter che negli ultimi anni ha non poco contribuito a posizionare il nome e l’immagine del ristorante ad un livello sempre più interessante. Questo perché Walter, che è molto andato in giro per il mondo presso tavole famose, cerca giustamente il confronto e da questo ne trae gli stimoli e l’insegnamento per migliorare sostanza e dettagli del suo ristorante. I numeri sono alti, ma anche la qualità: i piatti vengono fatti tutti per espresso, il menù è importante, ma non smisurato e soprattutto Walter ha creato con i (non pochi) clienti un rapporto quasi ombelicale, per cui il 90% si affida a lui senz’altro chiedere. E si casca senz’altro bene, perché qui il pesce è freschissimo, la materia prima quindi notevole, i piatti fatti espresso, le idee seguono la sapiente linee dello sfizio non banale ma nemmeno troppo avventuroso, per cui il cliente si sente in genere coccolato, lusingato e mai tradito.