E’ sempre bello vedere accanto ad un museo (in questo caso la Galleria Doria) un bel punto ristoro, come in questo caso il Caffè Doria. AL centro una spettacolare fontana e due salette ben arredate con divanetti confortevoli dove è unpiacere sedersi (dalla colazione del mattino a sera). Punto di forza il bere miscelato ed in particolare il gin che da solo riempie una scaffalatura. Siamo stati invitati ad una serata dedicata al Monkey Gin, il famoso gin della foresta nera, assaggiato in versione classica (gin tonico) e innovativa (Fiorino, con punt e mes, cioccolato e tè), da godere fino in fondo.
Porzioni Cremona
Un investimento non da poco ha trasformato l’ex sede del Banco di Napoli (BN) a Lecce in un elegante residence con appartamenti e ristorante gourmet. Alla guida un giovane chef leccese, Simone De Siato, con una brigata ancora più giovane (sous chef Patrizio Canestrelli in pasticceria Federica Finzi) mentre in sala accolgono Giovanni Tortora restaurant manager e Riccardo Chieppa. Tavole eleganti, ma senza tovaglie, mise en palce costosa e curata, luci al punto giusto e una carta dove lo chef esprime le sue ambizioni. La cosa migliore? la colazione leccese con un pasticciotto che da solo vale il viaggio, la meno valida la patata al nero di eccessiva sapidità. Altra annotazione: il biancocostato cotto alla perfezione e purtoppo un pò rovinato dalle eccessive salse. In sintesi una cucina di alcuni lampi (che comunque come dicevamo già valgono la sosta) e qualche caduta di stile che riabbassa l’asticella. Però il potenziale c’è, da seguire quindi l’evoluzione.
La presentazione della guida Michelin è sempre una grande festa. Le stelle che cadono purtroppo non fanno notizia, mentre è gran festa per i nuovi arrivi. In larga parte sono giovani e quasi tutti transitati nel nostro premio Emergente Chef, motivo di più per sentirci orgogliosi.
Abbracciamo così tanti giovani che vedono coronare la loro carriera, da Franzese a Cilenti, da Bellingeri a Giubbani, da Biafora a Manduria e altri ancora.
Due doppie stelle, sempre troppo poche secondo noi rispetto alle aspettative di tanti bravi monostellati, ma almeno sono di quelle pesanti e ambedue meritate: Iannotti al Kresios e Giovanni Solofra a suggellare il trionfo della Campania.
Felici loro, ma un pochino anche noi, per i tanti riconoscimenti che i nostri giovani emergentei hanno raccolto.
Un idea buona, quella di piantare un bosco di 18000 alberi a ridosso del Molino di Collecchio, ha dato vita ad un progetto ancora più ambizioso: quello di dare un esempio e di essere da stimolo per altre aziende, ma anche e soprattutto di far sì che l’esempio non resti una mossa bella e corretta ma che diventi parte integrante dello spirito e dell’attività dell’azienda (Agugiaro&Figna) negli anni a venire. Ed infatti l’1% del fatturato sarà d’ora in avanti investito nella sostenibilità, saranno finanziate alcune borse di studio, sarà fatto un tour d’Italia con slow food ed altre istituzioni finalizzato a rafforzare l’impegno in questa direzione. Ieri è stato presentato il progetto, ieri è stata per tutti noi una bella giornata.
Non è l’ennesimo campionato mondiale di panettoni, ma una gara confronto formativa quella organizzata dal Club Richemont e che ha coinvolto associati italiani e non solo visto che il club è internazionale. Abbiamo assaggiato ben 44 panettoni, alti e bassi, piacevoli e meno piacevoli, ma il numero testimonia il crescente interesse mandiale per questo tipico dolce italiano che è ormai diventato il dolce iconico sul quale confrontarsi per tantissimi pasticcieri di tutto. Ospiti della Cast Aliment, sotto la guida attenta di Roberto Perotti e Matteo Cunsolo del Club Richemont Italia, con accanto alcuni bravi Maestri panificatori e pasticcieri, e la collega Annalisa Zordan, abbiamo passato ore ad assaggiare panettoni. Ognuno con il suo stile, con i suoi sapori, a confermare che un prodotto artigianale non è mai uguale e anche nelle sue imperfezioni non ti stanca.
Soec è la più grande azienda al mondo specializzata nei prodotti per la spumantistica sia metodo classico che charmat. Festeggia i suoi 50 anni nella splendida Villa Foscarini in provincia di Treviso di fronte ad una platea di oltre 150 operatori e produttori. Momento saliente il convegno moderato con la consueta professionalità da Fabio Piccoli che cerca di fare una sintesi delle motivazioni che hanno portato alla straordinaria crescita in Italia e nel mondo del consumo delle bollicine. Denis Pantini supporta il tutto con una serie di grafici riassuntivi, Andrea Terraneo presidente di Vinarius porta la voce delle enoteche, io cerco di esprimere il punto di vista della ristorazione, mentre Riccardo Cotarella manda un saluto da lontano. Complimenti alla Soec per il grande lavoro svolto e a Ramon Bel, il direttore, che ha salutato il pubblico con un lungo discorso in italiano.
Una bella giornata quella di mercoledì scorso all’Academy IRCA. Questi i giovani talenti in gara: Arianna Perotti di Senso Ristorante Hotel Eala*****L a Limone sul Garda (BS), Irene Tolomei già Villa Crespi** a Orta San Giulio (NO), Maicol Vitellozzi del ristorante Del Cambio* a Torino, Alessandro Moretto del ristorante Ottocentodieci Hotel Eridano San Nazzaro dei Burgundi (Pv), Marta Biccai del Caveau di Tradizioni (Mi), Gabriele Palumbo di Paca Ristorante a Prato (Po), Debora Vella del Dolce Locanda Perbellini (Verona), Corinne Colacicco del Ristorante Giudice (Torino). 5 ore di preparazione nell’attrezzatissimo laboratorio dell’Accademia, poi i dolci sono stati presentati alla giuria. Questi i 3 finalisti: Irene Tolomei, Maicol Vitellozzi, Debora Vella. Il vincitore assoluto sarà comunicato il 7 dicembre. Ringraziamo IRCA per la perfetta organizzazione, e i vari sponsor del bere e del food: Acqua Egeria, Marchesi De Cordano, Mongioia, Club Kavè, Armatore, Consorzio del parmigiano reggiano, Malandrone di Minnelli, Sant’Orsola, Marco D’Oggiono e ancora Edoardo Freddi e Fabio Birondi di IRCA per come hanno seguito e supportato i vari ragazzi. L’evento si è concluso a Villa Vinciguerra, la splendida struttura aperta alla ristorazione di Ilario Vinciguerra che ha proposto una serie di fingers salati che si sono aggiunti ai fingers dolci dei concorrenti.
Ultimo evento dell’anno di Emergente è Emergente Pastry. Quasi un debutto. In relatà un numero zero lo facemmo al Sigep 2019, poi la pandemia bloccò quella che doveva essere la prima edizione.
Ora siamo finalmente pronti. Domani, mercoledì 17 novembre a Gallarate, sede dell’IRCA Academy, questi saranno i concorrenti in gara: Arianna Perotti di Senso Ristorante Hotel Eala*****L a Limone sul Garda (BS), Irene Tolomei di Villa Crespi** a Orta San Giulio (NO), Maicol Vitellozzi del ristorante Del Cambio* a Torino, Alessandro Moretto del ristorante Ottocentodieci Hotel Eridano San Nazzaro dei Burgundi (Pv), Marta Biccai del Caveau di Tradizioni (Mi), Gabriele Palumbo di Paca Ristorante a Prato (Po), Debora Vella del Dolce Locanda Perbellini (Verona), Corinne Colacicco del Ristorante Giudice (Torino).
I candidati, come d’abitudine, sono tutti professionisti under 30 e dovranno realizzare due elaborati (un dolce tradizionale al forno e un dessert alcucchiaio) di fronte ad una giuria di noti Maestri pasticceri e giornalisti di settore. Main Sponsor è l’Azienda IRCA che ci ospiterà nella sua funzionale Academy. Poi verso le 18 andremo nel vicino ristorante Ilario Vinciguerra, una location elegante, uno chef di grande fama, per la Premiazione ed il brindisi finale ed un buffet dove i fortunati invitati potranno assaggiare alcuni elaborati preparati dai concorrenti per quest’importante occasione.
Hanno aperto, poco prima della pandemia, subito chiuso, ed ora riaperto. Andrea Perfetti, Andrea La Caita, Luca Morra e Valentina Di Gregorio, titolari di questo bel ristorante vicinissimo al corso principale, non sono stati proprio fortunati (come per altro tanti altri) però sono tenaci. Il ristorante ora è partito bene ed il futuro fa sperare ancora meglio. E’ un posto gradevole, equilibrato con una sala curata, un servizio (Luca Morra) esperto, una cucina (Andrea Perfetti, con un buon curriculum, aiutato da Pierpaolo De Dominicis) che si fa ben valere. Il menù si distacca dall’omologazione dei tantissimi ristoranti del lungomare: c’è anche il crudo, ma la proposta è più focalizzata sul pesce lavorato, ma giusto quel tanto per fare la differenza. I piatti sono in genere semplici, con la materia prima in bella evidenza, i sapori centrati sul gusto comune senza ricercare rischio od avventure. Insomma un confort food che va incontro alla clientela, ma che anche il palato fine comunque accetta. Il piatto migliore? forse il delicato baccalà con una soffice spuma di patate, il meno riuscito lo scampo alla Rossini, dove si ricerca un matrimonio (scampi e foie gras) che vuole subito il divorzio.
Il Palmizio è sempre stato un buon ristorante di pesce tra i tanti che si susseguono lungo la costa adriatica. Però grazie agli stimoli di Valerio (il titolare) e il lavoro del giovane Maicol in cucina (aiutato dalla moglie di Valerio, Jelena), sta ora proponendo una cucina più moderna che rivela delle giustificate ambizioni. Salvo gli stuzzichini banali abbiamo apprezzato il resto della cena e soprattutto la pescatrice e la spigola, ambedue le ricette ben eseguite e presentate senza orpelli e inutili ridondanze. Una cucina giovane che punta all’essenziale, e che siamo curiosi di vedere come si evolverà nei prossimi tempi.