La distilleria è in un piccolissimo borgo, a Faver, ma in magnifica posizione dominante la val di Cembra. Ci accoglie Bruno Pilzer, distillatore storico e personaggio affascinante. I suoi distillati sono buonissimi, ma sentirlo parlare e descriverli rende la visita unica. Assaggiamo la sue classiche grappe, che fanno parte della storia sociale della valle, ma anche i nuovi distillati ed in particolare le varie tipologie di gin che ha messo a punto (anche con l’aiuto di Alessandro Gilmozzi), sono di grande interesse.
Prodotti&Vini
La fata dei boschi in val di Fiemme ha nome e cognome, Cinzia Corradini. Vive (molto) appartata in alto tra boschi e prati, qualche animale e tanti fiori ed erbe che manipola incessantemente per una produzione eccellente di infusi, tisane, creme, e tante altre piccole magie che rappresentano secondo noi forse il miglior ricordo di questa bella Valle. Fortunatamente alcune di queste si trovano facilemnte in alcune botteghe di Cavalese, ma invitiamo tutti ad andarla a trovare, per ammirare la linea completa della sua produzione e godere della sua simpatia.
Un piccolo ed accagliente Maso con bel panorama cela dentro di sè un caseificio ben organizzato e compatto. Solo una decina di vacche grigioalpine a pascolo e con grande attenzione tenute in stalla. Anche il fieno è locale e pure il grano, ed infatti i fortunati ospiti delle sei camere a colazione oltre a latte e formaggio hanno anche il pane fatto in casa con il grano di propria produzione. Pochi formaggi che meriterebbero un affinamento anche più lungo, fatti da Cristian Delladio con passione aiutato dalla giovane figlia che si sta facendo strada.
Con Cristian Deflorian, responsabile marketing dell’Azienda, visitiamo il nuovo stabilimento ad inizio valle. Un investimento importante in un luogo certo non così conveniente da un punto di vista logistico. Però lavorare vedendo le montagne grazie alle ampie vetrate, poter utilizzare l’acqua pure delle sorgenti intorno, mantenere il rapporto sociale con il territorio sono tutti elementi che hanno fatto prendere alla storica azienda questa decisione. Riccardo Felicetti ci illustra lo sforzo che la famiglia coesa e convinta ha fatto. Così la storia dell’Azienda seguita ad essere ancora di più legata a questo magnifico territorio.
La bravissima Mara Lona, instancabile animatrice della val di Cembra ci fa un quadro delle tante attività che la Valle propone (Caneva en festa ed altri). Una Valle che ha un grande potenziale e che speriamo trovi il riscontro che merita. Meritano in particolare i vini, che sono prodotti da vigne che arrivano quasi anche a mille metri, vini fini ed eleganti, soprattutto i bianchi e in particolare negli ultimi anni gli spumanti metodo classico, specie nella versione nature. Assaggiamo un bel brut della Cantian Zanotelli, (il nature arriverà presto), che ci conferma la qualità di questa produzione.
Un piccolo birrificio da prendere come esempio (salvo la breve strada per arrivarci)- Intorno si coltiva la vite ed il luppolo, si prendono i prodotti migliori della valle e si fanno assaggiare curando le buone maniere e la bellezza semplice del contesto. Il tutto è fatto con legno, acciaio e vetro, con ampia riscontro con il verde circostante. Gradevole il posto, come gradevoli sono le birre in questione, che però, data la quantità limitata, vengono praticamente tutte vendute in loco. Gestisce il tutto con simpatia e passione il bravo Stefano Gilmozzi.
Si vive solo 3 volte. RIchard Geoffroy, prima medico, poi 35 anni chef de cave alla Dom Perignon (non una cave qualsiasi) dove ha strabiliato tutti lanciando la nuova serie oenoteque, ora si cimenta in una nuova avventura. Affascinato dal Giappone e dalla sua cultura, si è inventato un nuovo modo di fare il sakè: non da una singola “brew” (come in genere viene fatto) ma creando un blend partendo da selezionati sakè. Ci ha presentato al De Russie la sua prima e raffinata bottiglia (costa poco meno di un Dom Perignon), IWA 5, Iwa crediamo da Shiraiwa, il luogo di produzione in Giappone, e 5 è il grado di armonia raggiunto secondo la sua scala. Ogni anno ce ne sarà uno leggermente diverso, probabilmente migliore, certamente più caro. All’assaggio il palato viene avvolto da un’elegante morbidezza mandorlata che in effetti non risulta per nulla stucchevole e ben si abbina ai piatti che il De Russie ha proposto per l’occasione, salvo forse il gradevole gazpacho all’anguria (che per altro sarebbe stato difficile abbinare anche al vino….o forse no se ci avessero servito il Dom Perignon!).
Una giornata piena ad Orvieto per il lancio della settimana dell’Arte e del Gusto una serie di iniziative golose ed artistiche che animeranno il centro storico dal27 settembre al 3 ottobre e che poi avranno una lunga coda con una serie di cene a 4 mani nei vari ristoranti di città che ospiteranno chef stellati. Il tutto ha l’anima e la firma anche della Famiglia Cotarella ed infatti le tre cugine sorelle Dominga Marta ed Enrica hanno accolto e ricevuto gli ospiti. Bello anche il pranzo nella barricaia dopo la visita in cantina del giorno dopo. Tra i vini assaggiati, tutti molto buoni a conferma che la denominazione è in crescita, ciè piaciuto l’ orvieto classico di Decugnano Dei Barbi tra i bianchi e il Marcigliano della Famiglia Cotarella tra i rossi. Mentre il giorno dopo gran chiusura con il Montiano 2016 vino bandiera della Cantina.
Anche nella seconda edizione, appena conclusasi all’Hotel Palace di San Marino, sono stato invitato e tenere una masterclass. Il piacere è doppio in quanto Sommelier Coach si distingue dai tanti percorsi formativi per aver scelto un percorso molto focalizzato sulla valorizzazione della persona umana, attraverso testimonial, e personaggi non banali anche fuori dal settore. C’è coinvolgimento, spirito di gruppo e anche, perchè no?, un pizzico di allegria che alla fine non guasta e contribuisce al successo dell’evento. Gennaro Buono ed Enrico Mazza, i due titolari e ideatori, poi inseriscono durante l’anno alcune esperienze dirette (Sensory Campus) che approfondiscono particolari temi in presa diretta.
Andando da Gallipoli verso sud è impossibile non vederla. Poco prima di Ugento si estendono a distesa i campi dei vari ortaggi, come anche il parcheggio e il grande spaccio aziendale dove carovane di turisti si fermano per comprare un ricordo gastronomico del Salento. Tutto ben organizzato e dobbiamo dire che in questo caso la quantità si sposa con la qualità: prodotti biologici, cura della selezione, del packaging e dell’immagine. Una sosta che vale.