Sono amici, Stefano Callegari, grande pizza a Roma, e Adriano Baldassarre (grande chef romano), e ora anche vicini di bottega con Adriano che ha appena aperto l’Avvolgibile, trattoria romana tradizionale poco distante. Ed era la serata per brindare tutti insieme, ma Stefano sta aprendo la “Rossa” a New York e non arriva per tempo. ci consoliamo con i piatti di Adriano, supplì, lassagne e cannelloni, e con la pizza di Stefano (o meglio dei suoi collaboratori di Sbanco) con l’ottimo finale: la capricciosa su ricetta di Adriano.
Eventi Passati
Anni fa lanciamo con Berardino Lombardo l’Asta del Cappone, proprio sotto Natale, per stimolare il ritorno ad una tradizione che si stava affievolendo: quella del Cappone di Natale, con una bella festa qui a Terre di Conca. Dopo anni di pausa la Festa è tornata, domenica scorsa, sempre a Terre di Conca, grazie all’iniziativa di Albero Fiorito, associazione illuminata di produttori e ristoratori in difesa delle tradizioni (non solo gastronomiche) del territorio tra i quali citiamo gli amici Giuseppe Iaconelli, Fofò Ferriere e appunto Berardino Lombardo. Grande festa anche per la splendida giornata, con presenza di piccoli produttori d’eccellenza, tra i quali citiamo il buon panettone di Cascone, lo zafferano di Pietravairano e i distillati di frutti antichi. Folta la presenza di amici e appassionati grazie anche al richiamo di chef famosi, come Nino di Costanzo, Francesco Sposito, Paolo Barrale, Angelo D’Amico, Stefano Mazzone, Mimmo Di Raffaele, Franco Pepe (con la sua pizza fritta con guanciale) che hanno preparato alcune ricette variamente ispirate al cappone. I capponi erano invece nell’aia, un pò discosti, bellissimi e chi vuole li può prenotare a BerardinO lomabrdo a Terre di Conca. Non sono tanti, quindi affrettatevi e speriamo che il prossimo anno aumentino.
Il cibo può essere arte e comunque anche l’arte attraverso il cibo può allargare il suo messaggio universale di cultura e bellezza. Qui li troviamo nuovamente uniti e coniugati insieme in nome di quel messaggio sociale ed etico che è alla base dei Refettori creati da Massimo Bottura in giro per il mondo. Ognuno è un mondo a sè, inserito spesso in contesti unici tenendo conto dell’ambiente, tutti sono idealmente collegati e uniti dalla forza della straordinaria impresa che Massimo Bottura ha saputo realizzare. A Napoli il contesto è veramente spettacolare e suggestivo, l’avvio esaltante. Si incomincia domenica coon il pranzo curato da Gennaro Esposito. Lodi a Massimo, ma anche a Lara, che è l’anima del progetto Food and Soul, coadiuvata dalla brava Cristina Reni.
Raffaele Borriello, direttore Ismea e Mauro Rosati direttore Qualivita hanno presentato all’Hotel Quirinale i numeri dell’Agroalimentare Italiano. Numeri che sono positivi, il sistema delle denominazioni territoriali funziona. La domanda ovvia è se potrebbe funzionare meglio . Sembrerebbe di sì, soprattutto se si guarda la distribuzione regionale. Sono centinaia (per numero siamo primi al mondo), ma quelle che fanno fatturato sono tutte al nord. E pensare che per molti è il sud, la terra del sole, del mare, il cuore agricolo dell’Italia. Siamo pieni di ricchezze gastronomiche ma per export siamo secondi, anche in questo settore, alla Germania che per molti produce solo tecnologia. Il dato positivo, che apre alla fiducia e alla speranza, è che molti giovani sono tornati sui campi e saranno loro i protagonisti del futuro della nostra Agricoltura.
Secondo Atto: dopo il pranzo con i bisognosi a Santa Giacinta lo stesso menù viene replicato a Villa Glori per i sostenitori della Caritas e per gli auguri di Natale. Rigraziamo quindi due volte gli chef: Stefano Marzetti del Mirabelle, Gianfranco Pascucci del Porticciolo, Sandro Serva de La Trota, Oliver GLowig de La Barrique, Giuseppe Di Iorio di Aroma. Con loro i vini de La Famiglia Cotarella e Poggio alle Volpi, in una serata serena contornata dai sorrisi dei bravissimi ragazzi dell’Istituto Artusi coordinati da Enrico Camelio che hanno serviti i commensali. Sono serate che ti rimettono la pace addosso.
Grazie a Gianfranco Pascucci, Maurizio Serva, Oliver Glowig, Giuseppe Di Iorio, per la loro adesione a questo progetto. E grazie a loro gli 80 ospiti dell’Ostello di Santa Giacinta hanno vissuto una giornata diversa: un pranzo di eccezione con piatti firmati dai noti chef, serviti come sempre nella semplicità della loro mensa. Da notare che tutti i piatti sono stati preparati con le eccedenze alimentari donate alla Caritas. Stasera si replica con una formula leggrmente differente, ma la sostanza sarà la stessa. A domani per il resoconto.
125 anni di Hassler, dell’albergo forse più iconico della Capitale. Lui, Alberto Hassler veniva dai Grigioni, da un paese povero, e si era arrangiato in Italia a fare il pasticciere, poi il ristoratore e infine l’albergatore a Catania prima di fare il salto e avviare quest’albergo. Ma la storia dell’albergo è legata alla dinastia Wirth Bucher. L’attuale proprietario e titolare, Roberto Wirth figlio di Oscar Wirth e Carmen Bucher, come dire delle due più famose famiglie di albergatori della storia, ha saputo mantenere e consolidare negli anni del dopoguerra la fama di quest’albergo che ormai fa parte della storia della Capitale. Aggiungiamo che negli ultimi 40 anni, quelli appunto legati a Roberto Wirth, non solo è cresciuta la fama dell’albergo in quanto sinonimo di ospitalità esclusiva ed eccellente, ma finalmente anche quella del ristorante: da quando è arrivato Francesco Apreda, ormai diventato anche questo un altro punto di riferimento, questa volta legato al buon mangiare.
Una guida storica che si avvia al suo trentennale.. Non solo è tra le più longeve, ma anche tra le più vendute e diffuse. Merito di essere rimasta fedele al suo modello, merito di approfondire con coerenza un settore al quale tutti siamo poi legati, semplici appassionati ed esperti. Oggi l’osteria si può chiamare anche pizzeria o bistro, può cambiare pelle ad ogni ora del giorno, specie in città. Quello che conta, quello che accumuna tutti i locali degni di questo nome, non è l’abito che indossano, ma se riescono a mantenere un’anima.
L’altro ieri una giornata dedicata ad approfondire alcuni temi legati al mondo della ristorazione. Particolarmente interessante la relazione di Francesco Tapinassi, che ha saputo coinvolgere l’uditorio spiegando con chiarezza e semplicità i termini della comunicazione digitale e il come gestirla. Ad Antonio Paolini e al sottoscritto il compito di spiegare il senso delle Guide cartacee oggi in un mondo dominato dal web, e spiegare come gli esperti anche oggi hanno il loro insostibuile valore e compito.
Il podio è tutto suo: nessun nuovo due stelle e un solo tre stelle, Mauro Uliassi. Un trionfo largamente meritato per uno chef che ha sempre ottenuto ampi consensi, dal pubblico e dalla critica. 28 anni di carrierà, 28 anni che lo conosciamo, 28 anni che lo stimiamo, sia da un punto di vista professionale che umano. Auguri alle tante nuove stelle, tra le quali, anche quest’anno, numerosi gli ex Emergenti premiati e ne siamo felici. Anche per noi è un’importante gratificazione del nostro lavoro di scouting. Un commento sulla Michelin, che rispettiamo sempre per la sua autorevolezza e che rimane sempre un esempio da seguire. Però è indubbio che premia la ristorazione italiana soprattutto a livello di “base” come l’alto numero di 1 stella sta a testimoniare. Rimane esile il vertice rappresentato dalle 2 e dalle 3 stelle, e su una scala mondiale è il vertice a fare la differenza, e l’Italia in questo risulta essere indubbiamente penalizzata.