Ci sembra ieri che arrivò una soffiata: “una giovane chef ha aperto un nuovo ristorante a Trastevere. Sembra un po’ fuori di testa perché in una zona come quella fa dei piatti strani dove non ci si capisce nulla, durerà quindi poco”. E invece sono passati già 14 anni e Cristina non solo è sempre là, ma è più agguerrita e sulla cresta di sempre. Ha messo a punto la squadra e ha stretto al suo fianco, anche nella gestione, i due fedeli Edoardo Fortunato (in cucina) e Riccardo Nocera (in sala). Aspettiamo che dia qualche ritocco all’ambiente (a suo tempo decisamente innovativo), mentre il menù offre sempre qualche sorpresa. Cristina viaggia di continuo ed è quindi bombardata da continui segnali e stimoli che arrivano da tutto il mondo. Però crediamo che, non solo per l’esperienza personale, sia l’America quella dove più riesce ad interagire con successo. La sua, soprattutto per l’Italia e Roma, è una cucina veramente originale, con soluzioni che ci ricordano i forti accenti spiazzanti di certi piatti del nordamerica dove gli accenti marcati di acido, sapido e dolce, la fanno da padrone. Ma se lì sono spesso assemblati in modo confuso, qui il risultato è molto più controllato, vedi ad esempio gli ottimi, anche se dissacranti per un palato italiano, tagliolini all’anguilla. Meno ci conquista un capriolo indeciso se guardare indietro o avanti. Ma comunque complimenti a Cristina, e alla sua coesa brigata, che tiene dritta la rotta su un percorso diverso, quindi non facile, ma identitario e particolare.