Di Luigi Cremona

Piero Pompili al Cambio

Questo articolo è stato redatto antecedentemente al blocco delle attività ristorative dovute al Covid-19.

La posizione è defilata ma comodissima per chi viene in auto: vicino al casello della tangenziale, con comodo parcheggio. Ed è forse anche per questo che esiste da anni e si è sempre mangiato bene. L’ambiente è tranquillo, quasi vintage, vecchi cimeli alle pareti, tutti segnali che richiamano la tradizione, un po’ come la lista delle vivande che ripercorre fedelmente i grandi classici della cucina bolognese. Però poi, anche per chi è non del settore, ti accorgi che c’è qualcosa che fa la differenza: il ritmo della sala, l’attenzione al dettaglio, la stupenda mortadella che subito arriva al tavolo quando ti siedi, la bottiglia giusta alla giusta temperatura, l’efficienza del contesto. In parte i meriti sono della cucina, Armando Martini sotto la guida dell’ottimo Massimiliano Poggi, con piatti più che corretti (e tortellini da portarseli a casa!), e soprattutto vanno a Piero Pompili, grande personaggio di sala. La ristorazione ce l’ha nel sangue, e la pratica da tanti anni, ma indubbiamente è cresciuto grazie alla sua curiosità, al suo carattere determinato, al suo spirito innovativo. In una Bologna di grandissima tradizione ma un po’ addormentata, è uno dei pochi a porsi dei traguardi, a cercare alternative, a mettersi in gioco, non scordando che comunque alla fine il ristorante bisogna riempirlo, e qui al Cambio se non prenotate sarà difficile trovare un posto.

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