Non deve essere stato semplice e non li invidiamo, ma alla fine ce l’hanno fatta e sono stati bravissimi. Lode a Luciano Pignataro, Barbara Guerra e Albert Sapere per il grande sforzo compiuto (ottimamente supportato da Forma Mentis), che hanno presentato l’altra sera a Castel dell’Ovo una specie di summa sullo stato della pizza in Italia e nel mondo. Poi come tutte le classifiche ognuno ha in testa la sua, ma è forse la prima volta che un lavoro così ad ampio spettro sia stato realizzato in modo omogeneo. e questo testimonia il successo e l’alto gradimento della pizza che veramente non conosce ormai i confini. Il nostro giudizio, anche entrando nei meriti, è positivo e la classifica largamente condivisibile. Con poche annotazioni critiche: forse un pò troppo “campanocentrica”, ma la storia da una parte, e il team di guida dall’altra parlano con Napoli nel cuore, e quindi ci sta. Altra osservazione, da romani, è forse la sottovalutazione di Gabriele Bonci che, pur non essendo un pizzaiolo puro, ha dato a questo mondo un contributo inferiore forse al solo Gino Sorbillo, e che a nostro giudizio meritava e merita di più. Ultima annotazione è per Menchetti. Per noi in assoluto la pizza migliore del mondo in rapporto alla quantità di pizza sfornata. Occupa la 51sima posizione e per un pelo non rientra nei primi cinquanta. Dopo tanti premi speciali assegnati, si meritava almeno quello della Sfiga.
Adele Bandera
Il lunedì è sempre il giorno clou dove i personaggi più importanti della ristorazione entrano nell’arena, per ritrovarsi e farsi anche vedere. e’ il giorno dei grandi chef, è il momento di Bottura che chiude la mattinata del convegno con il suo messaggio: Il cibo è arte. Una breve sintesi che parte dal Rinascimento (il Polittico di Piero della Francesca) per arrivare ai giorni nostri e lanciare un messaggio: il nuovo Rinascimento italiano è in atto e si deve alla cucina italiana. Un messaggio forte, ottimista, che va oltre l’orizzonte dell’Osteria Francescana per farsi carico del fardello di tutti coloro che vogliono il meglio e operano al meglio. Un bel messaggio davvero, completato dal secondo round dedicato alla sala. Insomma tante buone parole, molti propositi, e tanto orgoglio: l’Italia della ristorazione ha mostrato i muscoli.
Bella festa quella organizzata in cantine Bellavista per festaggiare i 70anni di Enzo Vizzari, una vera icona della critica gastronomica, un personaggio a tutto tondo che da oltre 30 anni è uno dei pilastri di questo misconoscuto mestiere. Una serata dove tutto è stato eccellente: la rosa degli invitati, ben calibrata su un numero giusto, il buon (anzi ottimo) bere grazie all’immensa disponibilità della cantina privata di Enzo, la sfiziosità delle ricette preparate per l’occasione da chef di calibro consolidato. Insomma siamo stati più che bene, grazie Enzo!!!
Mancava solo un pò di venticello romano serale, ma quest’estate sembra avara al riguardo. Per il resto una serata quasi perfetta, che ha visto 4 annate di Dom Perignon accompagnare i piatti di Francesco Apreda, e così dall’Oenoteque (le vecchie annate di DP) alla Plenitude (le annate più recenti; in genere comunque anno almeno quasi una diecina di anni) abbiamo visto, assaggiato e goduto la pienezza di queste interpretazioni dello champagne, presentate direttamente dal creatore, Richard Geoffroy chef de cave. 4 annate, 4 bottiglie che è un piacere assaggiare, dove è difficile dire quella più buona. La nostra preferenza va al 1995, al massimo della sua pienezza, ma come non riconoscere la grandezza del 2003, vista la difficile annata? E un buon champagne si dimostra ideale anche negli abbinamenti, a volte non semplici, con le ricette di uno chef che cerca anche lui di conciliare la potenza dei sapori con l’eleganza del contesto. Francesco Apreda ha iniziato con un polpo sapiente, proseguito con dei vermicelli intriganti, è andato sul sicuro con i rigatoni, per chiudere con l’agnello (con qualche ridondanza di troppo) e fulminarci con un perfetto dessert.
E’ sempre un grande successo e quest’anno con il vento dell’Expò in poppa Identità Golose avrà un lungo percorso che inizia con questo Congresso e durerà fino a fine anno. Tanta gente in sala e lungo le corsie degli espositori , tante occasioni per scambiarsi impressioni, ritrovare colleghi lontani, assaggiare prodotti particolari come ad esempio il magnifico culatello di Spigaroli. E domani si continua.
Jeff Koons è probabilmente l’artista vivente più caro e le sue opere realizzate in materiali poveri e vari sono nei principali musei del mondo. Usa spesso la plastica gonfiabile come in questo caso che vede l’opera riprodotta in edizione limitata per il Dom Perigonon rosè 2003, un vino che anche senza Koons offre emozioni a non finire. Prestigio chiama prestigio: siamo all’Hassler di Roma.
L’idea era buona, lo chalet in mezzo al grande parco dell’Hilton, per un BBQ originale: agnello neozelandese, canguro australiano, manzo argentino e così via, abbinati a vini di questi lontani paesi. Vini che fanno parte del gruppo Moet Hennessy. Ci sono piaciuti soprattutto il Cloudy Bay (chardonnay e sauvignon, qui non presentato) e l’opulento Cheval des Andes (grande anche nel prezzo). Un pò deludente invece il BBQ, che invece poteva essere altrettanto interessante.
tra i cuochi forse no, ma per quanto riguarda appassionati, blogger e giornalisti, nel nostro settore la parità è ormai raggiunta. Tanta neve e tante donne in giro a Identità Golose che si conferma appuntamento irrinuciabile nonostante big snow (in realtà meno big del previsto). Questa volta ci siamo stati solo poche ore, perdendoci il Congresso, ma almeno quanto basta per un pò di saluti.
Salone del Gusto 2012: un pò come il Vinitaly, sempre più criticato, ma sempre più seguito dal grande pubblico e dagli operatori. Un gran casino, un gran mercato, ma ci si ritrovano poi tutti. E’ tempo di crisi, calano i consumi, ma qui tutti hanno venduto e in misura maggiore dello scorso anno, un segnale che in Italia si può stringere la cinghia ma non si rinuncia ormai alal qualità della tavola.
Quando chiama Dom Perignon, in molti rispondono. Un’occasione unica quella di assaggiare alcune annate di queste grandi etichette. Notevole anche il contorno: Villa Aurelia è una location di grande classe immersa nel verde del Gianicolo, e lodevole il menù scelto, non una serie di piatti cucinati, ma di grandi prodotti dell’ agroalimentare italiano.