Quanto sarebbe costato un menù di 42 chef del calibro di quelli di ieri sera, il meglio del meglio di Roma e del Lazio? Ed infatti gli ospiti hanno apprezzato l’occasione riuscendo ad esaurire le oltre 4000 prozioni preparate e servite in meno di due ore (altro record). Una grande serata, per la qualità e quantità delgi chef, ma anche per l’atmosfera che si è creata. Due tavoli erano stati riservati a coloro che si sono sacrificati nei soccorsi: La Protezione Civile, e i Vigili del Fuoco. Il preside dell’Istituto Alberghiero di Amatrice, visibilmente commosso, ha ringraziato lo sforzo che ha fatto tutta la Ristorazione a favore dei terremotati. Una sala piena ha confermato che la solidarietà riesce a far arrivare a Rieti il suo messaggio. Grande insomma la partecipazione di tutti, ed ora avanti per la terza ed ultima serata.
Alessandro Cannata
Ed ecco alcune immagini della gara. Penso siano belle, ma è difficile trasmettere la grande bellezza del contesto, la serenità del tramonto, la magia delle luci, la vivacità delle scintille, il tempismo dei cooncorrenti che hanno rispettato perfettamente i tempi di preparazione e servizio (ben 18 concorrenti in meno di tre ore!). grazie veramente a tutti per l’impegno e la professionalità dimostrata. E non era facile cucinare in così poco tempo senza aiuto delle attrezzature praticamente radici ed erbe.
Ed ecco la cronaca della giornata di Roots. La prima parte è dedicata alle erbe e alle radici del bosco con due relatori d’eccezione, Livio Pagliari ed Elvia Giosuè che raccontano storie di erbe spontanee e cucina. Dopodichè si procede alla presentazione dei cuochi arrivati da tutta Italia ed al sorteggio effettuato usando come bussolotti gli “occhi di lupo”, il formato del Pastificio dei Campi che ci sembrava in tema con il bosco. Eccoli i concorrenti: Alessandro Cannata del Moma di Roma, Damiano Donati del Punto di Lucca, Daniele D’Alberto del BR1 di Montesilvano, Christian Mandura del Geranio di Chieri, Davide Del Duca dell’Osteria Fernanda di Roma, Federico Delmonte di Chinappi di Roma, Francesco Palombo di Tenuta Esdra di Cassino, Luca Mastromattei del Pescion di Pescara, Marcello Tiboni della Locanda Walser della Val Formazza, Marco Claroni dell’Orologio di Fiumicino, Mariano Guardianelli dell’Abocar di Rimini, Riccardo Cappelli del Pellicano di Porto Ercole, Silvia Moro del Moro di Montagnana, Francesco Brutto di Undicesimo Vineria di Treviso, Carlo Nappo della Catina di Pordenone, Stefano Sforza del Turin Palace di Torino, Shady Hasbun de Le Rotte Ghiotte di Arezzo. E a poco la gara.
Papille Esigenti, un titolo curioso inventato da Paolo Serani, che vuole essere di richiamo per chi ci si ritrova in questa dizione. E non sono pochi quelli che arrivano, perlopiù ristoratori, che hanno approfittato della giornata di beltempo dopo il diluvio del sabato. La location è bellissima, siamo al Castello della Castelluccia, al centro dell’Azienda agricola di Giansanti Di Muzio, tra boschi pascoli e prati. La selezione dei prodotti è alta, la presenza dei produttori nobilità ulteriormente l’evento, e noi seguiamo da vicino la jam session di cucina improvvisata: gli chef che si mettono a disposizione girano tra i vari desk e inventano la ricetta al momento con gli ingredienti fantastici che trovano sui desk degli artigiani espositori. Ci divertiamo e poi la giornata si chiude con l’interessante degustazione di formaggi presentata da Enrico Panzarasa e Hervè Mons, celebre affinatore d’Oltralpe.
Ogni anno facciamo almeno una salto a Vinoforum, un villaggio nella pineta del Foro Italico dove è proprio piacevole trascorrere una serata. Quest’anno il tempo è stato un pò inclemente, ma ieri sera almeno la pioggiaa ci ha risparmiato e ci siamo giduti un giovane chef stellato di Edimburgo, a noi completamente sconosciuto. Ed è stata una bella occaasione per parlar di territori lontani, di ristorazione diversa, ma anche lì animata da ideali e obbiettivi molto simili: cercar di fare qualità valorizzando soprattutto la materia prima locale.
Uno dei tanti locali più o meno alla moda di Roma? per altro è anche vicino a via Veneto. Eppure il Moma rimane un porto sicuro e affidabile e mostra nel tempo stile e continuità insospettabili, (ma non per noi che conosciamo bene i due Pierini, titolari del locali, tra i migliori professionisti in giro per la capitale).
Organizzato da Tiziana Gallo all’Hotel Victoria di Roma, un piccolo ma interessante salotto dedicato ai vini dell’Etna. Il nerello tira e nonostante il caldo si assaggia volentieri. Ormai i produttori si sono moltiplicati, si sono spinti sempre più in alto (le vigne arrivano e superano i 1200m) e si alza anche il livello (e i prezzi) della qualità media. Il vino che ci ha più colpito? il Contrada di Andrea Franchetti (passopisciaro) seguito dalle due etichette di Girolamo Russo.
Alessandro Circiello ha curato l’aperitivo finger food accompagnato dai cocktails Velier, Cristina Bowerman ha pensato all’antipasto, poi Alessandro Cannata ha preparato il primo abbinato ad un “Rosso Mattone” delle Cantine Briziarelli, poi Gianfranco Vissani ha sfornato il secondo, servito assieme ad un “Pentro” Rosso Doc 2009 di Valerio Vini e Viti; chiude in dolcezza Filippo La Mantia con un’ insolita cassata accompagnata da un “moscato d’Asti” Docg 2010 Bera Vittorio e figli. E per chi avesse ancora un languorino Panettone Loison e Distillati Velier.
Questa è la foto finale della cena della Caritas dello scorso dicembre, quando tutti insieme abbiamo applaudito il coro natalizio e aperto il panettone. C’erano Mons Enrico Feroci, direttore della Caritas e in questa foto potete vedere anche Renata Polverini, Nicola Zingaretti (e fuori foto il sindaco Alemanno) assieme ai cuochi e ai tanti collaboratori di quella serata. La ripeteremo ovviamente anche questo anno, stasera alla Cittadella della Caritas alla Casilina.