Siamo stati previdenti e quindi puntualissimi all’apertura per assaggiare con calma qualche nuovo Franciacorta. Due ore dopo un pienone che avrebbe reso difficile gli assaggi. E’ sempre un piacere vedere come questa tipologia si stia sempre più affermando e consolidando, con nuovi produttori che avanzano, e vecchie glorie che comunque tengono alto il livello. Qualche produttore presente di persona, ma di certo gradiremmo che in queste occasioni venissero proprio tutti e non mandassero (nei casi migliori) il distributore locale.
Alessandro Scorsone
Ghiotta l’abbinata che promette scintille: i piatti dell’estroso Massimo Viglietti chef de L’Entoeca al Parlamento, e gli Champagne De Venoge una delle più titolate e famose Maison. Il tutto presentato dal Presidente della Maison, Gilles Morisson de la Bassettière che ha per l’occasione offerto alcune chicche, di una gamma comunque notevole: il blanc des blancs 2004 uno champagne di grande finezza, e il Cuvèe des Princes 1998 in versione magnum, in anteprima assoluta per l’Italia, uno champagne opulento che ha magnificamente chiuso la serata. E anche le ricette di Massimo non ci hanno fatto di certo annoiare, un pò bizzarro il baccalà a vapore, più armonica la sua trippa.
E’ sempre bello un invito al De Russie con la sua piacevolissima sala da pranzo, anche se per impegni precedenti non ci siamo nemmeno potuti sedere al tavolo. Ma il brindisi al nuovo millesimato Biondelli non ce lo siamo persi: una piccola azienda in Franciacorta condotta da Joska Biondelli, un giovane appassionato ed elegante proprio come i suoi vini (solo acciaio, biologici ma bevibili, senza liqueur).
Parterre di lusso al Circolo Aniene di Roma per la presentazione del progetto Tenute Lunelli. Le Tenute non sono nuove, ma la famiglia vuole comunicare meglio il forte impegno che è in atto per la valorizzazione dei vini fermi e non solo degli spumanti per i quali sono ben noti ovunque. Interessante apprendere che a breve tutti i vini fermi saranno biologici e crediamo che la conversione toccherà alla fine anche gli spumanti Ferrari. Cena piena di personaggi famosi, preparata da Alfio Ghezzi, della Locanda Margon, nelle grandi cucine del Circolo seguite dall’infaticabile Daniela Amadei. Niente bollicine, ma solo vini fermi delle tre tenute in abbinamento, ma il destino vuole che la lacuna venga colmata alla Regola, poco distante da casa, dove rientrando c’imbattiamo con l’amico Daniele.
Genio e sregolatezza convivono in Massimo Viglietti, chef a dir poco singolare, che si presenta sempre sottotono di persona, ma è invece capace di tutto quando dietro le quinte crea le sue ricette. Sicuramente geniale nell’inventarsi l’abbinamento che ti spiazza e ti sorprende, ma discontinuo perchè per reggere un gioco di continue invenzioni gastronomiche ci vorrebbe l’assistenza di una brigata (che non c’è) e una forse maggiore presa di coscienza dei propri meriti e dei propri limiti. Ma l’aperitivo che ha lanciato questa nobile e storica Enoteca al Parlamento in questa poco calda estate è di quelli che lasciano il segno, sia per l’immensa varietà di bottiglie che possono essere prese in gioco, sia per l’indubbio estro dello chef. Si è lanciato nel fritto con disinvoltura, anche se poi alla fine le cose che più ci hanno colpito con il fritto hanno poco a vedere: una straordinaria parmentier di whsky e patate, e un gelato di sigaro da sballo.
Nel dopoguerra a Roma c’erano i negozi di salumi e formaggi (distinti rigorosamente da quelli di pasta e pane) e si chiamavano norcinerie o salsamenterie, anche se per i romani erano tutti pizzicagnoli. Questa vecchia salsamenteria dei Parioli è miracolosamente sopravvissuta mentre gli altri negozi man mano sono spariti e una dozzina di anni fa ha cambiato gestione (per vecchiaia del titolare) ed è subentrato Roberto Mangione. Ha avuto il buon senso di non cambiarne l’aspetto, conservando la confusione e l’eterogenità del negozio di quartiere che deve sopperire alle necessità di tutti, ma anche capendo che per sopravvivere avrebbe dovuto darsi un’identità e, visto che nel quartiere non manca la clientela di rango, ha modificato non la forma ma i contenuti: la selezione degli champagne merita l’applauso, ma anche quella dei vini francesi, delle chicche di tutto il mondo, birre artigianali poco conosciute e distillati da sballo. Si può ordinare un tagliere di affettati e formaggi e accompagnarlo con una grande bottiglia, il tutto con ricarichi modestissimi, aperto anche di sera e finchè c’è gente.
Senza pretese, senza particolari ambizioni, eppure è stata una buona cena che ha soddisfatto tutti. Ci siamo incollati vini e bicchieri, ma al resto hanno pensato loro, la brigata della Malga, bravi in cucina ed eleganti in sala. Ottimi prodotti (anche i salumi fatti in casa, e non solo i formaggi), buona la minestra, sontuosi i claps e ottima la polenta. Insomma ha vinto la spontaneità e la genuinità.
630 vini in assaggio non è cosa di tutti i giorni, sono i finalisti della guida Vinibuoni e a loro viene dedicata la cena di gala a conclusione della gran giornata delle “corone”. Siamo a Villa Nachini Cabassi, una villa che ospita di frequente le manifestazioni locali e la festa del vino. Una grande serata in allegria e con le grandi bottiglie selezionate che nemmeno il menù (decisamente scadente) è riuscita a rovinare.