Le cose positive non mancano: il vecchio borgo di Bussana da visitare (la parte vecchia e subito dopo, qui siamo sotto la bella chiesa che di notte si vede da lontano), e la giovanissima gestione che si fa in 4 per fare bella figura. I due amici e titolari sono in cucina, Cosimo Corsa e Pietro Russo, ma presenza non da poco è Cristina De Ambrosis, che accoglie con un bel sorriso che poi accompagna tutta la cena, e trova il tempo di preparare anche i dessert (che non sono male). A Lei doppia lode, visto che si è improvvisata un secondo mestiere (e speriamo che trovi il tempo per ritagliardsi un’esperienza significativa che le conferirebbe maggiore consapevolezza). Un locale quindi da incoraggiare e che pur essendo agli inizi fa ben sperare. Il piatto migliore? la triglia croccante pulita e precisa, quello meno convincente i cappelletti di selvaggina che ci raccontano un autnno cupo e ravvivato da un contrasto acido.
Althea Lattuada
Il sole ha illuminato la seconda giornata e con il sole è veramente tutta un’altra cosa. Il chiostro ha accolto veramente tanta gente e molto seguiti sono stati i tanti eventi che le associazioni territoriali avevano organizzato. Al cooking show si sono alternati un elegante Giorgio Servetto, il giovane Andrea Masala, debuttante per Meditaggiasca, da poco al timone della Locanda dell’Asino. Poi l’esuberanza di Nikita Sergeev che ha proposto un’interessante cespo di lattuga ripiena, e il pasticciere di Taggia Andrea Setti con i suoi dolci ispirati al territorio. Altra presenza importante Cristoforo Trapani, subito simpatico a tutti, ha portato i rigatoni fritti e dolci farciti e dei raffinati tortelli di pollo. Gran chiusura con Manuel Marchetta, con un’elaborata insalatina di seppie di non facile costruzione ed euilibrio. Un’edizione che ha visto il Comune passare all’Oro di Taggia e al Consorzio del Moscatello l’onere organizzativo, e l’impegno da parte loro non è certo mancato. Ultimo atto: Premio Meditaggiasca a Paolo Raibaudo presidente del Consorzio Valle Argentina, e brindisi finale accompagnato da un pasta improvvista all’ultimo momento dall’infaticabile Nikita Sergeev.
Intensa la seconda giornata che ha avuto fortunatamente anche un clima migliore. Molta la gente che ha seguito con interesse le esibizioni dei tanti chef presenti che hanno intepretato l’oliva taggiasca con tante soluzioni diverse. Apprezzatissimi gli interventi degli chef venuti da lontano: la creatività di Terry Giacomello, la precisione di Ichikawa, la serenità di Eugenio Boer, la personalità di Luigi Taglienti. Ma anche gli chef locali si sono fatti valere, dall’umile e bravo Rebaudo un vero artigiano del gusto di Badalucco, alla classe di Giorgio Servetto, alla passione di Manuel Marchetta, e alla praticità di Cannavino. Chiusura con bel brindisi e arrivderci al 2017, con altri chef e forse qualche sorpresa.
Nel quadro degli eventi estivi organizzati a Marina degli Aregai, si inserisce la presentazione del libro Pasta Damare realizzato qualche tempo fa con il contributo di De Cecco. Un libro che racconta 16 storie di chef e di ristoranti attraverso il loro amore per la pasta e in particolare per la pasta abbinata al mare. E nonostante il tempo incerto la gente è intervenuta, è rimasta fino alla fine a fare domande e a ragionare sull’importanza della ristorazione come attrattiva di un territorio, anche perchè Davide Zunino ha chiuso la serata con un’ottima sua ricetta in perfetta linea con lo spirito del libro.
Salire a Carpasio merita uno sforzo non indifferente, ma sarete ripagati da un paesino arroccato e da questo locale assolutamente inaspettato gestito da Antonio Gallese, che offre un arredo curato e sontuoso che rievoca il tabarin, con dei tavoli comodi e una sorprendente parete di roccia viva sullo sfondo. Ulteriore sorpresa viene dalla cucina. Ci aspettavamo piatti sovrabbondanti e un tantino grevi, e invece grazie alle giovanissime mani di due sorelle che insieme fanno meno di mezzo secolo, ecco una serie di assaggi sostanzialmente corretti che ci fanno suggerire ad Althea di continuare per questa strada ma anche cercare di affinarsi con ulteriori esperienze in giro. Siamo con gli amici venuti ad assistere al Bocuse d’Or, ma è di Marco Olivieri il merito di averci condotto fin quassù.