Fare sistema in Italia è sempre difficile, ci prova il Piemonte con Piemonte Land, una specie di Consorzio dei consorzi con tutti i vini. E’ tanta roba: oltre 43000 ettari, 2,5 milioni di ettolitri, 18000 aziende vinicole, 1 miliardo di euro in export; cercando di superare le diversità di immagine tra il barolo e il barbaresco e gli altri, cercando di superare le differenze tra i 50 milioni di bottiglie dell’Asdti e e le 50000 del Carema. Se ne parla a Palazzo Brancaccio con tutti i Consorzi presenti e poi si continua a tavola confortati dalla cucina di Maurilio Garola e ovviamente dai vini piemontesi. Comunque ci sembra un buon inizio di un tour internazionale che porterà queste etichette nelle grandi capitali del mondo. Domanda: ma i consorzi dei prodotti perchè non ne fanno parte?
Andrea Ferrero
60 nazioni in gara per arrivare alle 24 che a Lione, gennaio 2017 si sfideranno per vincere l’ambita statuetta del Bocuse d’Or. Ormai quasi tutte le selezioni nazionali sono state effettuate, e anche quella italiana è ormai alle porte: il prossimo 31 gennaio e il 1° febbraio ci vedremo ad Alba dove 12 concorrenti sono in gara. L’evento è stato presentato ieri alla Metro Academy di San Donato Milanese alla presenza della stampa invitata, delle aziende del Club dei Supporter, di Alba comune ospitante l’evento. Conferenza che è finita con un bel buffet realizzato da 6 dei 12 concorrenti, con i vini dei Consorzi del Roero e del Barolo.
Serata elegante all’Hotel Bulgari con un bel parterre e soprattutto l’occasione di assaggiare i piatti di uno chef italiano bravo e poco noto: Luca Fantin. E’ a Tokyo da 5 anni, ha preso la stella Michelin, forse se ne merita due, ma si sa che questa guida con noi italiani è particolarmente severa. In trasferta, e nella piccola cucina dell’Hotel Bulgari è un’impresa fare altissima qualità, ma Luca ce la mette tutta e alcuni dei suoi piatti sicuramente meritano l’applauso. Interessante la serie degli appetizers iniziali, buona la sequenza cucinata con l’insalata di verdure e la carne in primo piano.
L’albergo è affascinante e anche l’aria che si respira all’interno, a cominciare dal bar, uno dei migliori del genere, dove tra stuzzichini e volteggi di bicchieri si passa una mezzora elegante e frizzante al tempo stesso. Il ristorante sembra quasi andare in controtendenza, con una proposta volutamente semplice, quasi disadorna (a volte un pò troppo, pensiamo al pur ottima tartare), che punta alla sostanza, alla leggerezza, alla solidità della tradizione italiana. Obbiettivo raggiunto ad esempio nei deliziosi totanetti e puntarelle, un pò meno in un pesantissimo risotto con bisque, mentre le tagliatelle al ragù di capriolo proprio leggere non sono, ma travolgono piacevolmente con la loro opulenza.
L’hotel Bulgari, presente a Bali Londra e Milano (e altre aperture sono in programma), ha una vocazione internazionale e lo vuole sottolineare anche in cucina. Qui c’è il bravo e ancora poco noto ((perchè è arrivato da pochi mesi) Andrea Ferrero e forse anche per farlo conoscere meglio in autunno si organizzeranno una serie di serate con alcuni chef emergenti ma già noti provenienti anche da lontano. “Epicurea” questo il nome della rassegna che si avvale del Knowhow di Andrea Petrini, il critico italiano forse più esperto a livello di cucina internazionale. Ieri a Milano la presentazione dell’evneto con tre dei 6 futuri protagonisti.