La giornata conclusiva è ovviamente quella più importante, ci sono le finali e si chiude con quella più importante: il Premio al miglior chef emergente. La seconda giornata della Finale consente che due ingredienti siano portati da casa, ma gli altri, almeno due, siano reperiti in loco, cioè tra gli espositori dell’evento. Vince meritatamente Stefano Terigi (ristorante Giglio di Lucca) che convince con la sua originale ricetta di yogurt e meringa tra il dolce e il salato, e molto bene anche Stefano Bacchelli (Da Vittorio a Brusaporto) sempre preciso, pulito e altamente professionale. Ma ottima figura la fanno tutti, considerando anche la giovane età e il non semplice compito che hanno dovuto affrontare.
Andrea Giuseppucci
Sette finalisti, 3 dal nord, due dal centro e due dal sud: è un’Italia percorsa in lungo e largo e rappresentata dall’Alto Adige (Michele Lazzarini) alla Sicilia (Ivana De Leo, unica donna ancora in gara). La finale è sull’arco di due giornate. Nella prima i concorrenti devono affrontare la “mistery box”, una prova impegnativa perchè in pratica azzera il peso delle materie prime, che spesso fanno la differenza in una ricetta, che sono infatti uguali per tutte. Ma non tutti scelgono le stesse cose e questo è il lato bello della cucina. Quest’anno la “mistery box” era affidata a la Marr, che è stata generosa, con un’ampia scelta di ingredienti dove i concorrenti potevano liberamente scegliere con un unico ingrediente obbligato: il baccalà.
Ed è Andrea Giuseppucci, chef del Gattabuia di Tolentino, chiuso per via del terremoto e quindi alla ricerca di una nuova identità, il vincitore della seconda selezione. Tre romani e un marchigiano, e ha vinto proprio quest’ultimo con un bel piatto di trottole contrastate tra blù di vacca e melograno. Un plauso agli altri che gli sono andati molto vicini: sia Giacomo Zezza del Bistrot con un elegnate merluzzo, sia Gianluca Ricci de Le Tamerici con un ottimo lavoro sulla melanzana vegana, e bravo anche il giovanissimo Andrea Fugnanesi del Settembrini che ha dimostrato un’ottima professionalità.
Noi ci teniamo agli chef giovani e li sosteniamo soprattutto quando sono bravi, come in questo caso, e sono aperti verso il mondo ed i confronti, e loro: Andrea Giuseppucci e Francesco Brutto, sono qui a dimostrarcelo. Così eccoci l’altra sera ad Eataly (che è sempre un bellissimo spazio) in questa cena a 4 mani, con anche Chiara Pavan (che è il braccio destro di Brutto a Venissa). Conoscendoli bene ci aspettavamo note intriganti e siamo stati ben ripagati. Inizio esplosivo con la falsa tartara (di anguria, geniale) e un rotolo di seppia che sprizzava energia. Poi ottimi e sempre vibranti gli spaghetti di Andrea, un pò coperti i tortellini di Francesco. I due piatti forse più coraggiosi erano i due secondi, ma forse alla fine anche quelli secondo noi meno riusciti, con la melanzana un pò troppo cruda e il rombo non ben amalgamato con gli altri ingredienti. Buon finale con il dolce di Andrea. In sintesi, bravi, coraggiosi, e sempre con il sorriso. Come anche noi che ci siamo divertiti con questi assaggi.
Quasi autodidatta, giovanissimo, con soli 22 anni alle spalle, Andrea Giuseppucci ha tutte le carte in regola per emergere: l’età, la voglia di fare, un istinto notevole per la ricerca e sicura predisposizione. Il locale è la prima sorpresa: nell’antico carcere al primo piano le piccole stanzette che un tempo ospitavano i detenuti sono state rinnovate con gusto, misura ed eleganza. Luci ben posizionate, pane e olio ottimi, insomma tutto predispone al meglio compreso il prezzo: vari menù proposti in alternativa con una spesa tra i 38 e i 45 euro, ben poco per quello che arriva sul tavolo. Andrea ci aveva colpito a Napoli, in occasione del Premio Emergente, e ci conferma le sue qualità che non sono poche pensando anche ai limiti di una cucina dove ci si muove a fatica e dove non trova al momento posto un forno moderno. La serie di assaggi è interessante, varia, con in evidenza lo sgombro (piatto migliore) e qualche nota sballata: l’eccessiva sapidità di alcune ricette, gli spaghetti troppo cotti, le chip del riso poco croccanti, il dessert latte e biscotto poco contrastato.