Il momento clou del Forum è sicuramente il Convegno al Mercato Centrale di Firenze che ha visto l’alleanza degli Italian Chefs con l’Istituto Lorenzo de Medici che raccoglie studenti da tutto il mondo per i suoi corsi sull’arte e sulla cultura italiana e che da anni include anche la cucina (e qui al Mercato Centrale è in funzione una scuola ben attrezzata). Il Forum dà voce ad alcuni chef, ma anche ad interventi esterni, si discute così di “italian sounding”, di autenticità della cucina italiana all’estero, di posizionamento della ristorazione italiana nel mondo. A gran voce (e un’alzata di mani lo conferma), viene richiesto dai presenti che il Forum diventi promotore ufficiale del riconoscimento della cucina italiana nel mondo, come patrimonio dell’umanità.
Annie Feolde
Cooking for Art Milano ha occupato il nostro sito facendo slittare alcuni altri avvenimenti ai quali abbiamo partecipato. Proprio la sera prima del nostro evento si sono festeggiati i 60 anni della Michelin, che oggi andiamo a riproporVi. La serata praticamente perfetta è andata in onda alcune sere fa per festeggiare i 60 anni della guida Michelin. Un’ambientazione coinvolgente, champagne e brunello in abbinamento ai piatti presentati de visu in 8 box direttamente da tutti gli 8 tre stelle d’Italia per la prima volta insieme a cucinare. Un grande evento svolto ad alto ritmo, senza inutili attese, con la possibilità di scambiare opinioni e commenti. Una bella lezione di stile da parte della Michelin.
Appuntamento ormai obbligato, ma non per questo meno piacevole. C’erano quasi tutti i protagonisti del mondo della ristorazione alla Leopolda per la presentazione della nuova edizione della Guida dell’Espresso a dimostrare che poi alla fine qualcosa contano sempre (le guide stampate). tanti saluti ma anche tanti assaggi degli ottimi vini presentati nella grande degustazione aperta alla fine delle premiazioni. Tra i vini vince il trebbiano di Valentini, tra i ristoranti vincono in tanti, ma è Bottura (assente giustificato) quello che svetta da solo.
Loro esistono da poco più di 40 anni, noi li conosciamo da 30. Abbiamo visto passare tanti chef, altrettanti sommelier e persone di sala, anche perchè è uno di quei pochi ristoranti d’Italia che si permette di avere brigate complete, divise per compiti e ranghi, dove ogni dettaglio è curato e preso in considerazione. La cantina è giustamente famosa per ampiezza e varietà di proposte, di verticalizzazioni all’indietro nel tempo di etichette famose, ma quello che colpisce è anche la preparazione degli addetti ai lavori che continuamente si esercitano sotto la guida attenta di Giorgio Pinchiorri. Il giorno della nostra visita, un giovedì sera di febbraio, la sala era piena con molti stranieri (ma non solo) a testimoniare l’ormai consolidata fama dell’Enoteca. E sui tavoli circolavano Petrus, Yquem e altri famosi nomi di Francia e non solo: qui il vino non è solo in cantina ma si stappa anche al tavolo. La cucina è sempre stata un altro punto di forza. Per alcuni secondario rispetto al vino, ma noi non siamo di questo parere, qui si è sempre mangiato più che bene e si continua a cucinare nell’eccellenza. Il merito va ad Annie Feolde, attenta assaggiatrice e cuoca sensibile che ha ospitato chef di grande talento come Cracco, Genovese, Baiocco ed altri ancora. Da anni la cucina è affidata a Italo Bassi e Riccardo Monco, che dopo qualche digressione e cedimenti alla moda nel passato sembrano ora tornati verso una cucina più classica, ma sempre elegante e di sostanza, fortemente impegnata sulla centralità del gusto. Inconsueto ed originale il plateau degli stuzzichini iniziali anche se un pò pesante, poi si prende subito il largo con l’ottimo polpo con crema di zucca. Ci sono molto piaciuti il piatto con le lumache e quello con la patata anche se esteticamente migliorabili.
I Relais&Chateaux puntano sempre di più nella valorizzazione della cucina, e la cosa non può che farci piacere. In occasione del loro 60° anniversario organizzano una serie di serate gourmet e questa vede Palazzo Seneca ospitare la prestigiosa cucina dell’Entoeca Pinchiorri. E’ anche un’occasione per presentare il nuovo chef: Emanuele Mazzella, lunga esperienza da Norbert Niederkofer e sceso dalle Alpi agli Appennini, …… e pensare che è nato a Ischia ed è cugino di Nino Di Costanzo! La cena è a dir poco piacevole, per la bellezza del contesto, gli ottimi vini e ovviamente la serie dei piatti preparati dalle due brigate. Auguri quindi a loro e in particolare a Emanuele che ha il compito di elevare all’eccellenza che l’ambiente richiede la ristorazione di Palazzo Seneca e complimenti ai fratelli Bianconi per il loro lavoro continuo teso a migliorare ogni dettaglio.
Vini sublimi e cucina che non è da meno, il tutto servito e condito da una professionalità che ha pochi riscontri in Italia. Ci siamo capitati nell’ultimo giorno di luglio prima della chiusura estiva (poi avevamo perso le foto che solo adesso abbiamo ritrovate e quindi andiamo a pubblicare). Ebbene non c’era un segno di “smobilitazione”, salvo un giustificato brindisi finale alle vacanze che sarebbero iniziate.
Pochi sanno che Giorgio Pinchiorri è modenese, dell’Appennino, proprio vicino a dove è nato anche Vasco Rossi. E da questi luoghi arrivano alcuni dei prodotti di eccellenza che poi utilizza nel suo ristorante di Firenze, l’Enoteca Pinchiorri, in particolari i salumi di mora romagnola, allevata allo stato brado di Ca’ Lumaco a Montetortore di Emanuele Ferri. Così nasce l’idea di fare un cena per i terremotati dell’Emilia e di buon grado aderisce gratuitamente Simone Arnetoli, del Galateo di Firenze.
Serata dei giovani chef al Bikini. Giovani? qui nessuno ti controlla il passaporto e la flessibilità è la parola d’ordine accanto all’allegria, quindi diciamo che erano tutti giovani per voglia di fare e partecipare. E anche tra gli ipermaturi c’era voglia di allegria e di godersi la serata graziata dalla pioggia che è comparsa solo a metà giornata, proprio quando ci doveva essere la gita in barca poi annullata per il terremoto. Come dire che Gennaro non solo è bravo, ma anche fortunato: le azzecca tutte. (continua)
Bella l’ idea di dividere idealmente i 66 tavoli da 10 invitati l’ uno, in 22 gruppi di 3 tavoli. Ogni gruppo dotato di un tavolo di servizio al centro con tre chef a preparare in diretta i 30 piatti.