Nella bella sala Garden dell’Albergo dell’Agenzia a Pollenzo si è poi svolta la cena di gala della Selezione Italiana del Bocuse d’Or: benvenuto con varie sfiziosità firmate da Enrico Crippa e accompagnate dalle bollicine di Altalanga, l’antipasto (ottimo) di Orjan Johannessen con l’arneis del Consorzio del Roero, il risotto al Castelmagno con salsa al barbaresco del Consorzio firmato Piazza Duomo (ringraziamo anche Acquerello e Guffanti), la coscia d’oca glassata con spezie e zucca con il barolo del Consorzio firmata da Piazza Duomo (ringraziamo Metro per la carne), il cioccolato salato con cremoso di noccioli con il Moscato d’Asti in magnum del Consorzio firmato Perbellini con la piccola pasticceria accompagnata da caffè Lavazza e distillati Berta. Bella cena ad alto livello, sia per quanto servito, sia per il perfetto servizio, sia per la qualità degli ospiti presenti.
Anthony Genovese
Secondo turno, altri giurati e sempre di altissimo profilo come Glowig, Genovese, Marcattilii, Piccini, Spigaroli, Valazza, Derflingher, Bartolini, Scarello, Ciresa, oltre ai soliti Crippa, Perbellini e Johannessen seduti al centro del palco. Un vero suoni e luci accampagna l’esibizione degli chef e soprattutto l’assaggio dei piatti da parte delle giurie. In gara nel secondo turno Riccardo Bassetti, Debora Fantini, Lorenzo Alessio, Leonardo Marongiu.
Problemi operativi hanno creato difficoltà al nostro sito. Sperando che siano terminati riprendiamo la pubblicazione dei post con una serie di interessanti incontri ai quali abbiamo partecipato. Il primo, più importante, l’evento che abbiamo organizzato alla Stazione di Posta per i prodotti di Tradizione e Gusto, un nuovo brand di alta gamma ideato e pensato da Roberto Capecchi e realizzato grazie al bel lavoro di selezione fatto principalmente da Dario Frega. Il brand è nuovo, ma la ditta Capecchi è ormai, se non antica, consolidata da decenni, questo il motivo del bel titolo: Futuro di una volta, che vuole significare come il nuovo marchio idealmente si riallaccia alle radici dell’Azienda. Eccoci quindi ospiti di Pino Cau, patron del ristorante, per assaggiare le ricette che Marco Martini ha preparato utilizzando alcuni di questi prodotti, mentre altri (formaggi e prosciutti) erano in degustazione libera. Larghissima la partecipazione degli chef che hanno risposto con slancio e hanno reso l’evento una piccola festa della ristorazione romana, brindando e apprezzando prodotti e ricette fino a tardi.
Tour di ristoranti associati al Summit, ecco Angelo Sabatelli al Marriott Marquis, 1600 camere per 14 ristoranti, non ultimo il frequentatissimo Positano. Altra musica al Capital Club, meno di dieci tavoli per un ambiente riservato ed esclusivo dove troviamo Anthony Genovese.
Grande clamore pubblicitario e ovviamente grande folla per questa nuova edizione di Taste of Rome che ha sicuramente il merito di avvicinare al grande pubblico gli chef di più prestigio della Capitale. C’è anche una scuola di cucina, l’enoteca per vini anche importanti, mentre alcuni espositori sembrano lì solo per vendere e fare cassetta, motivo encomiabile certo, ma che stride con la sbandierata qualità dei contenuti.
Da Taggia a Paestum la strada non solo è lunga ma anche difficoltosa. Eccoci arrivare verso sera sulle Strade della Mozzarella che ci portano in questo bel Grand Hotel Savoy dove ha sede l’evento organizzato da 7 anni da Barbara e Albert, due colleghi due amici. La prima impressione è quella di un evento meno dispersivo, più compatto e funzionale, diviso su due livelli e articolato in varie sale. Quella principale è quella riservata al “Congresso” e quando arriviamo è sul palco Anthony Genovese, e a seguire si chiude con il gelato di Valeria che facciamo appena in tempo a presentare. Comunque è un bell’inizio!
30 anni di Vino della Pace, un vino che nasce da una vigna con uve provenienti da tutto il mondo che ormai è diventata una collezione varietale di grande importanza.Nasce un vino particolare, che vuole essere simbolo di fratellanza tra tutte le genti. Ogni anno si chiamano tre artisti per creare tre differenti etichette e si nomina un ambasciatore. Quest’anno la scelta è andata al bravo Matteo Zappile, sommelier del Pagliaccio. Ad accompagnare il brindisi i piatti di Marion e Anthony Genovese, come dire che è stata una bella serata.
L’area gourmet di Cooking for Art ha visto grandi chef stellati, esponenti dei JRE, chef che operavano nella Cucina Creativa e altri alla Cucina Tradizionale, il tutto affiancato da un corner dedicato alla pizza, una zona per la pasticceria e una per il gelato. Un vero e proprio giardino di cristallo dove si potevano gustare prelibatezze e conoscere segreti degli chef. Ecco una breve selezione di foto.
Ten, un numero importante, dopo dieci anni di Pagliaccio Anthony Genovese cerca di fissare in un libro le sue sensazioni, il suo modo di essere cuoco. Il libro (bellissimo con poche parole e molte immagini significative) non si articola in una collezione di ricette che sarebbero comunque poi difficilmente replicabili, quanto descrive in vari capitoli i punti fermi di una carriera non facile e scontata. Anthony non solo ha saputo dare a Roma un ristorante importante in un periodo difficile, ma ha saputo mettere in piedi un team affiatato di alto livello. E siamo qui a Verona, in una splendida piazza di questa città a rievocare non solo i momenti belli, ma anche alcuni delicati passaggi che hanno accompagnato la crescita professionale di questo chef che merita attenzione e rispetto. Bravo Anthony e complimenti a quello che hai saputo fare in questi anni, specie negli ultimi, quelli più difficili.
10 anni di Pagliaccio, anni non solo di rose e fiori, di riconoscimenti importanti, ma anche densi di problemi e di sacrifici. Però dopo 10 anni Marion ed Anthony posso tirare un sospiro di sollievo e brindare con ottimismo (magari con cautela, visto i tempi che corrono). Ma di certo hanno raggiunto traguardi invidiabili e grande notorietà. Per noi se la meritano tutta, pensando anche alle tante disillusioni dei due anni precedenti l’apertura dove le hanno provate tutte, hanno avuto opportunità, ma anche grandi delusioni. Oggi tutto questo sembra lontano, ci accolgono con un ambiente rinnovato per l’occasione (e ci sembra più funzionale), con un menù intrigante, dove al solito Anthony ha il timore non non spingere fino in fondo l’acceleratore,( ma va bene anche così), con dei vini da sballo dove svetta il brunello di Pian dell’Orino. Insomma una serata da ricordare, che non ci siamo goduta fino in fondo, ma per nostri problemi, non per i loro. Grazie ancora!