Il ristorante è tra i più sorprendenti per l’insolito affaccio sugli antichi resti del sito, ma è da segnalare anche per il resto. Antonio Cuomo è chef campano, ma ha viaggiato a lungo in Europa prima di arrivare qui dove ormai è quasi da 5 anni. Con grande dedizione ha messo su una bella brigata ed ha affinato la sua cucina. Oggi il suo menù è una carrellata di piatti gourmet di indubbio spessore che denotano ampie qualità tecniche ben acquisite. Secondo noi si complica fin troppo la vita, senza concedersi pausa, almeno in quanto a noi proposto, e il grande lavoro che c’è dietro ogni ricetta a volte è forse fin troppo spinto con qualche ingrediente ridondante che finisce per distogliere l’attenzione dall’idea centrale del piatto. Ma quando trova la giusta misura è vera gioia per il palato, come nell’esemplare serie di stuzzichini iniziali, nelle ottime animelle alla milanese e nell’interessante serie di dessert che ci hanno colpito per originalità e bontà. E intorno alla cucina si muove una sala preparata e allenata anche dal servizio d’albergo che è di complemento al ristorante.
Antonio Cuomo
Della bellezza del contesto abbiamo parlato nel precedente post, mentre ora arriviamo alla cucina, motivo anche questa di sicuro interesse. In sala ritroviamo un maitre di sicuro affidamento, la cantina è bellissima come struttura, ma da migliorare per i contenuti. La responsabilità dei fornelli è di Antonio Cuomo, origini campane come dice il cognome, ma già da molti anni in Lombardia e quindi perfettamente acclimatato. Come spesso capita con gli chef campani, anche lui vive per il suo mestiere animato da passione incredibile e sostenuto da altrettanta capacità di lavoro. Non ha alle spalle esperienze con chef molto famosi, ma alle inevitabili carenze tecniche supplisce raddoppiando gli sforzi.In cucina sono in pochi e per quello che riescono ad offrire è indubbio che tutti si prodigano al massimo. Antonio inizia e finisce con un festival di assaggi e assaggini, e in mezzo propone una serie notevole per numero e spessore di ricette non banali, volutamente complesse, fin troppo studiate che di certo non vogliono passare inosservate. Il risultato è comunque più che apprezzabile anche se pensiamo che le ridondanze in eccesso portino danno più che beneficio e comunque aumentano il carico di lavoro e il rischio di fare degli errori.
Il Relais San Lorenzo a Bergamo
L’Italia delle meraviglie non finisce mai di stupire. Ecco un pregevole esempio di come si possa trasformare una normale struttura (il preesistente Albergo) in un bellissimo albergo che, confort a parte, e non è poco, ha valorizzato i referti storici di epoca romana e medievale che erano sotto l’attuale livello stradale. Sono stati recuperati e inseriti in un bel percorso a fianco del bar e del ristorante per rendere l’esperienza veramente unica e da ricordare. Di cose così o similari ne abbiamo alcune in Italia, eppure non tutti le conoscono e dovrebbero essere ancora di più valorizzate (pensiamo al Gellius di Oderzo, al Redibis di Bevagna, e ad altri ancora). Applausi quindi a questa nuova realizzazione che per altro è stata portata anche alla Biennale di Venezia.