Una storia di famiglia straordinaria quella dei Cerea. In poco di più di mezzo secolo, da un piccolo bar di Bergamo a quello che oggi è per qualità ma anche fatturato e solidità, l’azienda più importante della ristorazione italiana. Il segreto? sono in tanti e tutti coesi, si sono divisi i compiti e le attività, ma poi insieme fanno un unico sistema come è raro trovare in Italia. Più che una famiglia è un klan dove anche i nuovi parenti si sono aggregati. E sono sempre insieme, prima a Bergamo, poi a Brusaporto, poi ovunque in giro per il mondo, ma tornano sempre a Bergamo dove vivono, grossomodo tutti insieme e insieme fanno spesso pure le vacanze (in Liguria). I meriti sono di tutti, perchè ci vuole amore passione ma anche il saper affrontare e superare le diversità di carattere, di visione strategica, le difficoltà della vita. In fondo è una questione di educazione e i figli Chicco, Roberto (Bobo), Francesco, Rossella, Barbara sono tali perchè sono stati educati in modo severo, ma perfetto da mamma Bruna. E’ Lei la colla che ha cementato la famiglia nei momenti piacevoli come nelle avversità. Pensiamo alla morte di Vittorio avvenuta nel momento critico del passaggio da Bergamo a Brusaporto. E’ Lei che li ha sempre voluti di tanto in tanto tutti insieme, è Lei che ricordiamo con affetto quando a fine serata, uscivano i clienti e apparecchiava la tavola familiare per distribuire un pò di sorriso serenità e saggezza ai suoi cari. Un caro abbraccio per i tuoi 80 magnifici anni.
Bruna Cerea
Da oltre 50 anni Da Vittorio è una bella storia che continua e, visto che una nuova generazione avanza con ben 10 femmine e 3 maschi (al momento), pensiamo che se ne parlerà ancora a lungo. Comunque anche l’attuale, 5 figli con stavolta i maschi in leggera prevalenza, si dà molto da fare. Lavorano sempre tutti all’unisono, senza mostrare crepe e sbavature, forse perchè in alto c’è Lei, la Bruna, che nelle emergenze che sicuramente ci saranno sa rimettere le cose a posto. E’ la grande maison italiana della ristorazione, aperta su più fronti, e sempre con successo visto anche che un mercoledì sera di una piovosissima giornata, con un’importante partita in contemporanea, il locale era comunque pieno. Eravamo lì a brindare con Lorenza, e siamo stati tutti coccolati, il nostro tavolo come gli altri, con quella professionalità che fa la differenza. Tutto è curato: dalla ricca tavola alle luci, dal servizio del pane con i filoni tagliati al momento al gigantesco carrello dei formaggi. E non parliamo del tripudio di stuzzichini iniziali e finali. E tutto scorre con il ritmo giusto imparato a memoria, scandito da una brigata organizzata in modo perfetto. Venendo alla serie di assaggi da citare qua e là il crostone di acciughe, il baccalà mantecato, il risotto con il gambero in un percorso di grande godibilità. Forse meno ci è piaciuto (anche se bello) il foiegras in tazza che scivola giù nel brodo caldo e lo scampo un pò appesantito dalle mandorle e roveja.
La prima colazione Da Vittorio
La prima colazione da Vittorio alla Cantalupa è veramente un inno alla qualità nella quantità. Due concetti che per i Cerea vanno a braccetto: non c’è qualità se questa non viene percepita, e il miglior modo per essere percepita è rimanerne sommersi, proprio come alla prima colazione. Un’esperienza inenarrabile da provare.
Un gran piatto quello di Romito e un grande champagne in abibnamento. E’ stato l’acuto del lunch Pommery al Four Seasons, ma anche il resto non ha sfigurato, sia per gli altri champagne, sempre cuvèe Louise, la prestigiosa etichetta di Pommery, sia per i piatti pensati da Vito Mollica: molto buono ed elegante il suo farro autunnale.