Il mondo accelera e anche quello della ristorazione. Bene ha fatto secondo noi Niko Romito a legarsi ad una realtà importante e prestigiosa come quella di Bulgari. Così dopo la prima apertura a Pechino, è arrivata questa a Dubai, alla quale ne seguiranno altre, dal ristorante del Bulgari di Milano (prevista a fine anno) a quelle dei nuovi Hotel Bulgari di Mosca e Parigi. E sono tutte location di prestigio, come questa a Jumeira Bay, quasi a sfidare il Four Seasons che è giusto di fronte che con il Nusr-Et spopola attualmente la scena gastronomica della città. Niko non è solo un bravo chef, ma si distingue proprio per la sua vena imprenditoriale. Riesce ad espandersi con rapidità (pensiamo anche all’altro suo brand, Spazio) anche per la misura e la cautela della sua azione. Nulla è improvvisato, nulla è spericolato, anche nel menù che ripropone i piatti, alcuni a prima vista banali, della tradizione regionale italiana: pensiamo all’antipasto all’italiana, un viaggio di sapori che ripropone alcuni classici consumati nella nostra memoria organolettica, e qui riproposti con un gusto così centrato da far quasi sensazione. E poi arriva un tonno fagioli e cipolla buonissimo, come anche i tortelli di magro e così via. Insomma non si vuole fare WOW, non si pensa all’effetto (che magari colpisce, ma poi svanisce subito), quanto alla solidità del gusto vero e non effimero. Tutto è buono, tutto è volutamente semplice, quasi disadorno, ma ha in se l’eleganza della giusta misura. Il piatto peggiore? forse la spigola, di non ottimale consistenza, mentre il delizioso agnello al mosto d’uva ci ha decisamente conquistato.
Carlo Bevilacqua
L’albergo è tra i nostri preferiti per l’accueil, la bontà di un servizio cortese e non imbalsamato (guidato da Carlo Bevilacqua e Maurizio Rossetti), l’originalità di una sala ad anfiteatro con lo sfondo della vetrata che si apre sul verde. Il ristorante vede abitualmente passare chef di grande fama per l’evento Epicurea, e uno di questi, Matt Orlando, lo incontriamo nel giorno prima della sua esibizione. Tra uno chef e l’altro quotidianamente è questo il regno di Roberto Di Pinto, ennesimo chef napoletano trapiantato al nord, che porta qui i sapori e i colori della sua terra, aiutato da Aldo Ritrovato e Antonio Restucci. L’obiettivo dichiarato è quello di “Trattoria di lusso” ed in effetti ci pare un messaggio rispondente. Non c’è la ricerca dell’effetto speciale, non c’è l’assemblaggio ad arte di tanti ingredienti, non c’è la corsa all’abbinamento esclusivo e sensazionale. Si viaggia sui sapori sicuri e piacioni delle tartare (ben 5 in apertura: salmone, scampi, mozzarella, ricciola, vitello), sulle porzioni generose, su un ricettario di collaudato riferimento (aglio olio peperoncino, acqua pazza, pomodoro e basilico). E forse hanno ragione loro.