Siamo in un albergo di grande eleganza e respiro internazionale con una serie di spazi comuni che offrono grande confort dalla colazione al mattino all’ampia area benessere. Ed è sul tetto l’ultima sorpresa: un american bar con possibilità di una carta leggera e accanto un ristorante (La Terrazza) per il cliente più esigente. E a questi tavoli molto frequentati intorno a noi vediamo una clientela (anche milanese!) che ben apprezza la linea di cucina proposta: piatti che seguono un’impostazione classica, lasciando grande spazio ai sapori, alla succulenza, al pesce. L’ottimo servizio completa il quadro dimostrando anche una notevole conoscenza di etichette particolari e a volte perfino curiose, d’altronde oltre l’esperto Stefano Parenzi c’è la sommelier Valentina Bertini, premiata dalla guida Espresso come miglior sommelier. Dietro questa potente macchina ci sono i fratelli Cerea, come a dire la più formidabile famiglia della ristorazione italiana che quando si impegna praticamente non sbaglia mai. E anche noi ci godiamo la cucina dei due giovani fratelli Lebano, ammirandone il grande lavoro di base, la capacità tecnica che esprime il lungo menù e che finisce con una serie di dessert di ottima fattura (passticciere Francesco Gatti). Qualche piccolo appunto va forse a favore dell’inserimento di qualche piatto vegetariano in più e all’allegerimento di qualche piatto a volte un pò ridondante.
Chico Cerea
Da oltre 50 anni Da Vittorio è una bella storia che continua e, visto che una nuova generazione avanza con ben 10 femmine e 3 maschi (al momento), pensiamo che se ne parlerà ancora a lungo. Comunque anche l’attuale, 5 figli con stavolta i maschi in leggera prevalenza, si dà molto da fare. Lavorano sempre tutti all’unisono, senza mostrare crepe e sbavature, forse perchè in alto c’è Lei, la Bruna, che nelle emergenze che sicuramente ci saranno sa rimettere le cose a posto. E’ la grande maison italiana della ristorazione, aperta su più fronti, e sempre con successo visto anche che un mercoledì sera di una piovosissima giornata, con un’importante partita in contemporanea, il locale era comunque pieno. Eravamo lì a brindare con Lorenza, e siamo stati tutti coccolati, il nostro tavolo come gli altri, con quella professionalità che fa la differenza. Tutto è curato: dalla ricca tavola alle luci, dal servizio del pane con i filoni tagliati al momento al gigantesco carrello dei formaggi. E non parliamo del tripudio di stuzzichini iniziali e finali. E tutto scorre con il ritmo giusto imparato a memoria, scandito da una brigata organizzata in modo perfetto. Venendo alla serie di assaggi da citare qua e là il crostone di acciughe, il baccalà mantecato, il risotto con il gambero in un percorso di grande godibilità. Forse meno ci è piaciuto (anche se bello) il foiegras in tazza che scivola giù nel brodo caldo e lo scampo un pò appesantito dalle mandorle e roveja.
Poker di stelle tra quella di Alessandro Narducci dell’Acquolina e le tre di Chico Cerea di Da Vittorio. Insieme in una elegante cena a Roma, nel bellissimo First Hotel che ospita il ristorante romano. Antipasto eseguito dal vivo, e poi servizio al tavolo anche degli chef con piatti belli e raffinati come la circostanza vuole. Di Narducci abbiamo molto apprezzato la Tracina, di Cerea il risotto e i dessert finali. Una lode al servizio coordinato da Andrea La Caita e al buon lavoro dei cocktail al bar.
E, come è ormai una tradizione, si festeggia il piatto dell’anno della Guida de L’Espresso, al palagio del FourSeasons di Firenze grazie all’invito di Pommery, la ben nota maison che ci abbina il meglio della sua “collezione”. Si pasteggia con magnum di Cuvèe Louise 2000 (e già saremmo stati contenti), ma sul piatto dell’anno arriva l’ancora più eslcusivo Clos de Pompadour 2002. Ringraziamo e ci godiamo gli ottimi spaghetti con aglio e peperoncino, calamaretti croccanti e caviale dei fratelli Cerea una volta tanto insieme per l’occasione. Un pò debole abbiamo trovato il piatto di apertura, le verdure ripiene, mentre ottimo il dessert del bravo pasticciere del Palagio.
Ogni anno è un appuntamento al quale è difficile rinunciare. Le Soste rappresentano il meglio della nostra ristorazione e ogni anno si allunga il numero delle strutture che aderiscono a dimostrare la salute del comparto. In genere cucinano i nuovi ingressi, come anche in questo caso: stuzzichini affidati a Errico Recanati, Viviana Varese, Massimo Spigaroli, Massimo Mantarro, e piatti eseguiti da Aurora Mazzucchelli, Alfio Ghezzi, Marcello Trentini, Burkhard Bacher, Vincenzo Candiano. Per chiudere la pasticceria dei Cerea. Cucina di classe, una curiosità: mise en place senza nemmeno un coltello…ormai la cucina d’eccellenza non prevede l’uso dei denti.
Ed ecco i piatti degli 8 chef, inutile dire che erano tutti buoni e interessanti. Tra quelli che non avevo mai assaggiato mi hanno colpito gli scampi old fashioned di Alajmo e la leggera spuma con baccalà di Cerea. Veramente bravi tutti per una grande serata.
Tutto nuovo ai Realis&Chateaux: la nuova guida, il nuovo presidente internazionale e la nuova squadra italiana. Si presentano anche i nuovi associati in una giornata di festa a Palazzo Visconti a Milano. Un accenno alla crisi che incombe e una risposta per combatterla: si punta tutto sulla cucina. Nuovi tour e nuove iniziative che coinvolgeranno anche l’Italia il prossimo anno che è poi quello del 60simo anniversario dell’Associazione.
Arriva ogni due anni, ma lascia il segno: per l’ampiezza espositiva, per la presenza di tantissimi addetti ai lavori, e in particolare gli chef. Abbiamo seguito alcuni Show Cooking a Extraordinariamente Host, ben condotti e divertenti, a comincaire dall’estro di Andrea Mainardi, ma lungo i vari padiglioni c’erano tutti a esibirsi o presentare qualcosa. Curiosità: moltissimo caffè, il settore sembra andare a gonfie vele.
Dai templi greci, abituale sede delle precedenti edizioni, a Capodifiume, una location altrettanto straordinaria tra campi, fiumi e piccole cascate. Barbara Guerra e Albert Sapere, organizzatori degli incontri de Le Strade della Mozzarella, quest’anno anche in accordo con il Consorzio della mozzarella di bufala campana, ci fanno sempre di più amare Paestum e ovviamente il prodotto principe del luogo: la mozzarella di bufala. Quest’anno un programma fitto di incontri di alto livello, e accanto alla bufala anche un piccolo nucleo di produttori del Cilento e non solo.