Due belle notizie per Roma, e di questi tempi è un piacere averle. Aprirà il primo W Hotel brand di Marriott International a Roma, vicino via Veneto in via Liguria e la ristorazione sarà affidata all’iconico chef siciliano, Ciccio Sultano, probabilmente con più format, si prevede operativa per fine anno. Nonostante la pandemia il 2021 e 2022 dovrebbero vedere molte aperture di qualità dal Rosewood a via Veneto al Marriott brand Edition in via S. Basilio ed altre ancora.
Ciccio Sultano
Grande e spettacolare cena organizzata come ogni anno dal Gambero Rosso in occasione della presentazione della guida dei Ristoranti. 10 chef ultranoti come Tonino Cannavacciuolo, Philippe Leveillè, Niko Romito, Ernesto Iaccarino, Gianfranco Pascucci, ANthony Genovese, CIccio Sultano, Heinz Beck, Riccardo Monco e Carlo Cracco, hanno cucinato per una grande platea di invitati.
Premiazioni con i botti si potrebbe dire, sì perchè alla fine ci sono stati anche i fuochi di artificio per festeggiare la torta finale, una specie di compleanno per i 10 anni del Premio IAT. Un bel successo per Italia a Tavola che ha visto il suo sondaggio crescere vertiginosamente negli anni e sabato sera su questa bella terrazza della Cantalupa c’era veramente il fior fiore delle Associazioni e dei cuochi. Tra grandi prodotti e qualche ricetta ben studiata (tra quelle assaggiate ottimo il tonno di Ciccio Sultano e il glacier di Chico Cerea), è stata una serata veramente densa e per giunta allietata da un clima finalmente primaverile. Insomma Albero Lupini le ha azzeccate tutte, complimenti!
E’ sempre una festa la serata delle tre forchette del Gambero Rosso, e quest’anno la vera festa l’ha fatta Niko Romito, salito da solo al vertice della guida con un punteggio di 96. Un bel traguardo per uno chef che fino a due tre anni fa era ancora considerato (non da noi, ma da molti) uno chef emergente. Il Gambero Rosso rompe così un equilibrio che sembrava stabile: quello di Massimo Bottura al vertice secondo tutte le guide. L’unanimità non c’è più e si apre il dibattito. La sfida del futuro sarà tra loro due? Difficile dirlo, secondo noi sono più complementari che antagonisti con un Massimo che sembra sempre più consolidare il suo primato etico e internazionale mentre Niko sembra percorrere con successo una strada più concreta ed imprenditoriale. Secondo noi all’Italia servono, e molto, entrambe le cose.
40 anni de L’Espresso! e’ emozionante, soprattutto per chi l’ha vissuta, risentire le parole di Federico Umberto D’Amato del lontano 1977 che scrisse nella prefazione della prima edizione della Guida, con le quali Enzo Vizzari ha aperto la presentazione della nuova edizione della Guida. A quei tempi mi avvicinavo a questo mondo che conoscevo ancora poco, ma dal quale ero profondamente attratto. 5 anni dopo mi incontrai con Federico Umberto D’Amato e da quel giorno è indubbio che la mia vita è profondamente cambiata. Devo molto, come tanti, alla guida de L’Espresso e brindo con sincerità ed amicizia a Enzo Vizzari che da tanti anni porta avanti il testimone.
La giornata del lunedì di Cooking for Art vede sempre la premiazione dei migliori ristoranti secondo la guida del Touring Club e la consegna dei premi speciali grazie al contributo di alcuni sponsor. Un momento importante per noi, ma anche per il pubblico che vede transitare il fior fiore della ristorazione del Centrosud.
Tre interventi in sequenza per avere una conferma: i nostri chef più rappresentativi sono in gamba e desiderosi di far bella figura e proporre cose intelligenti. Primo con Oliver Glowig e la sua elegante ricetta, poi con la forza del gusto siciliano di Ciccio Sultano ed infine con l’inesauribile fantasia di Rosanna Marziale che questa volta ha puntato sulla convivialità.
E’ andato via Angelo, una presenza calda e familiare in sala difficile da sostituire, ma dobbiamo riconoscere la professionalità e il tratto cortese di Valerio Capriotti, sommelier romano cresciuto sotto casa da Roscioli che affianca il sempre presente Claudio Mazzale. In cucina non dimentichiamo la presenza stabile e importante di Marco Corallo, ma di certo è Ciccio Sultano ad essere immanente. La sua cucina si può amare o meno (e noi siamo tra i primi), ma di certo non passa inosservata. Il pranzo scorre come una specie di fiume in piena di sapori, dove nulla è lesinato, ma senza scivolare nel pastrocchio o nel mare magnum dell’accozzaglia. Di certo la scelta è barocca, come il territorio e la tradizione vuole: insomma se si va a tavola è per rimanere sbalorditi e aggrediti dalla succulenza e dall’opulenza, qui non si gioca in punta di fioretto, ma si usa la scimitarra, un pò come i feroci saladini che risalivano dalla costa. Quando la misura è per noi corretta, pensiamo alla gelatina iniziale sospesa tra mare monte e orto e profumata di agrumi, o la perfetta triglia appena cotta soavemente e innervosita dalle briciole di pane, o al maccheroncino al ferretto ben contrastato per finire con il cannolo sensazionale,…. allora l’emozione accompagna il gusto. Altri piatti ci sembrano invece meno equilibrati come lo spaghetto con bottarga e i due secondi di carne. Ma di certo venire al Duomo è un’esperienza da fare, ed è di quelle che si ricordano a lungo.
Grande l’inizio con Massimo Bottura che ha saputo essere trascinante come pochi. Non tanto e non solo per quello che dice, ma per la passione e la capacità di coinvolgimento che ci mette. Dopo di lui una parata di chef celebri trascinati qui dall’amore per la mozzarella di bufala, ma anche dal grande lavoro di raccordo fatti da Barbara e Albert Sapere, bravi come sempre.