E così Daniele e Claudio provano a fare un passo in avanti. Lasciano il vecchio Tino, in confronto a questo un “tinello”, piccolo e celato in una viuzza di Ostia, per questo nuovo locale affacciato sul portocanale. Ben altri spazi, scorci e panorami che permetteranno loro a breve di avere perfino una Spa accanto alla sala per chi si volesse ritemprare (oltre al porto a breve distanza è l’aeroporto). Al mattino si fa colazione con la brioche di casa, poi la formula bistrò e quella più impegnativa della sala gourmet al piano di sopra. Qui la sala offre un bell’impatto ed in effetti i tavoli vanno a ruba: sold out quando siamo arrivati (senza prenotare) e quindi ci siamo accontentati di un aperitivo (meglio il gambero della capesanta). Torneremo.
Claudio Bronzi
Il locale è sempre stato tra i migliori (se non il migliore) di Ostia anche prima di loro. Certo è che con Daniele e Claudio è diventato più attuale e contemporaneo. Presto con il rinnovo del locale lo sarà ancora di più. A Claudio dobbiamo una carta di vini che si legge come un romanzo, che predilige i piccoli produttori e i monovarietali. Daniele viene dalla grande brigata di Enrico Derflingher, più volte citata, quella “all stars” con Guida, Di Costanzo, e tanti altri che ora sono chef di grido e pluristellati. Rispetto a qualche anno fa l’abbiamo trovato più sicuro e maturo, con una cucina non banale, che pecca solo nel sottolineare troppo i contrasti organolettici, il che ravviva il sapore, ma spesso va a discapito dell’ingrediente principale della ricetta. Un pò semplici, ma molto buoni il tempura e il kebab, meno indovinati il tortello all”nduja e i dolci finali (un reparto che Daniele dovrebbe approfondire meglio, mentre il pane è già su un buon livello).
Tino ad Ostia esiste da tempo. Varie gestioni più o meno fortunate. Una, quella di Massimo Salvatori (ora produttore di birre artigianali, marchio Birradamare) di una certa nototrietà.