L’accordo tra i Bulgari Hotels e Niko Romito potrebbe, in prospettiva, essere forse l’iniziativa più importante per il fine dining italiano internazionale. Dopo una stasi di due tre anni si è avviata una nuova fase di investimenti per cui il numero degli alberghi in giro per il mondo dovrebbe raddoppiare, e con esso i ristoranti di Niko Romito con il quale l’iconica catena ha stretto una alleanza speriamo di successo e duratura. I matrimoni funzionano quando ambedue le parti ci guadagnano, e se da una parte Niko ha la possibilità di far crescere esponenzialmente la sua attività e di sfruttare un nome prestigioso come quello di Bulgari e LVMH (la holding), anche la catena alberghiera può contare su un formidabile chef imprenditore che in pochi anni ha saputo, dal paesello natio di Rivisondoli, farsi conoscere al mondo intero della ristorazione che conta. Abbiamo sempre creduto in lui fin dall’inizio, ma di certo tanta e tale crescita non l’avremmo mai immaginata. Non ci dilunghiamo oltre nel decantarne le tante qualità, e vediamo più da vicino il suo ultimo, al momento, ristorante Bulgari, che viene dopo Pechino Shanghai e Dubai. L’impostazione ovviamente è similare, l’antipasto affidato alla serie “antipasto all’italiana”, e tra i piatti si ritrovano alcuni passaggi tipici. A noi piace il suo stile, la ricerca del sapore “assoluto”, puntando alla concentrazione dell’elemento in oggetto, alla pulizia estetica, che diventa pura per sottrazione, ma che non è mai banale: vai a vedere da vicino e c’è una goccia, un’essenza, una polvere, un qualcosa che fa la differenza. Il Bulgari di Milano ha sempre avuto una grande Direzione, un ottimo servizio, una bar straordinario. Ora avrà anche un gran ristorante, ne siamo certi, anche se, essendo ancora nel suo primo rodaggio, qualche cosa è da mettere a punto: la spigola un pò troppo cotta e coperta, ai tortelli di ricotta manca uno spunto acido che troviamo invece , pure troppo, negli spaghetti al pomodoro. Ma la ventresca è già sublime, i ravioli e il risotto fanno a gara nei sapori nobili e anche le carni ci sembrano cntnrate. Mancava alla nsotra cena la brava Anca Elena Buric, al bar e in sala Patrick Greco, in cucina il bravo e attento Claudio Catino (conosciuto da Berton).
Claudio Catino
Abbiamo aspettato qualche mese prima di andare a vedere il nuovo locale di Andrea Berton, abbiamo nel frattempo sentito pareri contrastanti, ma tutti concordi nel ritenere questo nuovo locale comunque uno di quelli di cui si parlerà molto e forse sempre di più. La cornice è quella della Nuova Milano che si protende verso il cielo: a noi dà fiducia e ottimismo. L’interno forse un pò freddo, è comunque curato, elegante, funzionale e la cucina occupa una superficie altrettanto grande lungo il lato principale, quello della strada (via Liberazione). Carta dei vini su Ipad con già molte offerte, servizio efficiente, bella la tavola e la serie di piatti, bicchieri e accessori utilizzati. Il menù è originale, si divide equamente tra la proposta di degustazione e quella, più curiosa, che ha come tema il “brodo”. A parere dei più è quest’ultima proposta quella che ha incontrato il maggior favore, e anche a noi è piaciuta moltissimo. Ci siamo fatti portare sempre due piatti, uno del degustazione e uno del brodo e quest’ultimo è sempre stato giudicato migliore. Ma detto questo, anche il menù normale è comunque di livello ed infine un plauso ai dessert, decisamente notevoli dal delizioso predessert alla centrata piccola pasticceria, senza dimenticare l’ottimo pane.