Sembra di stare in un altro mondo, eppure è sempre Roma (o quasi). Tra barconi e barche filanti, tra il fiume e il vicinissimo mare, il Tino ci conquista subito come locale alternativo, ma non fasullo e le sue tante proposte: il giardino esterno adatto anche alle famiglie, la scuola di cucina, il bistrò per una colazione o un pranzo veloce, il banco del bere miscelato, la piccola spa per rilassarsi. E non è finita, al piano di sopra un’elegante, senza strafare, sala gourmet con anche una saletta per riunioni di business, o privè per starsene tranquilli. Come dire ce n’è per tutti i gusti e anche per varie possibilità di spesa. Noi saliamo al gourmet e ritroviamo la brava Hiromi, ben 12 anni alla Trota di Rivodutri ed ora scesa in riva al mare. In cucina Daniele Usai si destreggia con sapienza e organizzazione appresa dalle belle esperienze fatte (lo ricordiamo nella brigata stellare di Derflingher all’Eden con Nino Di Costanzo, Antonio Guida, Luca Mazzola, Mimmmo Di Raffaele ed altri). Propone una linea complessa, di piatti studiati ed articolati dove il risultato è quasi sempre più che soddisfacente ma che fa venire spesso il dubbio se tutta questa fatica sia poi pagante. Il piatto migliore è forse il più semplice: gli spaghettoni alla pescatora di vibrante intensità; quello più intrigante è il merluzzo salato ben contrastato dalle rape rosse e bianche. Negli altri l’affollarsi degli ingredienti a volte fa un pò perdere il senso della ricetta, ma nel complesso la squadra lavora ben rodata e coesa, fronteggia alti numeri e probabilmente ha margine di ulteriore crescita.
Claudio Prossomariti
E così Daniele e Claudio provano a fare un passo in avanti. Lasciano il vecchio Tino, in confronto a questo un “tinello”, piccolo e celato in una viuzza di Ostia, per questo nuovo locale affacciato sul portocanale. Ben altri spazi, scorci e panorami che permetteranno loro a breve di avere perfino una Spa accanto alla sala per chi si volesse ritemprare (oltre al porto a breve distanza è l’aeroporto). Al mattino si fa colazione con la brioche di casa, poi la formula bistrò e quella più impegnativa della sala gourmet al piano di sopra. Qui la sala offre un bell’impatto ed in effetti i tavoli vanno a ruba: sold out quando siamo arrivati (senza prenotare) e quindi ci siamo accontentati di un aperitivo (meglio il gambero della capesanta). Torneremo.