Fenomenale questo Chang Liu appena trentenne, con alle spalle espereinza al Noma e da Yoshi, il bravissimo sous chef di Bottura che poi sì ha aperto il suo ristorante a Milano. Serica, seta in latino, ricorda appunto la via della seta e della contaminazione tra occidente ed oriente. Ed è stato un ottimo percorso quello che Chang Liu ci ha proposto, con una serie di piatti molto interessanti ben ideati e soprattutto equilibrati, cosa che nel genere fusion è spesso rara a vedere. Già dagli stuzzichini iniziali, dove c’è un uovo marinato da applausi, si capisce che sarà un’ottima cena. E poi una lunga avventura dove si mescolano e si alternano ingredienti vicini e lontani, con soluzioni che dimostrano ampie vedute e grande capacità di sintesi, sia nell’apparentemente semplice (pensiamo all’ottima piadina e al delicato brodo con bambù, sia nelle soluzioni più complesse come l’ostrica e il black cod. Qua e là spunti classici (il piccione) spunti originali (gli spaghetti granchio e zenzero e lo strudel liquido) non fanno mai calare attenzione e tensione. Qualcosa di meno riuscito? Secondo noi il pane fritto con caponata, il wonton che vuole ricordare (ma non ci riesce) i nostri tortellini, l’animella troppo succulenta. Ma Chang fino in fondo stupisce, con il gelato di patata arrosto che segna un altro punto a suo favore. Complimenti a lui, alla brigata dove segnaliamo la giovanissima Francesca Seletti, e complimenti a chi l’ha scelto: Mauro Yap, seconda generazione di cinesi in Italia, con la famiglia consolidata nella ristorazione milanese, alla sua prima avventura insolitario. Bravo anche l’esperto Alfonso Bonvini in sala.
Claudio Sacco
25 anni meritano una grande festa! Ed in effetti hanno fatto le cose in grande. La cena di gala lo testimonia per la cornice, l’eleganza, la partecipazione e la lunga serie delle portate. Un bell’incontro tra i JRE italiani che per l’occasione hanno invitato a cucinare i loro colleghi stranieri, e gli invitati romani (e non solo), con molti colleghi della stampa. L’associazione negli anni ha conosciuto turbolenze e divisioni (ma è la vita ad imporle), oggi però si presenta compatta ed unita, ed anche più numerosa. Questi i nuovi ingressi: Oliver Piras e Antonella Del Favero di Aga, Fabiana Scarica di Villa Chiara, Nikita Sergeev dell’ Arcade, Davide Maci di The Market Place. Salvo l’ultimo, tutti ex Emergente Chef! Un buon segno.
Il Portico ad Appiano Gentile
E’ uno dei pochi casi in cui è difficile per noi essere oggettivi. Conosciamo Paolo Lopriore da quando praticamente cucina, l’abbiamo seguito nel suo girovagare, da Marchesi, da Troigros e così via. Siamo andati perfino alla Bagatelle a Oslo e abbiamo saltato solo il suo passaggio ai Tre Cristi a Milano. Questo per dire che lo conosciamo bene, nelle sue tante evoluzioni tecniche, nel suo pensiero libero, nel suo particolare approccio alla cucina. Al Portico ha rimescolato ancora le carte, ma ci sembra felice, e questo è importante. In fin dei conti è tornato a casa e non solo in senso metaforico: abita nel paese accanto, in sala è la preziosa mamma Rosa Soriano, e a fare la spesa l’aiuta al mattino il babbo Pippo. Il locale è anche intelligente con la cucina al centro, lì dove tutti avrebbero fatto la sala, lascia un piccolo affaccio verso la piazza per un mangiare veloce su sgabelli, e dall’altra parte si accede alla sala attraverso un piccolo dehor che viene utilizzato in stagione. Il nuovo stile di cucina e di servizio è già stato ampiamente descritto. Ci siamo stati a pranzo (dove tra l’altro è ottimo il rapporto prezzo qualità), e siamo stati bene. Paolo in persona, a noi come agli altri tavoli, arriva con i tanti piattini che compongono ogni portata, e il mangiare è goloso, il cliente lasciato libero di comporselo come vuole. E’ troppo basico per uno chef della sua portata? forse, ma crediamo che questa non sarà l’evoluzione finale di Paolo, ma è un passaggio importante dove recupera coscienza, sicurezza e autostima necessaria forse per ripartire un domani con qualcosa di diverso ancora. Ma anche in questa fase riesce a dare un messaggio importante: lo chef deve cucinare non solo per se stesso, ma soprattutto per il pubblico, e una grande cucina può essere anche quella di piccole cose di una volta fatte con attenzione e cura.
Sara Guastalla del magnolia di Forte dei Marmi, e Alberto Faggi del Palagio di Firenze sono i due vincitori di Emegente Sala centrosud. Menzione di merito a Gianmarco Iannello, migliore nel trovare gli errori di una carta dei vini. Questo il verdetto al termine della lunga giornata che ha visto sfidarsi 7 concorrenti dal mattino a metà pomeriggio attraverso le due prove, di teoria e di servizio al pranzo. C’è stato davvero molto interesse attorno a questa competizione che vuole attirare l’attenzione su un tema così ancora poco trattato come quello della sala. torneremo sull’argomento, per ora ringraziamo i tanti che hanno sostenuto questa iniziativa, in primis la Famiglia Cecchi, vini toscani ed umbri e anche un ottimo olio, il caffè Kimbo con le sue simpatiche “cuccume” che hanno dato un tocco di napoletanità ed allegria, Marta Enrica e Dominga Cotarella, le tre bravissime sorelle che stanno dando vita ad IntreCCCi, una scuola di alta formazione della sala e che hanno donato ai vincitori una borsa di studio, l’olio De Carlo, Giuseppe Di Martino del Pastificio dei Campi, sempre prezioso con i suoi suggerimenti, i tartufi di Toscobosco, l’acqua San Pellegrino, e altri ancora. Grazie all’ospitalità squisita della famiglia Pagano proprietaria dell’albergo e dell’azienda San Salvatore, a Raffaele Barlotti con le sue squisite mozzarelle, a Luciano Pignataro grande voce del sud e anche di questo evento, e infine a Barbara Guerra ed Albert Sapere ideatori di LSDM, un piccolo grande evento.
Indubbiamente un successo LSDM, perchè non sarebbe stato facile ottenerlo nemmeno in una grande città, e a maggior ragione in una località bella, ma non comodissima come Paestum. Abbiamo iniziato con le loro foto, di Barbara e Albert, i due organizzatori, ma indubbiamente grande è stato l’apporto di Luciano Pignataro con la forza della sua comunicazione. Un altro indubbio vincitore è Peppino Pagano, imprenditore e titolare dell’Azienda San Salvatore e dell’Hotel Savoy che ha rischiato appoggiando l’evento, e che penso stia cominciando a raccoglierne i frutti. E poi una carrellata dei tanti sponsor, molti ben noti, tutti di livello.
LSDM, secondo atto dell’evento a Ginevra: gran serata della pizza da KItaly, un originale nuovo locale molto piacevole ideato da Cristina Bortesi che speriamo abbia successo e che si replichi anche altrove. Su più livelli, fronte e retro, con diverse alternative e offerte, questa sera è tutto dedicato al gruppo della mozzarella e ai suoi pizzaioli. Pizza a gogò fino a tardi, e grande flusso di persone che possono così assaggiare un prodotto di alto livello.
Tutte le strade portano a Roma, ma non quelle della mozzarella, ma questo è un bene perchè secondo noi più lontano si va, meglio si valorizza questo prodotto che attualmente ci distingue in modo così identitario, un pò come il tartufo bianco. Mentre quest’ultimo ha sfondato da anni nell’alta ristorazione del mondo, per la mozzarella di bufala c’è ancora tanto da fare epresentarsi al Four Seasons di Ginevra, con il fior fiore dei pizzaioli e tre grandi chef, pensiamo che sia il modo migliore. Peccato solo che ancora qualcuno storce il naso invece di capire che frequentare simili ambienti, chiamare a raccolta grandi chef e operatori, collocare i nostri prodotti nella fascia più alta, è l’unico modo per valorizzarli e difenderli dall’Italian Sound di tante mozzarelle di bassa o media lega che sempre di più si fanno in giro per il mondo. Che dire se non bravi a Barbara ed Albert che con il Consorzio della mozzarella di bufala hanno organizzato questa prima tappa del viaggio? Seconda tappa è Londra, lunedì e martedì prossimi.
Ogni anno è un appuntamento al quale è difficile rinunciare. Le Soste rappresentano il meglio della nostra ristorazione e ogni anno si allunga il numero delle strutture che aderiscono a dimostrare la salute del comparto. In genere cucinano i nuovi ingressi, come anche in questo caso: stuzzichini affidati a Errico Recanati, Viviana Varese, Massimo Spigaroli, Massimo Mantarro, e piatti eseguiti da Aurora Mazzucchelli, Alfio Ghezzi, Marcello Trentini, Burkhard Bacher, Vincenzo Candiano. Per chiudere la pasticceria dei Cerea. Cucina di classe, una curiosità: mise en place senza nemmeno un coltello…ormai la cucina d’eccellenza non prevede l’uso dei denti.
Grande Cucina e Grande Serata in un curioso spazio eventi di Milano scoperto da Claudio Sacco, viaggiatore gourmet. Una location inusuale suggestiva ed esclusiva un pò come vuole essere Grande Cucina. 4 chef per 4 piatti ben riusciti, in particolare il risotto cucinato in condizioni non semplici (tanti bagni intorno, ma nessuna cucina attrezzata). Tanta bella gente che ha applaudito al coraggio di lanciare una rivista di profilo alto e mirato in un momento non certo facile. Siamo coinvolti anche noi e ci uniamo all’applauso, sicuri del successo che non potrà mancare visto anche l’impegno dell’inimitabile Carla Icardi, direttore della Rivista, donna creativa affascinante e decisa.
I nostri chef più bravi sono attivissimi (per fortuna). Scabin raddoppia, anzi triplica se aggiungiamo il nuovo locale di Manhattan (a Meatpacking district). Questo Blupum di Ivrea è una vera chicca per funzionalità e piacevolezza, si completa con una terrazza sul canale e una bottega innovativa che aprirà a breve. Ed è proprio sulla terrazza che troviamo il Viaggiatore Gourmet con il suo gruppo, loro hanno finito, noi andiamo ad iniziare. C’è anche Davide in gran forma, caricato dalle tante cose che stanno maturando. Lo conosciamo dai tempi del Bontan (1989!), e lo abbiamo visto crescere: non solo è un grande chef, ma è chef completo, che conosce la gestione dei fornelli, ma anche quella del ristorante nel suo insieme, le problematiche economiche, gli obbiettivi che si devono conseguire. Qui al Blupum mira a una fascia medio alta, con una serie di piatti che spaziano tra le varie regionalità non dimenticando ovviamente la regione di appartenenza. La cucina è affidata alla sorella Barbara e a Giovanni Ghigo, che lavorano con lui da anni, e la sala è sotto l’occhio esperto di Ivan. Insomma professionalità garantita e infatti la gente ha risposto subito alla grande a questa bella novità che va ad animare il tranquillo centro storico di Ivrea.