Bella la Locanda come abbiamo visto, e bello anche il ristorante che usufruisce nella bella stagione del dehor sulla piazza e per tutto l’anno accoglie in un ambiente caratteristico elegante senza inutili orpelli. Cucina coraggiosa: praticamente in mezzo ai tavoli con Daniele D’Alberto al lavoro e con lui i giovani Florenc Laloti, Gabreiel Granà, Lorenzo Serafini. Avevamo conosicuto un giovanissimo Daniele, qui al centro di Pescara, poi bravo nell’Emergente Abruzzo realizzato 3 anni fa. Nel frattempo era andato al Pellicano ed indubbiamente l’esperienza gli ha fatto bene. Lo troviamo più sicuro e maturo, attento alle cotture e ai sapori, ancora da affinare nella centralità del gusto e per qualche ridondanza inutile, ma assai già bilanciato lungo il percorso della cena dagli antipasti ai dessert finali. Un percorso dove forse manca l’assist (in termini calcistici), ma non ci sono nemmeno gravi cadute, e che lascia ben sperare pensando anche che siamo appena all’avvio di questo bel progetto.
Daniele D’Alberto
Ed ecco alcune immagini della gara. Penso siano belle, ma è difficile trasmettere la grande bellezza del contesto, la serenità del tramonto, la magia delle luci, la vivacità delle scintille, il tempismo dei cooncorrenti che hanno rispettato perfettamente i tempi di preparazione e servizio (ben 18 concorrenti in meno di tre ore!). grazie veramente a tutti per l’impegno e la professionalità dimostrata. E non era facile cucinare in così poco tempo senza aiuto delle attrezzature praticamente radici ed erbe.
E tutti gli chef al mercato che abbiamo approntato per loro: radici fresche, verdure, frutta di stagione, erbe aromatiche e selvatiche, con le confezioni di Roots e di Pasta del Pastificio dei Campi. Ognuno ha la sua cassetta e “fa la spesa” che viene poi regolarmente pesata. E nel frattempo arriva la giuria, pian piano, nomi famosi ed eccellenti del meglio della ristorazione toscana e non solo. Finita la spesa secondo il sorteggio ogni cuoco entra nel backstage, troverà solo un tavolo e dell’acqua bollente, niente elettricità, solo coltelli e tagliere. Ognuno avrà un’ora e poi un’altra ora all’esterno alla postazione del barbecue per finire la ricetta e servirla alla giuria. Brindisi e si parte.
Ed ecco la cronaca della giornata di Roots. La prima parte è dedicata alle erbe e alle radici del bosco con due relatori d’eccezione, Livio Pagliari ed Elvia Giosuè che raccontano storie di erbe spontanee e cucina. Dopodichè si procede alla presentazione dei cuochi arrivati da tutta Italia ed al sorteggio effettuato usando come bussolotti gli “occhi di lupo”, il formato del Pastificio dei Campi che ci sembrava in tema con il bosco. Eccoli i concorrenti: Alessandro Cannata del Moma di Roma, Damiano Donati del Punto di Lucca, Daniele D’Alberto del BR1 di Montesilvano, Christian Mandura del Geranio di Chieri, Davide Del Duca dell’Osteria Fernanda di Roma, Federico Delmonte di Chinappi di Roma, Francesco Palombo di Tenuta Esdra di Cassino, Luca Mastromattei del Pescion di Pescara, Marcello Tiboni della Locanda Walser della Val Formazza, Marco Claroni dell’Orologio di Fiumicino, Mariano Guardianelli dell’Abocar di Rimini, Riccardo Cappelli del Pellicano di Porto Ercole, Silvia Moro del Moro di Montagnana, Francesco Brutto di Undicesimo Vineria di Treviso, Carlo Nappo della Catina di Pordenone, Stefano Sforza del Turin Palace di Torino, Shady Hasbun de Le Rotte Ghiotte di Arezzo. E a poco la gara.
E continuano le maratone degli assaggi con il “pranzo delle promesse” nel ristorante di Gennarino, per pochi invitati, ma sono tanti sempre in cucina. Ci accoglie un festival di assaggini come aperitivo, tra i quali spicca un buon “mini stone”, un minestrone di radici di Giulio Coppola, e poi a tavola per i piatti serviti. Arriviamo a completare i primi, cediamo sui secondi e sui dessert. Piatti buoni, tra i quali la piena lode va’ all’ultimo assaggio, i ravioli di Gorini, di eccelso equilibrio.
Soprattutto in estate la piazza della Rinascita è il centro nevralgico della città, anche di sera. Tra musica e balli, monopattino e saltinbanco, sulla piazza si affacciano anche numerosi caffè e ristorantini. L’insegna di più spessore è questo Salotto (quasi un salottino) gestito da Stefano Guaglione, noto in città per la sua enoteca il Vinè. Qui un giovane chef si dà da fare con passione e impegno. Il pane è buono, i grissini anche migliori, i piatti più altalenanti, ma nella serie ce n’è uno da ricordare, il tiepido di mare all’acqua di cetriolo, che da solo vale già la visita, ma anche il resto è più che sufficiente.