Mancavamo da anni da Nettuno, ed è sempre un piacere tornare in questa cittadina fronte mare, che vanta un piccolo e caratteristico borgo a mare. A fianco il porto e proprio di fronte l’imponente struttura dell’Astura Palace della famiglia Catacci. La nuova generazione ha avviato un percorso di riposizionamento dell’Hotel con una serie di lavori previsti che vedranno nei prossimi anni intervenire sulla facciata e anche nell’upgrating della camere. A sorpresa sono partiti forse dalla fine, cioè dal ristorante per lanciare Acquaviva, ristorante gourmet al 5° piano che vanta la consulenza di Daniele Lippi, uno dei migliori chef della Capitale e che ha come resident chef Gianmarco Bianchi 35nne. Pochi eleganti tavoli, un servizio cordiale e premuroso, una brigata indubbiamente esperta e capace ci ha presentato un bel menù, curiosamente improntato solo sui crostacei, dove spiccava la variazione di astice, quasi un menù nel menù, di ottima valenza tecnica. Curati anche i dettagli, come il benvenuto iniziale, il buon pane ed il burro, l’unica nota negativa è arrivata da un improbabile gambero rosso sovrastato dal prosciutto e dai fichi. Speriamo che il successo assecondi l’investimento, noi ce l’auguriamo, ma indubbiamente si dovranno dar da fare.
Daniele Lippi
Una soave mozzarella in carrozza, assaggio migliore della serata, valeva da sola il viaggio. Ma è sempre un vero piacere la sera nel bellissimo contesto della terrazza Aquaroof dell’Acquolina, coccolati dal servizio stellare di Benito Cascone (sotto l’attento occhio di Andrea La Caita). Ci tiene compagnia al tavolo Guido Ferraro, al quale mi uniscono tante scorribande gastronomiche ed affinità di pensiero. Serata con ospite Diego Vitagliano a confermare che anche sulle più nobili terrazze romane la pizza ormai non è solo una curiosità, ma può orgogliosamente essere protagonista. Diego ce la mette tutta con i fritti, con la rotonda, con la pala, con il padellino e con la pizza fritta. Lo assiste per i topping Daniele Lippi che va a rispolverare perfino il cocktail di gamberi in salsa rosa. I risultati sono così così, anche per le difficoltà tecniche delle varie cotture in terrazza, ma, ripetiamo nel complesso la serata è stata piacevolissima, anche per il buon bere. le Birre del Borgo presentate da Alfredo Colangelo.
Un’idea originale: far giudicare una volta tanto i clienti dallo chef invertendo così le parti. Un gruppo di sponsor di altissima qualità che hanno con entusiasmo sposato l’idea: in primis il Pastificio dei Campi e Tartuflanghe e man mano si sono uniti la Smeg, il Caffè Moak, i vini della Tenuta Setteponti, e per la Finale il Consorzio del Parmigiano Reggiano con il caseificio Montecoppe, Olitalia, Sommet Education, Villa Franciacorta. Un successo dovuto agli chef protagonisti dei sei incontri: Daniele Lippi de L’Acquolina, Francesco Franzese del RO World, Nikita Sergeev de L’Arcade, Pasquale Palamaro dell’Indaco, Daniel Canzian dell’omonimo ristorante a Milano, Matteo Metullio del Piccolo di Trieste. Tutti chef che in passato sono passati per Emergente Chef quando non erano ancora così noti. Ad ogni incontro lo chef protagonista ha scelto 5 suoi clienti premium che si sono messi in gara realizzando un piatto di pasta con gli ingredienti da noi mandati (ed altri di libera scelta). Abbiamo avuto così 6 vincitori e nel frattempo in questi mesi per fortuna la pandemia ha avuto un decorso favorevole.Così abbiamo pensato di fare la Finale in presenza e ci siamo ritrovati ieri al St Regis di Roma con 5 finalisti: Elena Joan, Filippo Passariello, Andrea Pedeferri, Lucia Barletta, Roberta Canfora e una sola defezione, il cliente abbinato a Canzian di Milano. Ci siamo divertiti, in un pranzo di assaggi che è stato festoso ed interessante con i finalisti che hanno presentato ricette sensate ed alcune anche ben presentate. La giuria composta da Daniela Amadei, Andrea Pascalucci, Riccardo Squillace ha premiato Andrea Pedeferri da Trieste (selezionato da Matteo Metullio) con una premiazione che si è svolta nella bellissima Show Room romana della Smeg. Si chiude così un piccolo ciclo che ci ha accompagnato in questi tristi mesi, con un forte segnale di ripartenza e fiducia. Grazie ancora a tutti, chef, sponsor, clienti che l’hanno sostenuto per arrivare al brindisi finale. Visto il successo, di sicuro ci riproveremo!
All’Acquolina non solo sono indubbiamente bravi (una delle brigate migliori e più coese tra sala e cucina della Capitale, grazie all’ottimo lavoro di Andrea La Caita e Benito Cascone), ma anche molto attivi. Già praticamente non avevano mai quasi del tutto chiuso anche in pandemia grazie all’Acquaroof in terrazza, e ora sono tra i primi a ripartire con cene mirate. Una cena a 4 mani tra lo chef resident Daniele Lippi e Roy Caceres. Eravamo curiosi di rivedere Roy per capire il suo nuovo percorso dopo la chiusura di Metamorfosi. Attualmente conduce il Carnal, cucina semplice colombiana, in attesa di rilanciarsi con un progetto più ambizioso che dovrebbe veder la luce verso fine anno. Ed in effetti il menù è stato impostato sulla filosofia del Carnal cercando di aggiungere per l’occasione un pizzico di eleganza in più. Il risultato è stato interessante, nelle sue contaminazioni colombiane soprattutto quando a loro volta non erano troppo contaminate dalle influenze nostrane. Ottimo l’inizio con tiradito e ceviche dove è difficile scegliere la migliore, anche perchè forse fin troppo simili. Sempre molto gradevole la delicata tostada di baccalà, mentre meno riusciti secondo noi i successivi assaggi dove appunto aumenta il peso della componente mediterranea con i totanetti fritti, la trippa di rana pescatrice, la penna alla brace. Ma nel complesso la cucina del Carnal che ricordiamo si presenta come cucina di fast food con le ricette che si mangiano per lo più con le mani, supera la prova del fine dining anche grazie alla mixologia con una serie di pairing colorati, gradevoli (anche se un pò discontinui, siamo passati ad esempio di colpo da un dolce Conte Molinari a un salato Chupito mediterraneo).
Largo ai giovani, lo diciamo da sempre. L’occasione di ripeterlo ci viene dall’annuncio di questa nuova iniziativa: nasce “Cucinanuova” grazie ad un nutrito numero di giovani chef che vogliono unirsi, almeno con alcune iniziative ed azioni, per contare di più. Ci sembra sacrosanto, troppo si parla in genere dei soliti noti, meno delle giovani leve alle quali spetta il compito di rinnovare ed aggiornare il settore. Sono molte le cose che ci sembrano positive di questa iniziativa: l’alto numero delle prime adesioni (alle quali se ne aggiungeranno di certo altre), la dispersione sul territorio che garantisce una rappresentatività nazionale (anche se forse il Sud, in genere negletto, è già più che presente), il voler guardare oltre i confini e non solo dentro casa (la cucina italiana è un player mondiale e questo non si deve dimenticare), il voler presto dare un messaggio di rinnovamento partendo dalla qualità del proprio territorio e dalla filiera dei prodotti. I buoni propositi insomma sono tanti. Colpisce piuttosto la mancanza di un qualsiasi accenno alla situazione epidemica e al conseguente ed attuale disagio sociale, però crediamo che tanta carne al fuoco non si possa poi mettere. Ben venga quindi questo nuovo tentativo di dare una positiva scossa al settore, noi, personalmente saremo sempre dalla loro parte.
MANIFESTO DI CUCINANUOVA
Cucinanuova si propone come movimento culturale formato da chef che, come noi, hanno avuto la possibilità di fare esperienze oltreconfine o studiare comunque tecniche e culture al di fuori degli schemi legati alla nostra cucina tradizionale. Così, facendo tesoro di tutto il bagaglio culturale accumulato, riescono a identificarsi in una cucina italiana nelle radici, ma non convenzionale.
Siamo stati testimoni di grandi rivoluzioni che hanno interessato il mondo, anche se in spazi temporali diversi, dove l’innovazione ha preso il sopravvento sapendo elevare la cucina tradizionale con l’utilizzo di tecniche moderne; vedi per esempio la crociata spagnola di Ferran Adrià negli anni ’90 o la rivoluzione della Cucina Nordica che, facendosi portavoce di tecniche ancestrali applicate a un concetto di food moderno, ha creato completamente da zero un nuovo filone ammirato da tutto il mondo. Per non dimenticare poi l’avvento negli ultimi anni della Modern British Cuisine che ha spostato il fulcro della “tradizionale” cucina inglese, super influenzata da Francia e vecchie colonie, sui concetti di “prodotti locali” e “biologico” iniziando finalmente a promuovere prodotti appartenenti alla cucina “comune” e sapendoli portare a livelli estremi.
Abbiamo notato una uguale sorte anche negli Stati Uniti dove solo dal 2005, grazie a nomi come Grant Achatz, Sean Brock, Joshua Skenes che sono riusciti a dar corpo a una New American Cuisine, ci si è distaccati da un’egemonia francese che risulta avere tuttora un’importante influenza attraverso grandi maestri come Thomas Keller o Daniel Boulud. Vale poi la pena citare il senso di collettività che ha sempre legato la realtà della Francia, capace per decenni di primeggiare a livello di influenza internazionale.
Come denominatore comune di questi successi a nostro avviso c’è stata la voglia di fare gruppo, di creare un legame tra chef proiettati verso uno stesso obiettivo e alfieri delle stesse idee e concetti. Anche se l’Italia può vantare maestri di altissimo livello che si son fatti ambasciatori di un concetto importante di cucina italiana, pensiamo che la frammentazione della nostra categoria sia sempre stata un nostro limite. Forse è questo il vero motivo della mancanza di una rivoluzione gastronomica in Italia? O forse l’importanza della nostra cucina regionale, che ci distingue da tutti e che è stata e sarà sempre motivo di vanto, risulta essere allo stesso tempo un freno al cambiamento?
Troppe volte la nostra cucina viene additata con stereotipi che denigrano sia la nostra cultura che la nostra voglia di fare; ed è per questo motivo che Cucinanuova si propone di unire chef, produttori agricoli, allevatori di eccellenza ma anche artigiani ed esperti in comunicazione che avvertano la necessità di farsi sentire, di uscire dagli schemi. Persone che fanno della ricerca di prodotti unici, dell’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e dell’approfondimento di tecniche sia nuove che ancestrali il loro modo di concepire la nuova ristorazione italiana.
Il fine quindi che ci poniamo è quello di creare un food-network capace di stimolare lo spirito di solidarietà dell’intera comunità e che riesca a far percepire al consumatore il concetto di Cucinanuova. Vogliamo avvalerci perciò di professionisti che, attraverso le loro esperienze, riescano a rappresentare tutta la filiera di organizzazione del nuovo modo di fare cucina.
Già… il consumatore. A nostro avviso la figura più importante della filiera stessa. Sarebbe completamente errato, a nostro avviso, non prendere in considerazione quello che risulta essere il vero giudice del nostro operato. Proprio per questo motivo Cucinanuova si impegna a favorirne l’informazione e considera come punto di partenza le necessità del cliente stesso. Il consumatore ha il diritto e il dovere di essere reso partecipe di quelli che sono gli studi, le ricerche, l’impegno, il rispetto e la sostenibilità (anche sotto il profilo umano) che rendono diverso il nostro lavoro. Vogliamo che il cliente sia messo in condizione di capire il vero valore di un ristorante di cucina gastronomica.
Nessuna realtà che consideriamo appartiene alla grande distribuzione, dall’allevatore, all’agricoltore, al responsabile della trasformazione, all’artigiano che produce pezzi unici.
Inizialmente ci proporremo di intervenire sulla nostra comunità in dirette live per dare voce a ogni singolo membro di Cucinanuova, così che ognuno possa raccontare la propria storia, il ruolo che ricopre, ma soprattutto la filosofia che lo contraddistingue. Una sorta di presentazione dove si potrà discutere anche di temi che più toccano gli interlocutori e i punti sui quali vogliono soffermarsi maggiormente per stimolare un approccio originale a quella che è la nostra visione di alta ristorazione.
Cucinanuova si propone inoltre di organizzare un evento gastronomico dove, avvalendosi della presenza di tutti i soggetti coinvolti, cercheremo di proiettare in forma tangibile la nostra filosofia. I rappresentanti dell’intera filiera saranno chiamati a intervenire per formare e sensibilizzare i consumatori a esperienze gastronomiche di avanguardia.
Per anni le voci italiane sono sempre state frammentate e separate…. Un senso di collettività risulta fondamentale per creare un movimento che abbia impatto concreto sulla società. Ecco perché il fulcro del nostro progetto resta la creazione di una comunità solida che, partendo dagli chef, sappia coinvolgere a cascata tutti i responsabili della filiera; tanti cardini che decretano la riuscita di un concetto di ristorazione moderna.
Siamo fermamente convinti che i capisaldi della nostra comunità dovranno essere la condivisione e l’informazione.
Vogliamo infine focalizzarci soprattutto sui giovani e cercheremo quindi il coinvolgimento delle strutture scolastiche pubbliche; attraverso i nostri canali vogliamo condividere idee, concetti e la stessa filosofia dei singoli avendo come fine ultimo l’informazione. Per alzare il livello di percezione della cucina contemporanea
Il team Cucinanuova
Prime adesioni: Andrea Antonini, Antonio Biafora, Antonio Lebano, Antonio Romano, Ciro Scamardella, Daniele Lippi, Domenico Candela, Domenico Stile, Donato Ascani, Eugenio Boer, Fabrizio Fiorani, Francesco Di Marzio, Gianluca Renzi, Giovanni Solofra, Giuseppe Molaro, Luca Gulino, Marco Ambrosino, Matteo Metullio, Mattia Trabetti, Nello Iervolino, Riccardo D’Agostino, Roberta Merolli, Tommaso Foglia, Davide Guidara, Luca Abbruzzino, Davide Caranchini, Antonio Zaccardi..
Movimento Cucinanuova e i cuochi giovani
La seconda ondata di Covid ha sospeso, ma siamo sicuri non alterato, il nuovo corso dell’Acquolina, il ristorante del Hotel First. Un progetto giovane, interessante, in linea con i tempi, anzi direi proiettato in avanti. Qui l’integrazione tra sala e cucina ha raggiunto un livello che forse non ha paragoni in Italia. Sono eccellenti ambedue, ma è proprio lo stretto connubio che sorprende. Ogni portata è una puntata di un dialogo dove quasi sempre anche l’ospite è coinvolto, dalla formaggella fresca fatta all’inizio e utilizzata alla fine nel dessert (il maritozzo), al vaso del burro fermentato da spalmare, passando per abbinamenti studiati, mai banali, di vini e drink miscelati. La sala è protagonista indiscussa, ma anche la cucina non va nell’ombra. Questo grazie a Daniele Lippi, giovane, esperto, coraggioso, che osa, ma senza eccessi inutili e propone una cucina contemporanea elegante e varia. La serie iniziale degli stuzzichini è intrigante e leggera, i due antipasti (ricciola e sgombro) si fissano nel palato con decisione (sembrano forse inutili i relativi contorni), anche i secondi mantengono alto il livello della cena. Per trovare i difetti dobbiamo andare all’insalata che sembra più estiva (con la freschezza del caco) che autunnale forse anche per i funghi tagliati troppo finemente, e ai tortelli un pò salati e meno eleganti. Curato anche il finale dolce. In sintesi un ristorante che ogni gourmet non può mancare e che ci sembra stia tracciando un percorso originale e innovativo. Speriamo solo che possa ripartire quanto prima.
All’ Acquaroof si mangiava pesce pure prima, ma sembra più decisa la direzione verso quella che potremmo definire un’osteria di pesce indubbiamente chic vista la posizione privilegiata in alto con il panorama del centro storico. Antipastini sfiziosi, guizzanti e decise le buone seppie sporche, servizio principalmente al tegamino individuale, con i sapori sapidi del pescato di giornata. E che pesce! un’occhiata in cucina ce lo conferma con Daniele Lippi alle prese con un magnifico esemplare da venti chili. Alla guida sempre Andrea La Caita con a fianco Benito Cascone e al roof da segnalare al servizio Emanuele Pica e Francesco Aldieri. A breve riapre l’Acquolina gourmet, ci saranno cambiamenti? vedremo presto.
La Tenuta di Arceno appartiene da anni alla Jackson Family Wines, prorietà di Barbara Banke, che non ha lesinato investimenti e infatti la qualità dei vini è aumentata granzie anche all’ottimo lavoro di esperti del calibro di Pierre Seillan e Lawrence Cronin. Questi ultimi due li ritroviamo al Roof dell’Acqualina per un’interessante degustazione in due tempi (prima al roof e poi in abbinamento dei piatti al lunch). Una serie di ottimi vini rossi, con al vertice l’eccellente Arcanum, un cabernet franc in purezza sul quale giustamente la Tenta punta da quasi venti anni. Tra i piatti di Daniele Lippi un plauso agli ottimi tortelli di faraona.
Altra serata di Acquacircus e altra chicca: Matteo Baronetto, il noto e acclamato chef del Cambio di Torino, con Daniele Lippi in un bel confronto e con la compagnia di ottimi vini. Effervescente l’inizio, l’aperitivo in piedi con cocktails e stuzzichini (da segnalare uova di trota e pistacchi) e poi una bella serie di piatti in un menù sfizioso e vario.
Prima volta di Albergatore Day, l’evento ideato da Federalberghi Roma, al Convention Center La Nuvola, ed è subito un grande successo di operatori e di pubblico. Merito degli organizzatori (con Federalberghi, Leoanrdo Stabile e Key Comunicazione) merito della bella location, merito degli oltre 140 espositori che hanno affollato il bel parterre. Due giorni di convegni e incontri e per noi due giorni intensi di gare e di talk show. Siamo molto orgogliosi del backstqage di gara, veramente bello e spettacolare, dove i forni Moretti (per la pizza) e Rational (per gli chef) hanno avuto modo di mettersi in bella mostra. Backstage dove abbiamo anche realizzato interviste in diretta molto apprezzate e seguite. Ma anche il nostro spazio centrale ha avuto un seguito eccezionale. Numerosissimo il pubblico che ha seguito le premiazioni e le gare, e che è stato coinvolto nel talk show continuo che ha avuto nei due giorni oltre 50 applauditi protagonisti, per cui è impossibile nominarli tutti. Ringraziamo almeno Sara De Bellis e Nerina Di Nunzio che hanno aiutato me e Lorenza nella conduzione. Molto apprezzati anche i nostri espositori per l’alto livello dei prodotti esposti. I vini di Vinea Domini, Azienda Pallavicini, Famiglia Cotarella. L’acqua di Filette in eleganti bottigliette di alluminio, i tartufi di Urbani tartufi e il pecorino sardo di montagna e il guanciale delicato di Cibaria. Protagonista di molte ricette la pasta del Pastificio dei Campi e l’olio dedicato di Olitalia, le farina di Agugiaro&Figna sono state la base degli impasti della pizza, e il pollo di Amadori è stato richiesto in alcune ricette. Nel nostro cuore il grande parmigiano reggiano di Giovanni Minelli, presente con alcune stagionature pazzesche in nome del Consorzio del Parmigiano Reggiano.
Nelle due giornate di gara sono stati selezionati 3 finalisti per la pizza, 3 per gli chef (nomi e ricette li ritroverete nelle immagini che seguono) che rivedremo a Roma per la Finale di Emergente 2020. Importante novità la finale di Emergente Ricevimento, ideata proprio per celebrare questo evento, che ha visto prevalere Simone Valestra sulla comunque bravissima Benedetta De Pascale. Premiazione che si è svolta alla presenza di Antonella De Gregorio e Gianluca De Gaetano di Federalberghi, in rappresentanza del Presidente Giuseppe Roscioli. Ultimo ringraziamento al nostro team, Daniela Giulia Charline e Lucrezia, che ha lavorato intensamente al funzionamento dei tanti contenuti che hanno animato il nostro programma.