Si presentano le Vigne di Roma, un’associazione di ben 15 tra le migliori aziende vinicole del Lazio con il nobile scopo di unire gli sforzi per valorizzare i vini del territorio spesso poco presenti anche nella Capitale. Speriamo che sia la volta buona (non è il primo tentativo del genere), e che la cosa funzioni. Per ora le buone intenzioni ci sono e sembra esserci anche l’impegno concreto e una strategia a supporto. E noi per primi siamo solidali, non solo a parole, ma anche con i fatti: l’invito ad essere presenti al Festival della Gastronomia alle Officine Farneto nella giornata conclusiva di martedì 10 ottobre. E a seguire un giro per Taste, tra assaggi buoni e saluti.
Daniele Usai
Sembra di stare in un altro mondo, eppure è sempre Roma (o quasi). Tra barconi e barche filanti, tra il fiume e il vicinissimo mare, il Tino ci conquista subito come locale alternativo, ma non fasullo e le sue tante proposte: il giardino esterno adatto anche alle famiglie, la scuola di cucina, il bistrò per una colazione o un pranzo veloce, il banco del bere miscelato, la piccola spa per rilassarsi. E non è finita, al piano di sopra un’elegante, senza strafare, sala gourmet con anche una saletta per riunioni di business, o privè per starsene tranquilli. Come dire ce n’è per tutti i gusti e anche per varie possibilità di spesa. Noi saliamo al gourmet e ritroviamo la brava Hiromi, ben 12 anni alla Trota di Rivodutri ed ora scesa in riva al mare. In cucina Daniele Usai si destreggia con sapienza e organizzazione appresa dalle belle esperienze fatte (lo ricordiamo nella brigata stellare di Derflingher all’Eden con Nino Di Costanzo, Antonio Guida, Luca Mazzola, Mimmmo Di Raffaele ed altri). Propone una linea complessa, di piatti studiati ed articolati dove il risultato è quasi sempre più che soddisfacente ma che fa venire spesso il dubbio se tutta questa fatica sia poi pagante. Il piatto migliore è forse il più semplice: gli spaghettoni alla pescatora di vibrante intensità; quello più intrigante è il merluzzo salato ben contrastato dalle rape rosse e bianche. Negli altri l’affollarsi degli ingredienti a volte fa un pò perdere il senso della ricetta, ma nel complesso la squadra lavora ben rodata e coesa, fronteggia alti numeri e probabilmente ha margine di ulteriore crescita.
E così Daniele e Claudio provano a fare un passo in avanti. Lasciano il vecchio Tino, in confronto a questo un “tinello”, piccolo e celato in una viuzza di Ostia, per questo nuovo locale affacciato sul portocanale. Ben altri spazi, scorci e panorami che permetteranno loro a breve di avere perfino una Spa accanto alla sala per chi si volesse ritemprare (oltre al porto a breve distanza è l’aeroporto). Al mattino si fa colazione con la brioche di casa, poi la formula bistrò e quella più impegnativa della sala gourmet al piano di sopra. Qui la sala offre un bell’impatto ed in effetti i tavoli vanno a ruba: sold out quando siamo arrivati (senza prenotare) e quindi ci siamo accontentati di un aperitivo (meglio il gambero della capesanta). Torneremo.
Sono piacevoli le serate di Vinoforum al fresco della pineta, e ieri sera una motivazione in più: presentare i piatti di Giuseppe Costa. Qui a Roma è poco conosciuto, ma è la più recente stella michelin siciliana, e noi lo conosciamo da 7 anni, dalla sua partecipazione (e vittoria) a Emergente Sud. Ci colpì subito la sua faccia pulita e simpatica, l’allegria e la modestia e, accanto a queste doti umane, il suo approccio originale ai grandi sapori della sua isola. E’ stato un piacere presentarlo ai romani.
Ci dispiace innanzi tutto per chi la stella la perde, non sono in tanti, ma ci sono almeno due perdite dolorose: La Tenda Rossa e Agata&Romeo. Numerose le nuove stelle, ma nel rango di una, mentre l’alta classifica langue: nessun nuovo tre stelle e solo due nuovi due stelle. Si fermano l’Alto Adige e il Trentino (anzi arretrano), in avanti il sud: Sicilia e Campania (ormai la regione più stellata) e avanza quest’anno una sorprendente Toscana….effetto Renzi?
L’area gourmet di Cooking for Art ha visto grandi chef stellati, esponenti dei JRE, chef che operavano nella Cucina Creativa e altri alla Cucina Tradizionale, il tutto affiancato da un corner dedicato alla pizza, una zona per la pasticceria e una per il gelato. Un vero e proprio giardino di cristallo dove si potevano gustare prelibatezze e conoscere segreti degli chef. Ecco una breve selezione di foto.
Il locale è sempre stato tra i migliori (se non il migliore) di Ostia anche prima di loro. Certo è che con Daniele e Claudio è diventato più attuale e contemporaneo. Presto con il rinnovo del locale lo sarà ancora di più. A Claudio dobbiamo una carta di vini che si legge come un romanzo, che predilige i piccoli produttori e i monovarietali. Daniele viene dalla grande brigata di Enrico Derflingher, più volte citata, quella “all stars” con Guida, Di Costanzo, e tanti altri che ora sono chef di grido e pluristellati. Rispetto a qualche anno fa l’abbiamo trovato più sicuro e maturo, con una cucina non banale, che pecca solo nel sottolineare troppo i contrasti organolettici, il che ravviva il sapore, ma spesso va a discapito dell’ingrediente principale della ricetta. Un pò semplici, ma molto buoni il tempura e il kebab, meno indovinati il tortello all”nduja e i dolci finali (un reparto che Daniele dovrebbe approfondire meglio, mentre il pane è già su un buon livello).
Tino ad Ostia esiste da tempo. Varie gestioni più o meno fortunate. Una, quella di Massimo Salvatori (ora produttore di birre artigianali, marchio Birradamare) di una certa nototrietà.