Una serata allo Slow Food Village di Viterbo invitati da Carlo Zucchetti e a parlare di cuochi ed altre storie con Stefano Polacchi del Gambero Rosso. Serata paicevole iniziata con un paio di assaggi all’Entoeca Enotria adiacente al luogo dell’evento e finita con i brindisi del gruppo dei piacentini della Val Tidone, guidato da Antonio Montano e dal team Le Proposte (trattoria di Borgonovo) che ringraziamo per il coinvolgimento. Ospite d’eccezione il parmigiano reggiano (fino a 120 mesi di stagionatura) di Giovanni Minnelli.
Danilo Ciavattini
Ce lo ricordiamo da tempo, dal primo Pipero, quello di Albano e poi ad Emergente Chef dove fece un’ottima figura (era il 2009!). Poi l’avevamo perso di vista e ora lo ritroviamo nel centro storico di Viterbo dove per la prima volta si presenta con un suo ristorante. Viterbo è una bellissima città, ha sempre avuto una buona ristorazione media, ma da quando ha chiuso La Torre (da qualche anno trasferitasi a Roma) non ha più avuto un ristorante di riferimento gastronomico. Ci prova Danilo e lo fa con il piede giusto, cioè con molta umiltà, sia per l’ambiente semplicissimo, quasi basico, con delle luci un pò troppo diffuse che speriamo vengano cambiate e sia con un menù di grande correttezza. C’è una linea tradizionale, c’è una linea più estrosa, ma ambedue vengono proposte senza velleità fuori di luogo. In cucina come in sala sono solo in due e quindi giudiziosamente non si esagera nella complicazione delle ricette, non si inseguono chimere estetiche che sarebbe poi difficile mantenere quando i tavoli sono pieni. Si dà la priorità al gusto e dobbiamo dire che Danilo il palato ce l’ha, raramente sbaglia, c’è qua e là qualche condimento di troppo, e a volte frettolosità negli assemblaggi. Ma ripetiamo, sono in due in cucina e ci piacerebbe vedere dove arriverà quando, con il successo che gli auguriamo, si potrà permettere la brigata che merita. Le cose migliori? I due antipasti, passando dal sensazionale tortino di cipolla di invadente potenza e sfumatura dolce, ad una leggera acquacotta con la sua chiusura di erbe amare a pulire il palato. Una bella sequenza davvero!
Tradizionale cena delle 3 forchette con alcune novità. La prima riguarda la location, la grande sala dello Sheraton che cerca (e non ci riesce) di farci dimenticare la sede storica della Città del Gusto. La formula è innovativa, non più la cena placèe, ma i piatti ce li andiamo a prendere direttamente dagli chef che cucinano lungo il perimetro della grande sala. Una formula che velocizza il ritmo della cena, permette di scambiare qualche chiacchera con gli amici capitati ad altri tavoli, i piatti vengono raccontati dagli chef in prima persona e vengono anche facilmente digeriti grazie ai chilometri che si fanno. Due annotazioni, l’enorme palco è rimasto a lungo tristemente vuoto, e non capiamo perchè, gli assaggi erano tutti di buona o ottima fattura, ma il kiwi di Pier Giorgio Parini (siamo stati fortunati, abbiamo inziato da lui) ci ha aperto i polmoni con le sue note balsamiche e rinfrescanti che ci hanno accompagnato in dolce ricordo fine alla fine, bravo Pier Giorgio.
Grande clamore pubblicitario e ovviamente grande folla per questa nuova edizione di Taste of Rome che ha sicuramente il merito di avvicinare al grande pubblico gli chef di più prestigio della Capitale. C’è anche una scuola di cucina, l’enoteca per vini anche importanti, mentre alcuni espositori sembrano lì solo per vendere e fare cassetta, motivo encomiabile certo, ma che stride con la sbandierata qualità dei contenuti.
La Villa fa indubbiamente colpo, tra spazi, sale, arredi, oggetti e opere d’arte è un continuo susseguirsi di sorprese in positivo, anche perchè ad ogni sala cambia lo stile e l’arredo. La parte che più ci interessa, il ristorante, è anch’esso suggestivo, affidato alla luce delle candele (e anche dal soffitto, un pò ridondanti), con tavoli eleganti e assai distanziati. Una grande vetrata allunga la prospettiva sul giardino retrostante e lascia prevedere un forte utilizzo nella stagione estiva del dehor. Insomma il salto qualitativo dalla Torre di Viterbo a questa struttura di Anna Fendi è notevole, ma Luigi Picca titolare con Danilo Ciavattini ai fornelli, sembra ormai muoversi con agio tra clienti famosi e i tanti stranieri di turno ai quali offre una cucina romana che ha l’ambizione di dialogare con il mondo. Danilo è ancora molto giovane ma sicuramente bravo ed esperto e si predne anche qualche rischio, ma alla fine il cliente può sentirsi soddisfatto. Lo siamo anche noi, ma in questa bella sede le aspettative devono essere superiori e vorremmo da Danilo un ulteriore salto di qualità. Alcuni piatti, pensiamo al risotto, ci sono parsi frettolosi nella presentazione, altri, pensiamo alla pur famosa patata interrata, non finiti nel senso che manca l’ingrediente di contrasto. In alto poniamo un coraggioso coregone e un filetto di manzo con l’originale quadro di verdure.
Grande festa gastronomica nel parco intorno l’Auditorium di Roma. Non eravamo mai stati a Taste e dobbiamo dire che è spettacolare. Una caldissima giornata romana che sembrava ferragosto ha fatto sì che i pochi posti all’ombra fossero subito esauriti, ma anche al sole, di assaggio in assaggio, è stato comunque interessante incontrare tanta gente del settore.
Ristoranti che propongono cucina napoletana ce ne sono sempre in numero sempre maggiore, non solo in Campania. Questa “La Locanda”, è a Terni, a Colle dell’Oro, dove (con altra gestione) troverete anche delle confortevoli camere. L’azienda Briziarelli ha presentato qui i suoi vini umbri (sagrantino, sangiovese ecc..) con questo abbinamento un pò inusuale per l’Umbria, non quindi con selvaggina o bistecca, quanto invece con genovese (vedi sopra i paccheri) e baccalà.
Prima con Carlo Zucchetti e da qualche anno con Luigi Picca, l’ Enoteca la Torre mantiene alta la sua bandiera. Anche il cambio di chef, da Nodaro Kota (ora al Jumeirah di via Veneto) a Danilo Ciavattini non ha comportato cadute, anzi la stella michelin è stata giustamente confermata e Danilo si dimostra subito a proprio agio.
In sintesi ecco la giornata della domenica che ha visto in azione ben tre squadre, ognuna con tre chef in lotta tra loro per designare il finalista.
Da sinistra a destra: Danilo Ciavattini del ristorante Pipero di Albano, Nicola Fossaceca del Metro di San Salvo, Alessandro Collavoli della Terrazza dell’ Hotel Plaza a Viareggio. E di seguito possiamo vedere i piatti presentati.