Non è una struttura qualsiasi, ma rappresenta un pezzo di storia della Ristorazione romana. Qui negli anni ottanta, soprattutto, veniva una clientela di grande notorietà, per apprezzare il mitico fritto e una cantina tra le migliori della Capitale. La posizione, l’ambiente che offriva varie sale e soluzioni, il servizio scintillante di Mimma completavano l’offerta. Poi il declino con il nuovo millennio ed ultimo il fallimento. Ora risorge con una nuova gestione, un ambiente funzionale e gradevole e speriamo che il locale ritrovi e riacquisti la fama di un tempo. Alla guida l’infaticabile Dario Tornatore, grande lavoratore che profonde energie anche nella consulenza di altre cucine di varia tipologia e che meriterebbe di sicuro qualche rinforzo. Anche la sala soffre il rodaggio, ma siamo alle prime battute e c’è tutto il tempo di aggiustare il tiro e migliorare il ritmo. Ben venga quindi questa riapertura.
Dario Tornatore
Nuovo ed ampio locale in quell’antica zona di Roma che dai Fori risale verso il Viminale, la Suburra, oggi un quartiere molto vivo, sia per la frequentazione dei turisti che dei romani. I locali si moltiplicano e questo nuovo cavalca la tendenza più diffusa: dal primo mattino a sera tardi cambia la proposta secondo le ore. Gli spazi sono gradevoli, in cucina la consulenza di Dario Tornatore è tranquillizzante, le proposte quindi equilibrate. Buoni i prodotti, in genere di DOL e quindi di origine laziale. Curiosità: c’è il forno ma non la pizza, infatti viene utilizzato solo per alcune cotture particolari.
Piove, e anche tanto qui a Roma, e puntuali arrivano le polpette. Un giorno scriveremo un libro sulla superiorità tecnica e gustativa della polpetta rispetto all’hamburger, e questo locale ne è un esempio lampante: 12 tipi di polpetta per accontentare una varietà di sapori, ingredienti, salse di livello grazie a fornitori di rispetto scelti con cura, a cominciare dall’ottimo pane croccante (altro che le scivolose brioscine di tanti hamburger che se la tirano in giro per l’Italia!) Dietro c’è la consulenza di Dario Tornatore, modesto e valente chef della Capitale.
Mille e un nome per questo locale posto accanto al Senato che oggi si chiama Seaside. L’ultimo cambio ha cambiato comunque poco, essendo rimasta la stessa brigata e simile l’impostazione della cucina. Sono giovani sia in sala (Renè Moreschini) che in cucina (Dario Tornatore, solamente 28 anni), e si muovono con disinvoltura in questo locale che si affianca ai tanti che propongono nella Capitale cucina soprattutto di pesce. Ci sono idee buone (pensiamo all’ostrica in carrozza, alla pasta con le cozze, al baccalà con il rosti) e meno buone (il solito tonno più volte riproposto, la troppa panatura nell’ostrica e nei vermicelli, il melone con gli scampi) ed è quindi difficile dare un giudizio, ma la mano ci sembra pulita, l’impostazione moderna senza intingoli superflui e con lodevole ricerca della leggerezza; e pensiamo quindi che vista l’età Dario ha tutto il tempo di fronte a sè per affinare le sue armi.