La presentazione della guida Michelin è sempre una grande festa. Le stelle che cadono purtroppo non fanno notizia, mentre è gran festa per i nuovi arrivi. In larga parte sono giovani e quasi tutti transitati nel nostro premio Emergente Chef, motivo di più per sentirci orgogliosi.
Abbracciamo così tanti giovani che vedono coronare la loro carriera, da Franzese a Cilenti, da Bellingeri a Giubbani, da Biafora a Manduria e altri ancora.
Due doppie stelle, sempre troppo poche secondo noi rispetto alle aspettative di tanti bravi monostellati, ma almeno sono di quelle pesanti e ambedue meritate: Iannotti al Kresios e Giovanni Solofra a suggellare il trionfo della Campania.
Felici loro, ma un pochino anche noi, per i tanti riconoscimenti che i nostri giovani emergentei hanno raccolto.
Davide Oldani
Primo per la somma dei voti delle tre giurie (in particolare primo per la giuria tecnica e secondo per la giuria critica) il panettone di Salvatore De Riso vince il concorso internazionale organizzato dall’Accademia Maestri del Lievito Madre ad HOST. Eravamo nella giuria dei critici e dobbiamo dire che il livello medio è stato molto alto, superiore di grna lunga a quello delle passate edizioni, dove c’erano molti “alti e bassi”. Quest’anno si è arrivati alla finale dopo aver superato alcune selezioni e questo appunto ha giovato alla qualità della gara. Complimenti all’Accademia e a Micaela Scapin per l’organizzazione, complimenti a Salvatore De Riso che vede premiata la sua lunga e spettacolare crescita professionale. In giuria anche due persone a me care: Davide Oldani, chef sempre attneto alle tante facce del mondo della ristorazione che non esita a metterci la faccia, e Paco Torreblanca, un signore in tutti i sensi in questo settore. Il giorno prima abbiamo presnetato due dibattiti, il primo sulle nuove farine dedicate ai lievitati prodotte da Agugiaro&Figna, il secondo su “Diversamente Panettone” con interessanti interventi di alcuni esperti. E poi tanti gli assaggi e gli incontri ad Host. Uno per tutti: gli ottimi friarielli prodotti da Andrea Tortora.
Tante le nuove stelle, tutte condivisibili, meno condivisibile è che ne mancano sempre tante altre all’appello, soprattutto tra le due stelle. Tutti ci aspettavamo poche novità al vertice, Zero 3 stelle soprattutto, ed infatti zero sono state. Speravamo nelle due stelle, un’area largamente sottostimata dalla Michelin italiana. Purtroppo ce ne sono solo 3 (al netto due visto che un due stelle è stato declassato). Però almeno sono di spessore, Davide Oldani che nemmeno ricordavo ne avesse solo una, dandone scontate le due, e a buon contorno due ex Emergente Chef di lusso: Matteo Metullio (che le ha riconquistate, quindi doppio merito) e Rocco De Santis, la vera sorpresa di questa edizione. Ma complimenti anche agli altri e ai vari nostri ex Emergente, come Luigi Salomone con il suo bellissimo nuovo ristorante e Juan Quintero, al quale non era stata data lo scorso anno, ma puntualmente questa volta non ha fallito.
Riccardo Merli parteciperà alla Selezione Nord di Emergente Chef 2020, che si terrà il 30 Novembre e 1 Dicembre al Mind Milano Innovation District, EX expo di Milano.
Riccardo Merli, 29 anni, cresciuto nelle campagne del tortonese fin da bambino ha imparato ad apprezzare la freschezza e l’autenticità del cibo. In particolare della frutta e della verdura, essendo il padre proprietario di un’azienda agricola. Questo lo ha portato sempre più a incuriosirsi sul trattamento degli ortaggi in cucina, ed è così che scattò la scintilla. Presto si ritrova ad aiutare la mamma e le nonne in cucina, con la preparazione della pasta fresca: agnolotti se si giocava in Piemonte o pasta con il ferretto se si era in trasferta dalla nonna materna. Ricordo pentoloni di salsa di pomodoo fatta in cortile in piena estate o la polenta con funghi durante l’inverno. E’ grazie alla famiglia se Riccardo ha iniziato ad avvicinarsi a questo mondo, facendola diventare una vera e propria passione. Passione che con all’età di 14 anni lo ha portato ad iscriversi alla scuola all’istituto L. Cossa di Pavia, trovando un professore di cucina che con la sua bravura ed esperienza è riuscito a guidarlo affinché coltivasse questa passione.
Nel ottobre 2010 trova il suo primo e vero posto di lavoro in quella che ora reputa la sua seconda casa: il ristorante D’O di Davide Oldani. In 4 anni gira tutte le partite partendo dalla pasticceria arrivando fino alla stufa gestendo primi e secondi piatti. In accordo con lo chef decide di voler fare un’esperienza all’estero e così approda a Montecarlo al ristorante Luis XV Alain Ducasse per quasi 2 anni. Rientra a Cornaredo per la nuova apertura del ristorante D’O ,dove tutt’ora lavora come responsabile dei primi piatti e altre responsabilità.
Arrivato a questo punto crede di aver maturato abbastanza esperienze per poter prendere parte al concorso emergente nord, per mettersi alla prova e farsi conoscere nel mondo della grande cucina.
Il panettone più buono del mondo lo fanno ad Ischia e quello più buono per la critica lo fanno a Pompei. Il curioso verdetto fa sensazione, anche perché a convalidarlo sono due giurie, una di grandi pasticcieri e chef, perlopiù lombardi o dei dintorni, la seconda di critici esperti (e noi che eravamo lì ad assaggiare abbiamo potuto vedere che i pareri alla fine sono stati molto simile). C’erano anche alcuni panettoni venuti da lontano, perfino dal Giappone per dare a questo evento un orizzonte internazionale. L’evento ha l’ambizione di mettere un po’ di ordine tra le tante iniziative (a volte un po’ estemporanee) che affollano il settore. Ci sembra che ci siano i presupposti, qualcosa bisognerà migliorare nell’organizzazione, ma la voglia di fare bene c’è e già si vede.
La BIT, un tempo una delle manifestazioni più importanti del mondo fieristico, ha conosciuto profonda crisi con l’avvento del web che ha messo direttamente in contatto proposte e viaggiatori. Ma negli ultimi anni ha trovato una propria identità come punto d’incontro e confronto e molto deve al turismo gastronomico diventato ormai tema dominante. Abbiamo seguito alcuni convegni, proposti con un fitto programma ben articolato. Da apprezzare la presenza di numerosi buyers che sono quelli che poi alla fine fanno la differenza.
L’esperienza è bella da provare e ricordare, nel senso che pur avendo assaggiato quasi tutto il menù, ci alziamo freschi e leggeri. Il nuovo D’O dà vita anche al borgo, con la piazza della Chiesa diventata accogliente e pedonale. Dentro è il mondo di Davide Oldani, che non è solo cucina, ma anche stile ed eleganza. Lui definisce la sua cucina pop, per noi aldilà dei termini è comunque grande cucina, quella che vorremmo sempre trovare sulla nostra strada: intelligente, varia, leggera, elegante, stimolante. Alle sue spalle c’è tanto background da Marchesi a Ducasse, tanto per citare due Maestri, c’è tanto studio e ricerca, che poi riaffora lungo il lungo percorso che abbiamo provato. La finezza e l’eleganza la ritrovi nella precisione che accompagna ogni ricetta dove il grammo è pesato, il rigore nella cura dei dettagli, la creatività nelle tante idee che arricchiscono il menù. Insomma uno chef contemporaneo, dotato di basi tecniche considerevoli, animato da indubbia creatività. A guardare il pelo nell’uovo, il foiegras, il branzino e il manzo risultano nella ricetta un pò sovrastati dal contesto, ma sono veramente piccole sfumature. Più in generale ci piacerebbe un pò meno internazionalità e un pò più di italianità, in 21 assaggi c’è il riso, ma manca una pasta fresca o secca (ma in carta qualcosa è presente, anche se la carta stessa divisa per generi non è magari immediatamente percepita), ma anche queste sono scelte personali da rispettare che possono anche variare lungo la vita professionale di ogni cuoco. Ultimo plauso, ben noto, ai prezzi, tra i più convenienti, per quanto proposto, di tutta la nazione. Che dire? bravo Davide Oldani, abbiamo fatto davvero un bel pranzo! E un plauso alle due brigate di sala e di cucina dove citiamo rispettivamente: Davide Novati e Manuele Pirovano direttore e sommelier, Alessandro Procopio il fedele souschef coadiuvato da Wladimiro Nava.
E’ sempre una festa la serata delle tre forchette del Gambero Rosso, e quest’anno la vera festa l’ha fatta Niko Romito, salito da solo al vertice della guida con un punteggio di 96. Un bel traguardo per uno chef che fino a due tre anni fa era ancora considerato (non da noi, ma da molti) uno chef emergente. Il Gambero Rosso rompe così un equilibrio che sembrava stabile: quello di Massimo Bottura al vertice secondo tutte le guide. L’unanimità non c’è più e si apre il dibattito. La sfida del futuro sarà tra loro due? Difficile dirlo, secondo noi sono più complementari che antagonisti con un Massimo che sembra sempre più consolidare il suo primato etico e internazionale mentre Niko sembra percorrere con successo una strada più concreta ed imprenditoriale. Secondo noi all’Italia servono, e molto, entrambe le cose.
Il lunedì è sempre il giorno clou dove i personaggi più importanti della ristorazione entrano nell’arena, per ritrovarsi e farsi anche vedere. e’ il giorno dei grandi chef, è il momento di Bottura che chiude la mattinata del convegno con il suo messaggio: Il cibo è arte. Una breve sintesi che parte dal Rinascimento (il Polittico di Piero della Francesca) per arrivare ai giorni nostri e lanciare un messaggio: il nuovo Rinascimento italiano è in atto e si deve alla cucina italiana. Un messaggio forte, ottimista, che va oltre l’orizzonte dell’Osteria Francescana per farsi carico del fardello di tutti coloro che vogliono il meglio e operano al meglio. Un bel messaggio davvero, completato dal secondo round dedicato alla sala. Insomma tante buone parole, molti propositi, e tanto orgoglio: l’Italia della ristorazione ha mostrato i muscoli.
E brava Carla Icardi (e i suoi collaboratori) ad aver raccolto tante star del mondo del dolce. Da tutto il mondo a Milano, nel funzionale e piacevolissimo Magna Pars Hotel (&Convegni), due giornate piene di eventi e incontri. Queste alcune immagini di ieri, oggi continua.