Davide Palluda, chef evergreen: simpatico e scanzonato come quando venti anni fa ha iniziato e l’abbiamo conosciuto, ma anche serio e continuo come un professionista deve essere. Una continuità appunto che ha pochi rivali, una popolarità che l’accompagna proprio grazie a questa combinazione di carattere socievole e spontanea predisposizione per una cucina che incontra il gusto della gente. Non si è mai seriamente allontanato da casa (salvo qualche esperienza ligure): qui è nato, dove ha il ristorante ci ha fatto l’asilo, poi la scuola è diventata l’Enoteca del Roero e lui da quel giorno ne gestisce la ristorazione. Ci sembra ieri che ha aperto, eppure sono passati 20 anni, (15 di stella michelin) e ci fa subito rientrare in sintonia dopo qualche tempo che mancavamo, con un inizio gradevolissimo di sapori, con i suoi piatti centrati nel gusto. Insomma forse rischia poco, ma la goduria è tanta.
Davide Palluda
La seconda giornata di Taggia: dal grande Colagreco alla dolce Chiara.
D’ora in avanti guarderemo alle patate con maggior rispetto. L’arcobaleno di patate con il quale Mauro Colagreco ha iniziato la seconda giornata dimostra come anche con i tuberi si possa fare un grande piatto. Il numero 28 al mondo, secondo i 50 Best, ha ripagato le aspettative suscitando un vero entusiasmo tra il pubblico. E anche gli altri chef hanno dimostrato come quest’angolo d’Italia, tra Liguria e il vicino basso Piemonte, ospiti una grande ristorazione. In nome dell’oliva taggiasca sono sfilati dopo Colagreco: Marc Lanteri, Paolo Masieri, Andrea Ribaldone (bravissimo con il suo baccalà), Davide Palluda (un limone da ricordare a lungo), e la dolcissima Chiara Patracchini, semplice, elegante, padrona della scena, applauditissima.
Mauro Colagreco, 28° nella classifica dei World’s 50 Best Restaurants 2013, darà ulteriore lustro a questa manifestazione che avrà un ricco contorno di chef, come potete vedere dal programma:
L’antica dimora estiva di Vittorio Alfieri domina la valle del Tanaro e l’orizzonte si riempe con le vigne famose del barbaresco. La dimora non è da meno, maestosa, aristocratica, sarà presto sede museale, ma intanto ospita un nuovo ristorante: Stefano Paganini, dal nome del suo chef e patron, già a villa Tiboldi, appena trentenne.
Un Cibus pieno di gente e di aspettative. In giro c’è fiducia, a leggere i giornali un pò meno…ma cerchiamo di essere ottimisti! Ci aiutano in questo i tanti bravi chef che interpretano al meglio le tante buone cose che noi abbiamo.
Sopra la giuria riunita a Bergamo per decidere chi andrà a dinfendere i colori dell’Italia al Bocuse d’or.